Tra poco la sala radio della storica sede del primo radiotaxi di Milano (e forse il secondo d’Italia dopo Roma) si sposta dalla Torre Velasca per andare in altro luogo logisticamente e tecnicamente migliore.
I tassisti milanesi ed anche i loro clienti da sempre chiamano quel radiotaxi la Velasca o la Torre ed è talmente radicata l’abitudine nella popolazione dei vecchi meneghini di chiamare la Velasca quando si ha bisogno di un taxi che anni fa dovetti lottare per convincere la mia povera mamma a chiamare il radiotaxi concorrente per il quale allora lavoravo perché lei aveva stampato nella mente il numero della Torre. I tassisti milanesi chiamano Torre tutti i radiotaxi: “tu di che Torre sei?“.
Il pensiero corre agli Angeli della Velasca per forza di cose: per quaranta sui cinquanta di attività della Torre nei taxi si è sentita la cantilena delle speaker snocciolare ininterrottamente le chiamate dei clienti alle quali i tassisti rispondevano con la saponetta (il microfono in gergo).
I primi tassisti modernizzati avevano le radio a valvole sotto il sedile e rispondevano alla mitica Martinelli, la speaker più tosta di tutte.
Una decina di anni fa la tecnologia ha sostituito la voce con un terminale, comunque il contatto umano con noi tassisti rimane perché quando abbiamo bisogno parliamo direttamente con loro. Gli angeli (a volte però un po’ diavolette) cercano in tutti i modi di risolvere i problemi degli autisti e dei clienti e quasi sempre ci riescono. Quando, è raro, il problema non si risolve rimane un po’ di rabbia, ma è normale. Come dice il proverbio: chi non fa non falla, provateci voi a lavorare su turni di ventiquattr’ore tutti i santi giorni dell’anno! Provateci voi ad avere a che fare con un turbinìo inferocito di clienti sotto la pioggia che cercano il taxi e che magari non parlano una parola di italiano!
Una di loro ha scritto sul loro gruppo:
che nostalgia…ci mancheranno albe e tramonti, gli aerei che decollano e atterrano a Linate, i tetti delle case che ci hanno fatto compagnia x tanti anni…la vista che spazia verso l’infinito (quando non c’è la cappa di smog) e i fuochi d’artificio che esplodono all’altezza delle nostre finestre…NON CI POTRA’ MAI ESSERE NIENTE CHE EGUAGLIERA’ TUTTO QUESTO…SONO FELICE DI AVERE CONDIVISO QUESTO CON VOI!!!!
Che dire: gli angeli sono anche poeti.
Un pensiero va anche a tutte le (e gli) speaker degli altri radiotaxi che svolgono con passione e dedizione il loro lavoro.
Anonimo Meneghino.
bellissimo “gli angeli della velasca”…..commovente!!!!!Il ricordo della Giovanna….mamma com’ero piccola all’epoca!!Son senza parole…grazie.
una bella storia……mi ricorda quando ero piccolo e mio padre tassista torinese, mentre mi accompagnava a scuola aspettava che la PYE a valvole si scaldasse e sentivo lanciare le corse confermate da sigle per me misteriose, 20 anni dopo “diventavo” Londra 32……..
era il primo dicembre del 1997, la prima volta che sedevo alla mia postazione in torre, indossavo la cuffia e rispondevo alle prime chiamate…sono bastati pochi istanti per amare la vista dalle finestre, l’ambiente giovane che mi circondava e la sensazione di sentirsi costantemente a casa, in famiglia…fiera di essere stata per anni una delle voci della notte e soprattutto di aver fatto parte degli “ANGELI DELLA VELASCA”