Chi lavora regolarmente 10 o 11 ore al giorno, tende a non fare attività fisica e ad essere soggetto ad ansia, quindi ha una probabilità di avere un attacco di cuore, maggiore di quasi due terzi rispetto agli altri. Lo ha scoperto uno studio pubblicato dall’ European Heart Journal su 6000 impiegati britannici. Una volta eliminati altri fattori come il fumo, secondo i ricercatori il solo orario di lavoro troppo prolungato ha determinato un aumento delle probabilità di infarto o angina del 60%, corrispondente a 369 casi, in maggioranza legati proprio al lavoro. Una notizia che fa immediatamente mettere le mani in tasca e …toccare ferro! Un turno di un tassista è appunto di 10 ore nominali, prolungate ulteriormente nel caso in cui una corsa debba essere portata a termine, oltre l’orario di termine del turno. Inoltre l’adozione del turno libero (quando previsto) incrementa ulteriormente il numero di ore di servizio. Siamo soggetti ad ansia e a stress e non facciamo movimento? Sicuramente si, soprattutto per pigrizia, stanchezza e desiderio di ricongiungersi con la famiglia. Per fortuna non siamo in tanti a fumare, ma purtroppo sono tantissimi i veicoli che "fumano" intorno a noi.
A proposito di tali rischi , ricordo che nel luglio 2006, proprio nel periodo in cui l’onorevole Bersani ci propinava un suppostone senza anestesia, ebbi occasione di conoscere un collega che era sotto monitoraggio con Holter (elettrocardiogramma dinamico). Era stato una vittima dello stress. Mi raccontò dei suoi problemi e della sua salute non ancora normalizzata. Il suo racconto fu agghiacciante. Mesi addietro era stato colpito da infarto mentre trasportava un cliente in stazione Centrale. Resosi conto del suo malessere sempre più incipiente e di un dolore al petto che non lasciava presagire nulla di buono, nonostante fosse quasi arrivato a destinazione, decise di fermarsi a bordo marciapiede e quindi dire affannosamente al cliente che non si sentiva bene e non era più in grado di proseguire. Una frase lo colpì più di un colpo apoplettico: “ma come faccio, io perdo il treno!” Il collega, forse più attonito che dolorante, non ebbe la forza di dire nulla . Il suo cliente dopo pochi attimi di esitazione scese alla chetichella, si diresse verso la stazione e lo lasciò solo come un cane.
Vista la totale assenza di aiuto da parte del suo impavido passeggero, il collega ebbe la forza di suonare ripetutamente il clacson e attirare l’attenzione di altri tassisti che – in virtù della vicinanza della stazione – si trovavano a transitare.
Se è vero che il lavoro, in certe condizioni uccide, l’indifferenza e la cattiveria della gente possono fare molto peggio, lasciano segni indelebili e induriscono il carattere.
Un commento
I commenti sono chiusi.
Il nostro lavoro è un’ottimo esempio di “laboratorio umano”siamo tutti i giorni a contatto con tante persone,alcune delle quali riversano sul primo malcapitato (il tassista) le proprie frustrazioni ma devo dire che per tanti individui sconfitti dalla vita ne incontro altrettanti aperti e ben disposti che mi fanno sperare che in fondo la gente e di conseguenza la società in cui viviamo non è così “brutta”.Il nostro mestiere tende ad abbruttirci perchè ci sono colleghi che assorbono la negatività e la riversano a loro volta sugli altri.Il consiglio che io do è di cercare di essere sempre sereni ed educati,è la migliore risposta a chi ci vorrebbe vedere ridotti come quei poveri falliti che a volte carichiamo.