Paga e taci, tassista.

Da "La Repubblica Genova" – S.Origone – 15/5/2010:
Il Fisco stanga i tassisti genovesi  – "Dichiarano troppo poco"
Per l’Agenzia delle Entrate in 350 dichiarano troppo poco. Multe fino a 12mila euro. La difesa: "Come possono pensare che in dodici ore possiamo fare più di venti corse?"  Quelli finiti nel mirino del fisco sono 350. Sono considerati evasori e dovranno pagare dai 9 ai 12 mila euro di maggiori imposte accertate e sanzioni per non aver dichiarato un reddito "congruo e coerente" secondo i tanto contestati studi di settore.
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Leggete quanto segue solo se non avete preconcetti di fronte alle due realtà lavorative che fanno andare avanti il Paese: 
LAVORATORI DIPENDENTI E LAVORATORI AUTONOMI
Vittime i primi e profittatori i secondi. Non certo secondo un giudizio personale degno del peggior masochista, bensì secondo canoni  costruiti ad arte e nel tempo,  proprio da numerose sigle sindacali, a partire dallo statuto dei lavoratori fino ad oggi. Il tempo, l’ignoranza e la superficialità in ambito sociale hanno poi perfezionato questo perverso stereotipo.

Se seguirete il mio suggerimento, esclusi i tassisti, saranno in pochi a continuare  la lettura di questo articolo.  Magari saranno proprio coloro che hanno lavorato anni e anni come dipendenti ed una volta arrivati ad una chiave di svolta della propria vita lavorativa ed avendo avuta l’opportunità (o l’obbligo) di entrare nel ruolo di lavoratore autonomo, sono riusciti a vedere l’altra faccia della busta paga. Quella dell’importo lordo, che si assottiglia spesa dopo spesa fino ad arrivare al netto.

Nulla di nuovo di fronte alle notizie provenienti da Genova.  A Milano circa un migliaio  di tassisti sono stati contattati lo scorso anno per rendere conto di redditi relativi al 2004. Per legge non possono esistere accertamenti retroattivi oltre i 5 anni.  Il punto di partenza per far scattare l’accertamento sono stati i redditi netti per i quali è stato messo in dubbio il soddisfacimento dei necessari bisogni economici; chissà perché per redditi da pensione sicuramente inferiori, i nostri anziani, con i loro acciacchi, le loro medicine e le loro spese fisse, riescono a vivere bene secondo i parametri fiscali italiani.  Forse perché aiutati da figli o parenti dico io, o perché vanno a recuperare frutta e verdura fra le immondizie, quando i mercati chiudono e lasciano a terra  un sacco di ben di Dio, dico io. Questi però sono casi diversi…dicono loro! Ecco che di fronte a questo punto di partenza, anche chi è sempre stato congruo e coerente, si ritrova (non si capisce bene perché) a porre mano al portafoglio,  perché scavalcando a piè pari  gli studi di settore per i quali esisteva congruità e coerenza,  le agenzie delle entrate hanno deciso di attuare un sistema di controllo sui percorsi chilometrici e il consumo di carburante. Con un meccanismo discutibile:

A Milano, su un totale di oltre 4800 tassisti, ogni singola Agenzia delle Entrate (lo scorso anno Via Bistolfi, quello precedente via Abetone) valutava un campione fisso di 10  tassisti (Un campione irrilevante per estrapolare dati statistici) sommando i chilometri percorsi da ciascuno. Nel caso di via Bistolfi, partendo dal primo collega  che percorreva in un anno 24.300 Km fino al decimo che ne percorreva  50.600, si faceva la media matematica dividendo per 10 ed ecco che i presunti km percorsi avrebbero dovuto essere 40.537.  Se quelli effettivi risultavano di meno, sulla differenza si sarebbe ricostruita la situazione contabile rideterminata e aggiornata con sanzioni, more INPS, INAIL, IRAP e quant’altro.
Il fatto di concorrere nella media matematica con un soggetto che percorre più di 50000 km all’ anno, è controproducente, ai fini di una rivalutazione,   soprattutto per chi abita in città, non fa tanti km a vuoto e per scelta non utilizza praticamente mai il taxi  per uso privato. Il riuscire a dimostrare l’effettivo chilometraggio percorso grazie a fatture di manutenzione provenienti da autofficine ufficiali  o da perizia di vendita del veicolo con il rilievo chilometrico sull ‘atto notarile, costituiva la via più sicura e inconfutabile, per ottenere uno sconto sull’accertamento, ma come dicono loro, “nessuno esce di qui senza mettere mano al portafoglio”.
In realtà le mani al nostro portafoglio ce le mettono loro, e con grande destrezza.

Aspetto la vostra domanda più che legittima, che immagino sia questa:
Se si è così sicuri di aver aver  ragione, perché non fare ricorso?
Qui viene il bello! Leggete attentamente… 

Se la somma dovuta è superiore a 2582.28 euro, il ricorso deve essere presentato nominando e facendosi assistere da un avvocato tributarista che dovrà essere ripagato dei suoi onorari per tutti gli atti processuali che dovrà sottoscrivere, fino al terzo e ultimo grado di giudizio (ciò significa che passano anni). Ciò non esclude il debitore dal dover comunque assolvere all’estinzione del tributo entro  i tempi stabiliti. Infatti,  trascorsi 60 giorni dalla notifica della cartella di pagamento  l’agenzia concessionaria, sulla base di una autonoma valutazione e senza necessità di ulteriori avvisi, pone in essere le azioni ritenute più opportune per assicurare ovvero conseguire il recupero del credito. Quindi, o si paga secondo le modalità previste, oppure per tutta la durata della  controversia entreranno in vigore il fermo dei beni mobili registrati, ipoteca sui beni immobili e in casi estremi, il fermo dei conti bancari.  In caso di perdita del ricorso, si potrà scegliere di non pagare e quindi scatterà l’espropriazione forzata dei beni, oppure si pagherà la somma gravata di sanzione pecuniaria pari a 8 volte il valore iniziale (notare che aderendo in forma amichevole e consensuale, la sanzione è invece  solo di 1/8 del valore iniziale). Conti alla mano i costi economici e morali del ricorso, proiettati nel tempo,  sono molto elevati e superano di molto l’importo che si potrebbe arrivare a pattuire in forma “amichevole”. Ma non finisce qui! L’agenzia ti viene incontro:
L’adesione si perfeziona con il versamento delle intere somme dovute o con il pagamento della prima rata e la prestazione di idonea garanzia. In dettaglio il versamento delle somme risultanti dalla definizione può essere effettuato:
in unica soluzione, entro i venti giorni successivi alla redazione dell’atto di adesione; Oppure in otto rate trimestrali di uguale importo, o in un massimo di dodici rate trimestrali se le somme dovute superano 51.645,69 euro, delle quali la prima da versare entro il termine dei venti giorni. Per le rate successive (gravate degli interessi legali) è necessario che il contribuente presti garanzia secondo una delle forme previste dalla legge (titoli di stato o garantiti dallo stato, fidejussione bancaria o polizza assicurativa fidejussoria), attraverso le quali, in caso di mancato versamento delle somme rateizzate nei termini stabiliti, l’Agenzia recupererà le somme dovute.
La fidejussione però costa, e si calcola normalmente in questo modo:
importo garantito × tasso annuo × durata fideiussione + spese di istruttoria pratica
Gli altri parametri considerati nella determinazione del tasso annuo sono:
• Anzianità dell’attività del contraente
• Grado di affidabilità
• Controgaranzie
• Durata
• Importo da garantire
Ogni rata dovrà essere pagata non in forma telematica, ma allo sportello bancario, portando alla scadenza di ogni rata la ricevuta direttamente all’ufficio delle entrate competente, previo appuntamento. Di fronte a regole così vessatorie è giocoforza essere presi da sfiducia e stanchezza, per cui si opta  per la soluzione più veloce. Paghi e  cerchi di chiudere in fretta, poi cerchi di dimenticare… con estrema difficoltà.
Concludo ritornando su quanto accennato all’inizio: se ci fosse ancora qualche dubbio sulla demonizzazione del lavoratore autonomo, sappiate che i tassisti consociati in cooperativa, a differenza degli artigiani, non sono soggetti ad accertamenti fiscali, a condizione ovviamente che nell’anno di osservazione dell’accertamento relativo, risultassero  iscritti ad una cooperativa (ovvero risultassero dipendenti). 

Chi è convinto di avere ragione non può difendersi
perchè gli costa di meno arrendersi. 
I "furbetti del quartierino"
hanno studiato le cose proprio per benino.


[antico proverbio italiano]

2 commenti

  1. Leo mi hai stupito. Tanto di cappello.
    Il fatto, poi, che i Sindacati Liguri si stiano BATTENDO mi fa togliere TANTO DI CAPPELLO ANCHE A LORO!

  2. Complimenti per l”articolo,totalmente esaustivo della realtà delle cose. Ma sapete chi informa l”Ag. Delle Entrate?
    Ma certo,i nostri cari sindacati e per la precisione uno di loro in particolare e sapete bene quale.
    Non ci credete?Provate a informarvi!

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