Email ricevuta in copia per conoscenza, da Luca L. Riteniamo utile pubblicarla affinchè sia da sprone a tutti coloro che non amano solo bofonchiare ai posteggi, oppure scrivere sulle colonnine telefoniche i loro squallidi epigrammi, ma a tutti coloro che desiderano utilizzare la ragione e l’intelletto per far comprendere ai signori della carta stampata, che lo stereotipo del tassista della cinematografia anni ’60, è ormai morto e sepolto. Il tassista di oggi può e deve dialetticamente competere con chi lo osteggia, senza timore di sfigurare.
Faccio presente a Simona Chiesa [1] che il giornalista indaga, non riporta frusti stereotipi. Se sei un bravo cronista t’impegni per dare alle tue parole la massima aderenza alla realtà di cui ti occupi. Maggiore la distanza tra il senso dei tuoi scritti e il reale, maggiore la tua incapacità professionale o, peggio, la tua malafede. Scrivere affermazioni contrarie al vero è esercizio comune a molta stampa, evidentemente incapace di documentarsi e per questo indotta a imboccare la semplice scorciatoia del luogo comune. Gradito al pubblico e ai pochi che, per convenienza, lo impongono come unico sistema di pensiero. Sostenere che a Milano non si trovino taxi è menzognero. L’ennesima evocazione della concorrenza è invece testimonianza di inidoneità a interpretare fenomeni economici e sociali. La buona informazione non si accorda alle convenzioni, le scardina. La buona informazione…
(Luca L.)
[1] Simona Chiesa è l’autrice dell’articolo pubblicato su milanoweb.com dal titolo
"I taxi a Milano non si trovano, però…" email: info@milanoweb.com
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La foto raffigura Indro Montanelli , celeberrima figura del giornalismo italiano
del secolo scorso e la sua inseparabile "Olivetti Lettera 22"