Si fa strada un nuovo concorrente: la bici comunale (bikesharing)

In tempo di vacche magre si fa caso a tutto: chi ha bisogno di spostarsi cerca di risparmiare in tutti i modi, quindi si usa meno la macchina privata (vuoi per i costi del carburante, vuoi per i costi del parcheggio, vuoi per le multe), si usa saltuariamente il mezzo ATM (e qui di motivi ce ne sono una caterva che non vale la pena neanche di enunciarli), i taxi… va beh lasciamo perdere questo tasto dolente, quindi con pochi soldini si ha a disposizione un mezzo comodo e veloce.  Eh sì, cari miei, veloce perchè si infilano tutte ma proprio tutte le vie contromano, si passano i rossi, si attraversa sulle strisce pretendendo una precedenza di cui non si ha diritto e si va nelle corsie preferenziali sfidando la sorte (avrei scritto sfidando la morte, ma mi sembrava di cattivo gusto).
Ecco, qui sta il problema: il popolo delle bike-sharing usa le corsie della 94 e tutte le altre preferenziali come se fosse un suo diritto. Quando lo vedi da lontano e gli dai un colpetto di clackson, ti risponde col ditino all’insù o con le cornine all’insù.                Che Dio ve la mandi buona, perchè la 94 è molto, molto pericolosa
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Partito tra mille scetticismi, il servizio noto come Bikemi – ovvero il sistema di biciclette pubbliche gestito da Atm – ha superato le più rosee previsioni. In poco meno di un anno e mezzo i velocipedi gialli e crema – gli stessi colori della livrea storica dei tram milanesi, riportata alla luce recentemente da Atm – sono ormai entrati nel panorama delle strade cittadine: soprattutto all’interno del centro storico, la frequenza con cui si incontrano le bici di Bikemi è la dimostrazione migliore di un esperimento riuscito.
Fin troppo riuscito, viene però da dire. Sotto l’avanzare della bella stagione, infatti, il complesso sistema logistico-informatico che governa Bikemi è arrivato ormai vicino al collasso. Prelevare e consegnare il mezzo, soprattutto nelle ore di punta, è diventato problematico: e questo, per un sistema che fa della agilità di spostamento la sua bandiera, rischia di essere un guaio grosso. Gli utenti lamentano che al mattino, quando migliaia di pendolari danno l’assalto alle rastrelliere periferiche (in particolare a quelle collocate nei pressi delle stazioni ferroviarie) spesso accade di trovarle sguarnite. E, specularmente, alla sera quando si torna in bici alle rastrelliere si trovano tutti i posti occupati, e per riuscire a riconsegnare il mezzo (evitando così di incorrere nelle sanzioni) bisogna peregrinare da una postazione all’altra.
Cosa è accaduto? Semplicemente, che all’innalzamento della domanda non ha fatto in tempo a corrispondere un innalzamento dell’offerta. Il problema non è aumentare il numero delle biciclette disponibili quanto i posti sulle rastrelliere. Una rastrelliera è un oggetto tecnologico piuttosto avanzato, che deve essere collegato agli impianti sotterranei e tramite loro ai cervelloni informatici che monitorano il traffico delle bici gialle. Così accade che il piano per le nuove cento rastrelliere, quelle che dovrebbero portare il servizio fuori dalla Cerchia dei bastioni e fino alla circonvallazione esterna, viaggi forzatamente a rilento. E le conseguenze si vedono.
Per il resto, il sistema sembra resistere bene all’onda d’urto degli oltre 35mila iscritti. La manutenzione delle biciclette sta affrontando in questo periodo il principale problema lamentato dagli utenti: quello dell’altezza dei sellini, che spesso è difficile da regolare perché i meccanismi di fermo non funzionano bene. Bikemi sta provvedendo a sostituire le leve di blocco con un nuovo modello più lungo che (in base al noto principio fisico) dovrebbe rendere più facile bloccare il sellino all’altezza prescelta. E interventi sono in programma anche sul fronte dei freni, la cui tenuta è stata oggetto anch’essa di qualche critica da parte dell’utenza. Mentre di soluzione più difficile appare il problema del cambio, che spesso non «tiene» la terza marcia. Complessivamente, però, i velocipedi scelti per l’esperimento Bikemi hanno dato buona prova di sè: sono indubbiamente pesanti, ma compensano questo difetto con una robustezza che – per mezzi destinati ad essere un po’ maltrattati dagli utenti – è un requisito fondamentale.
E oggi Bikemi ha premiato il milionesimo prelievo: il signor Andrea F., che mercoledì sera ha prelevato la sua bici alla postazione numero 24 di piazza Aspromonte, ha fatto registrare il record e si è visto regalare da Atm un abbonamento gratis per un anno.

fonte: ilgiornale.it L.Fazzo 24/05/2010

3 commenti

  1. secondo voi se vi viene adosso una bici del bikemi sara coperta da assicurazione?

  2. so per certo di un collega che ha sfiorato 1 bici sulla preferenziale dellla cerchia dei navigli,la persona ha perso l’equilibrio ed è caduta.morale chiamato i vigili il ciclista ha preso 1 multa di 80 euro e il collega ha dovuto risarcire il ciclista tramite la sua assicurazione vedendosi cosi aumentare la propria classe di merito!! robytaxi

  3. E sì, perchè se urti un veicolo superandolo hai sempre torto anche se lui è in divieto di transito.
    Morale: sarebbe nostro diritto (oltre che dovere) accodarci alla bici fino a che non ci siano le condizioni di sicurezza per superarla, cioè quando si toglie dai piedi!

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