Parla l’esperto (del piffero)

«Il problema vero è che quando si parla di taxi non si dovrebbe partire dalla tutela di chi è titolare di una licenza, ma dalle necessità e dai diritti dei consumatori.     E la strada da percorrere è quella di una maggiore liberalizzazione»
A parlare è Marcello Clarich, professore ordinario di diritto amministrativo alla Luiss. La sua tesi è semplice: non servono gli aumenti delle tariffe, serve maggiore liberalizzazione del servizio. I tassisti ritengono che in questo modo il servizio sarebbe peggiore.
«Allora, partiamo da un punto fermo. Sul tema dei taxi è già intervenuta in più occasioni l’autorità garante per la concorrenza. Ed ha auspicato, appunto, una maggiore liberalizzazione del settore. Solo questo può migliorare il servizio».

Cosa significa liberalizzazione?
«Abbiamo due ipotesi. La prima è quella che consente un aumento del numero dei taxi per strada, una liberalizzazione delle licenze. Ma attenzione: se fai questo devi anche garantire più controlli sulla qualità del servizio, sulla qualità delle automobili utilizzate, sull’idoneità di chi guida un taxi. Insomma, si aumenta il numero dei taxi, ma li si controlla di più».

Qual è la seconda ipotesi di liberalizzazione?
«E’ quella che invece punta sul tipo di servizio offerto, sui limiti che esistono. Ad esempio, si può consentire a un taxi di lavorare anche 24 ore su 24, con il titolare che per un certo periodo della giornata fa girare la sua licenza e la sua auto con un altro autista. Anche in questo caso, a provvedimenti di liberalizzazione vanno aggiunti maggiori controlli. Ciò che interessa ai cittadini romani è trovare il taxi, stiamo parlando di una città che ne ha grande necessità visto che è limitato il numero delle linee della metropolitana a disposizione».

C’è anche chi ritiene sbagliato regolamentare la tariffa. Che sarebbe più utile una tariffa differenziata.
«Certo. Se io voglio un’auto di lusso sono disponibile a pagare una certa cifra, ma se una compagnia mi offre un’utilitaria senza aria condizionata magari potrei pagare meno. E’ una strada possibile, ma con un correttivo: va comunque fissato un tetto massimo della tariffa».
 

fonte: ilmessaggero.it 07/06/2010 M.Ev. immagine: il prof. Clarich

7 commenti

  1. Penso che parlare di dignità del lavoro con questi individui
    sia proprio tempo perso…

  2. Da una Università privata (Luiss) sponsorizzata da Confindustria e avente tra i docenti, il sig. Catricalà (garante autority concorrenza) cosa vogliamo pretendere?
    Parlare costa poco. L’offerta supera la domanda.

  3. “Chi sa fa, chi non sa fare dirige, chi non sa ne fare ne dirigere insegna…. magari dal “LUIS ” il bar sotto casa”.
    Ma mi faccia il piacere prof..

  4. Prima ipotesi di liberalizzazione: si vuole ottenere il mitico effetto già visto dove il numero dei taxi è stato liberalizzato: impennata dei prezzi, perché altrimenti o le aziende non stanno in piedi, o non rispettano gli standard di sicurezza (revisioni, gomme lisce, ecc). O non ci ha pensato?

    Seconda: intende dire come a Milano? Ma lo sa che qui da noi è già stato fatto (non si dice 24 ore, ma anche 24 se necessario. 16 è già tanto)? E il compare Catricalà lo sa?

    Terza ipotesi: tariffa differenziata. Certo: e chi controlla? Come si fa a chiamare una macchina con una tariffa? Al posteggio se risponde prima la Jaguar, mica ti manda la Punto… Diventerebbe terribile, perché non bisognerebbe coprire la città con i “taxi” di ciascuna fascia tariffaria. Ci vorrebbe un numero enorme di auto (che poi bisogna mantenere e… Ricadiamo nell’ipotesi uno!) Sveglia, professore! O forse lo sa: si vuole una fascia per “compare” e usare quella qui descritta come scusa per alzare le tariffe dopo che si ha “fatto fuori” tutti i tassisti?
    (segue)

  5. (segue 2/2)

    Infine: se la tariffa è libera è davvero LIBERA, sia verso il basso, che verso l’alto: mi sembra folle dover ricordare io ad un docente che basta un ricorso alla UE… “Mi porti all’areoporto “a qualunque costo” non sarebbe più un modo di dire… Forse è meglio il tassametro, no?

    Una COMPAGNIA??? Quella di Montezemolo, di Benetton o della Coop? “Se una COMPAGNIA”… Ahi, i lapsus dei docenti-consulenti…

    Scusate la lunghezza e ciao.

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