Racconto di Leonardo (prima parte)
Ah, quel posteggio era una autentica meraviglia, patrimonio dell’umanità vorrei dire!
Avrei dovuto chiamare un’ impresa di pulizie per togliermi le ragnatele di dosso, perché da solo mi ci sarebbero voluti gli straordinari!
Quasi tre ore che stavo li, è passato di tutto, uomini, donne, diversi, cani e porci, ci mancava Biancaneve con i Sette Nani… nisba! Nessuno aveva bisogno di un fottutissimo taxi.
Vedi a dare retta ai colleghi? “Se vai a Cologno, fermati al posteggio davanti a via Cinelandia, perché si lavora bene e si va via in fretta”!
Quando poi a dirtelo è il tuo socio Marco, pensi di andare sul sicuro.
Marco, ma và a ciapà i ratt. Già la mattina era stata uno schifo, ma con metà pomeriggio passato a Cinelandia, si passava dallo schifo al ribrezzo che nemmeno te ne accorgevi. Preso dalle mie petulanti giaculatorie, proprio non mi resi conto che dietro il mio sedile stava seduto un signore vestito di bianco, con un cappello leggero bianco, un viso gioviale sopra due baffetti fini e occhietti vivaci come quelli di un bambino che osservano un cono gelato.
“Giovanotto” mi disse sorridendo bonariamente “Che ne dice di partire?”
Ma da dove diavolo è sbucato? Non riuscii a celare la mia meraviglia e il mio sguardo stralunò.
“Ehi! Pare che abbia visto un fantasma…”
“Ehm… no signore, scusi tanto, ero talmente preso dai miei pensieri che… non mi sono accorto che era salito. Mi scusi di nuovo”
“Niente di male giovanotto, nulla di grave, ma… almeno metta in moto e mi chieda magari dove dobbiamo andare!”
Mi sentii per la seconda volta in imbarazzo, imbranato al punto di sentire che stavo arrossendo.
“Uh…ehm… sob… (che figura) dove la porto, signore?”
“Facciamo prima un salto a Plasticopoli”
“Plasticopoli??
“Oh si, la zona industriale di Peschiera Borromeo. Mi fermo dieci minuti in una azienda e poi mi porta a Milano in via Sandro Sandri al nr 1, la mia casa italiana”.
Il mio passeggero, capitato sul sedile posteriore senza nemmeno sapere da dove fosse venuto, era un signore maturo, ma dall’aspetto fresco e giovanile e i suoi occhi vivaci non mostravano assolutamente i segni del tempo. Eppure la sua fisionomia mi ricordava qualcuno… Provo a pensare, a ricomporre il mosaico dei miei pensieri. Vuoi vedere che è l’uomo Del Monte? Si ,ciao e briscola, l’uomo Del Monte ha detto si! Ma va la!!! Noi tassisti vediamo così tanta gente e tante facce, che quando vogliamo ricostruire un volto, se va bene viene fuori un Frankenstein.
“Come mai quest’aria scura, giovanotto, c’è qualcosa che non va?” Esordisce il mio passeggero.
“Eh… quando si perde un sacco di tempo per niente, poi è difficile recuperarlo. Parlo di tutte quelle ore passate in Cinelandia”
“Su, sia positivo, come lo sono i bambini di tutto il mondo. Come fa a pensare che sia stato tempo perso?”
“Sa, purtroppo non sono più un bambino e anche se lei continua a chiamarmi giovanotto, non lo sono più da qualche decina d’anni”.
“Ma non intendevo in senso anagrafico, i suoi capelli lo vedo che sono molto brizzolati, ma nel suo cuore, sono più che certo, lei è di sicuro un bambino”.
Guardai il mio passeggero di traverso, dallo specchietto, poi mi rivolsi a lui girandomi con aria irritata.
(fine prima parte)
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