«Tutti i nostri taxi sono occupati, si prega di richiamare». La risposta automatica del radiotaxi è la colonna sonora che accompagna parigini e turisti nella disperata caccia a una rarità. Inutile precipitarsi in strada o alle stazioni. All’ ennesimo tentativo ci si rassegna. E si maledice di non aver prenotato la sera prima, pagando il «pizzo», l’ obolo legalizzato di cinque euro, con carta di credito, per il servizio nelle prime ore del mattino. Salvo sentirsi dire che «non ci sono più prenotazioni disponibili fra le 6,30 e le 10,31». Una seconda possibilità, più costosa, è l’ abbonamento alle compagnie. Il servizio (salvo scioperi) è garantito, il tassametro lievita come un soufflé. Una terza, sempre più diffusa, è il carissimo mototaxi: abili centauri si presentano con l’ occorrente per trasportare passeggero e bagaglio, persino giacca con airbag incorporato. Costa, ma non si perde l’ aereo. L’ ultima soluzione è l’ arte d’ arrangiarsi: il tassista amico, trasformato in autista di famiglia, talvolta un immigrato che arrotonda. Una telefonata al portatile, l’ amico, incurante di turni e chiamate, arriva con giornali, non è arrabbiato, è persino cordiale. Sembra incredibile che una delle capitali mondiali del turismo e dell’ economia non riesca a risolvere il problema, nonostante impegni del governo ad aumentare le licenze e la realizzazione da parte della municipalità di numerose corsie preferenziali. A Londra, New York, Berlino, basta fare un segnale con la mano. Nelle altre città della Francia, salvo momenti particolari, un taxi si trova. A Parigi è difficile, spesso impossibile nelle ore di punta e talvolta persino la sera. La causa principale è l’ affollamento di taxi in aeroporti e stazioni. Al Charles de Gaulle, capita che ci siano un migliaio di taxi in attesa di clienti, e pochi, di conseguenza, disponibili in città. Nessun tassista vuol fare il viaggio di ritorno a vuoto su una tangenziale intasata e quindi preferisce aspettare. Ma non è servita a migliorare la situazione nemmeno una corsia preferenziale sull’ autostrada. La liberalizzazione delle licenze e il miglioramento del servizio era anche uno degli annunci più propagandati della commissione Attali, il consesso internazionale di saggi che ha elaborato centinaia di proposizioni per modernizzare la Francia. Ai primi accenni di messa in pratica, i tassisti risposero con un blocco corporativo del servizio. Due anni fa, l’ allora ministro degli interni, Michèle Alliot-Marie firmò un’ intesa per l’ aumento delle licenze (1200 in più nel 2008/2009) con l’ obbiettivo di passare dagli attuali 15.000 ai 20.000 entro il 2012. Basterebbe ricordare, per valutare le esigenze, che negli anni Venti i tassisti parigini erano venticinquemila. Soltanto per qualche mese trovare un taxi è stato più semplice. Non per effetto degli accordi, ma per la crisi economica che ha frenato affari, turismo e shopping. Unica vera «riforma» in vigore, il cambio della segnaletica sui nuovi taxi: una lucina rossa che segna occupato e una verde che segna libero, al posto di un’ incomprensibile segnale giallo che insinuava inutili inseguimenti e altrettanti insofferenti dinieghi del conducente. Alla vigilia di scioperi generali, come quello di domani contro la riforma delle pensioni, i taxi saranno ancora meno reperibili, poiché le richieste si intensificano in previsione del blocco dei trasporti pubblici. Domani la Francia, anche per le annunciate manifestazioni, sarà paralizzata e come sempre in ostaggio dal pubblico impiego e dal trasporto pubblico, i soli settori fortemente sindacalizzati. C’ è una speranza di progresso, il risciò a pedali. E’ ecologico, è un aiuto per studenti e disoccupati, forse anche per coloro che attendono una licenza di taxi.
Fonte Corriere della sera – M.Nava – 22/9/2010
Su questo articolo si è basato il comunicato stampa di TAM emesso il 22 settembre 2010 e affisso, in pari data, al posteggio di Linate e altre zone cittadine.
il c.d.s. non si smentisce mai..senza parole..robytaxi
al solito (s)pregevoli i commenti di questa stampa. un capolavoro anche “l’analisi” di Sergio Rizzo, secondo il quale saremmo responsabili anche della mancanza di collegamenti tra il centro e linate. non c’è che dire, il livello della discussione era e resta quello della chiacchiera da bar. con un drammatico particolare: il signor Rizzo è un maitre a penser, un opinion leader e altre simili amenità. in parole povere: scrive stupidate, ma è riuscito a costruirsi un’immagine da grande saggio e tutti gli credono, dicesse pure che la cacca è buona. così per mettere la sua penna a servizio di interessi particolari, nemmeno troppo occulti, non serve nemmeno che rispetti le più elementari regole di ogni discussione civile tra persone intellettualmente oneste. personaggi simili meritano il massimo biasimo. rappresentano la deriva di un’intera società. uomini paradossali. che povero sistema di uguali vogliono produrre.
Nell’articolo si dice: “negli anni Venti i tassisti parigini erano venticinquemila”. Mi piacerebbe sapere dove sono finiti la bellezza di diecimila taxi.
Tassinaros desaparecidos? Mi sa che il caro giornalista Nava ha preso un abbaglio, oppure a Parigi l’evoluzione post industriale ha funzionato come un gambero. Se tanto mi da tanto, facendo le debite proporzioni nel 1920 a Milano ci sarebbero dovuti essere almeno ottomila taxi. Sai cosa ti dico caro M.Nava? Ma va a ciapà i ratt!!!