Il Comune sopprime l’ecobus gratuito della Bicocca con la motivazione che "fa concorrenza ad Atm". Da martedì i mille studenti e insegnanti che ogni giorno prendevano la navetta dalla stazione di Greco all’università dovranno pagare il biglietto Atm. E anziché impiegare pochi minuti per raggiungere le aule rischieranno di dover cambiare due o tre bus per arrivare a destinazione. "La decisione del Comune di Milano di togliere l’autorizzazione al nostro ecobus non ci lascia scelta, dobbiamo chiudere – dice Candeloro Bellantoni, direttore amministrativo dell’ateneo – Ci dispiace che i ragazzi perdano un servizio utile, peraltro pagato interamente da noi".
Gli studenti si preparano alla battaglia perché Palazzo Marino torni sui suoi passi e consenta alla Bicocca di ripristinare il servizio. Ne parleranno in assemblea mercoledì, cercando la forma di protesta più efficace. A battersi per avere il bus-navetta, che fino a ieri collegava tutti gli edifici del campus, erano stati proprio gli studenti. Angelo Calabrese, 28 anni, iscritto a sociologia, spiega: "Per raggiungere il polo di Informatica dalla stazione di Greco, con il pulmino impieghi dieci minuti. Con i mezzi Atm invece devi prendere il tram 7, poi il 31, poi proseguire a piedi o fare un tratto con la 51. Se ti va bene, ci metti 40 minuti". Ma per Atm contano le regole. "E la regola – spiega Bellantoni – è che se un tratto è servito dall’azienda con al massimo due cambi di mezzo, può considerarsi coperto".
Il braccio di ferro fra l’università Bicocca e l’azienda comunale dei trasporti nasce nell’estate del 2009, quando l’ateneo indice la gara per il servizio di bus navetta. Atm presenta immediatamente una diffida, sostenendo violato il suo contratto di servizio. La Bicocca chiede allora un parere al Comune, che in 60 giorni non risponde: vale il silenzio-assenso, l’università va avanti. Ma una volta assegnato il servizio a una ditta di Bari, Palazzo Marino interviene bloccando l’appalto, con la motivazione che il bus navetta consentirebbe di viaggiare gratis a tutti, non solo agli studenti. E quindi farebbe concorrenza sleale. A sua volta l’azienda di Bari fa ricorso al Tar, vince e il servizio riparte. Ora il nuovo stop, con il ritiro dell’autorizzazione.
Fonte: La Repubblica – Milano – F.Vanni – 31/10/2010
se invece e ATM a fare concorrenza ai taxi con le varie navette pagate dai contribuenti va tutto bene.
Alex
bravo alex e i nostri sindacati dove sono???
State buoni ragazzi! Se ATM cominciasse a dire che i taxi gli fanno concorrenza sleale poveri noi, sarebbe la fine.
Sindacati? Ho già sentitio questa parola. Il participio passato del verbo sindacare. Acqua…passata