Si può fare “plin-plin” al bar senza pagare ?

Riconosco che  la cosiddetta "emergenza idrica" possa diventare un problema fastidiosissimo, fino a stare male fisicamente. Chi di noi, in fila al posteggio non ha fatto pensieri del genere:  "sono in coda da tempo in Babila, sono quasi primo, mi scappa, ma tanto da qui si fanno solo corse piccole… resisto,  poi appena mi fermo vado in un bar a fare "plin-plin"; Ecco finalmente il cliente arriva e ti dice: "mi porta a Monza?". AARRGGGHH!!!
La cosa migliore, strada facendo, è fermarsi e dire senza imbarazzo
"abbia la cortesia di attendermi, devo andare un attimo alla toilette,"  Non fatevi scrupoli se il vostro passeggero è dell’altro sesso, se è straniero o ha l’aria di chi va di fretta, senz’altro capirà. Se poi volete essere particolarmente gentili, invitatelo a bere un caffè mentre vi attende e cosa molto importante… scalate dal tassametro qualcosa a fine corsa: nella quasi totalità dei casi vi diranno "non è il caso, lasci pure!" Ma nella fretta di liberarvi dell’ acqua in eccesso, lo prendereste un caffè, un pacchetto di caramelle o di sigarette? O pensate che non sia dovuto?  In Italia le regole sono spesso del tipo fai-da-te, o se esistono non vengono espresse in modo esplicito.

Ecco cosa succede nel Bel Paese:


Aprile 2010, la signora Sosy scrive al Corriere della Sera alla rubrica "dalla parte del cittadino" e fra i vari giudizi su Milano, aggiunge …"E a proposito di Expo, anche i visitatori del 2015 dovranno fare come i milanesi, e cioè andare a bere in vari bar, durante la giornata, per ottenere in cambio le chiavi della toilette? Perché nel resto dei Paesi civili ci sono toilette ovunque che seguono anche l’estetica dell’arredo urbano della città?…"

Risponde Isabella Bossi Fedrigotti"Quanto alle inesistenti toilette pubbliche a Milano, è un mistero che non mi spiego e, condivido, naturalmente, il suo pensiero in proposito, tanto più che a questa rubrica ha scritto, tempo fa, uno studente diciottenne il quale, trovandosi una notte in uno dei classici punti di ritrovo a cielo aperto dei giovani milanesi, è stato denunciato per comportamenti contrari alla pubblica decenza (più di 1.000 euro per estinguere il reato!) perché «beccato» dai poliziotti mentre, in un angolo buio, faceva pipì contro un muro. Nel bar da lui preventivamente «consultato», gli era stato risposto che la toilette era rotta e in un altro che non era concesso usare il bagno senza preventiva consumazione. Ora, se è ovvio che i proprietari di locali abbiano poca voglia di farsi insozzare la toilette da persone di passaggio che non pagano nemmeno un’acqua, non si capisce proprio perché il Comune non provveda.…" (vedi articolo).


Aprile 2010 – Nella bella città di Sanremo la decisione del sindaco fa già discutere: il consiglio comunale approverà, nelle prossime sedute, una norma secondo cui potranno andare alle toilette dei locali pubblici solo i clienti. In pratica i baristi potranno impedire l’accesso ai bagni a chi non consuma. Basta anche solo un caffè, ma senza quello non si potrà fare pipì. A Sanremo i pareri sono divisi tra favorevoli e contrari. "E’ una regola che va contro lo spirito di ospitalità che una città turistica come Sanremo deve avere – dice qualche esercente – per colpa di pochi si colpiscono tutti". (vedi articolo).


Giugno 2010 – a Firenze c’è stato un pronunciamente del TAR della Toscana che ha accolto il ricorso presentato da Confcommercio Firenze e da alcuni operatori del settore contro due provvedimenti che stabilivano l’obbligo per bar, pub e ristoranti fiorentini di mettere a disposizione la toilette a chiunque ne facesse richiesta, e dunque anche a turisti e cittadini che non erano clienti. Il Tar ha detto che l’uso del bagno pubblico non è un servizio fornito gratuitamente. In tal caso a livello economico sarebbe troppo oneroso per i locali, in particolar modo per quelli piccoli che costellano il centro storico. Considerando che Firenze è visitata da 8 milioni di turisti all’anno, se gran parte di loro usufruissero dei bagni dei locali senza consumare, è semplice calcolare l’evidente danno economico per i gestori dei bar. Il Tar inoltre sottolinea che i 2 articoli fino ad ora in vigore erano un modo per scaricare su privati un servizio spettante al Comune. (vedi articolo).


Cosa ne pensa il legislatore:

Il Ministero dello Sviluppo economico si è pronunciato in riferimento ad un quesito con il quale, una amministrazione comunale, chiedeva di conoscere se, in mancanza di una specifica disposizione normativa di carattere regionale, sia sanzionabile il comportamento di un esercente che impone il pagamento per l’uso dei servizi igienici ai "non clienti" dello stabilimento balneare.
Alla risposta del MSE è allegata una nota del Ministero della Salute, investito della questione in passato, in occasione di un esposto riguardante l’uso dei servizi igienici all’interno di un esecizio di somministrazione di alimenti e bevande. Il Ministero della salute, in tale nota, si limita ad affermare che esiste l’obbligo, per i pubblici esercizi, di dotarsi di servizi igienici destinati alla clientela, ai sensi dell’articolo 28 del DPR 327/80.
Come risulta evidente, il predetto Ministero si limita a richiamare la disposizione concernente l’ obbligo di dotazione di servizi igienici. Nulla è detto circa il loro uso da parte di soggeti diversi dalla clientela.
Il Ministero dello Sviluppo economico, sulla base della precedente interpretazione, conclude, dunque, per la non obbligatorietà da parte degli esercenti a consentire l’uso dei servizi igienici ai "non clienti", rimettendo alla sola sensibilità e disponibilità di essi la possibilità che ciò avvenga.
e ancora:
"Vista la normativa vigente sui pubblici esercizi per la somministrazione di alimenti e bevande si ritiene di poter affermare che i servizi igienici posti all’interno dei suddetti esercizi siano ad uso eslusivo dei clienti. Ciò premesso, fermo restando l’obbligo del rispetto dei requisiti e delle caratteristiche igienico sanitarie dei pubblici esercizi per la somministrazione di alimenti e bevande nessun provvedimento sanzionatorio possa essere avviato nei confronti del titolare dell’esercizio che detiene la chiave dei servizi igienici e la consegna a richiesta del cliente, anzichè tenerli costantemente aperti, oppure che non consenta a coloro che non si trovano nella condizione di cliente di usufruire dei servizi stessi. Il rifiuto infatti di mettere a disposizione i servizi igienici a persona che ne richiede l’uso senza consumare all’interno dell’esercizio di somministrazione non costituisce violazione dell’art.187 del reg del t.u.l.p.s. in quanto questo articolo punisce il rifiuto di fornire le prestazioni del proprio servizio, senza giustificato motivo,a persona disposta a pagare il prezzo richiesto. Nel caso in esame le prestazioni di un esercizio pubblico sono le attività di somministrazione e non la fornitura di servizi igienici che devono essere a disposizione della clientela e quindi di coloro che consumano all’interno dell’esercizio e non a disposizione di un’utenza indistinta. " (vedi riferimento)

Detto questo, buona pipì a tutti! 

5 commenti

  1. Ricordo che tredici anni fa quando iniziai la professione… provai a raccogliere delle firme per provare a fare installare un w.c. solo x taxisti nei principali posteggi… Risposte del genere dai colleghi:”MA A TE COSA VIENE IN TASCA!” Facciamocela addosso!!!

  2. Ricordo un collega, tanti anni fà ,che in segno di protesta girava con un pappagallo (quelli da ospedale, leggi urinatoio) appeso sul retro vettura

  3. Mitico Magatti, ci facciamo fare un’offerta da qualche produttore di pappagalli (e anche di pitali per par condicio con le colleghe) e li esponiamo per protesta?
    Con l’aria che tira in qualche associazione, scommetto che otterremmo anche l’appoggio politico!!!

  4. Al Mc Donald di Farini entri in toilet solo se hai lo scontrino che genera ogni volta un codice che devi digitare per aprire la porta.

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