È stata stilata la classifica degli ingorghi, redatto l’elenco delle vie da evitare, la top ten dell’immobilità urbana.
La strada più trafficata è a Palermo, si chiama viale Regione Siciliana, 12 chilometri funestati quotidianamente da un flusso ininterrotto di automobili, bloccata 365 giorni l’anno. Doveva essere un strada di collegamento veloce ma è sprofondata nel traffico. Il Nord però non se la cava meglio. A Milano una strada su tre è costantemente intasata. Peggio di Napoli e Roma. Qui, nella Capitale, la via Salaria, una antica strada consolare utilizzata un tempo per il trasporto del sale, oggi è praticamente bloccata 77 ore alla settimana. Tutti i giorni.
La mappa delle strade impossibili è stata disegnata dall’Osservatorio Tom Tom che ha fatto una ricerca sui flussi del traffico analizzando per un anno i dati della viabilità sulle strade urbane. I risultati per quanto parziali rispecchiano la paralisi delle città, quel circolo vizioso in cui si precipita uscendo da casa, il falso movimento in cui finisce chi deve spostarsi e che fa annaspare l’automobilista come un criceto su una ruota.
Tra le strade più intasate dunque c’è la circonvallazione di Palermo, nonostante le sue due corsie per senso di marcia, l’eliminazione di decine di semafori, viale della Regione Siciliana, frutto del piano regolatore del 1962, è bloccata da ingorghi per ben 84 ore alla settimana, ovvero 12 ore al giorno, compresi il sabato e la domenica. Negli anni 80 venne
varato un piano di riqualificazione per la creazione di una sopraelevata, il traffico è rimasto, ci sono solo i pilastri. La seconda strada che terrorizza gli automobilisti è via Francesco Cigna nel cuore di Torino, un chilometro e mezzo di coda che porta dal centro in direzione del raccordo dell’aeroporto: è intasata 81 ore alla settimana. Esattamente come la terza strada senza uscita di questa insolita classifica, via Vittorio Veneto a Cassano d’Adda, hinterland milanese.
Scendendo dal quarto al sesto posto si resta a Milano con tre strade entrate nella top ten: via Lunigiana, zona circonvallazione nord, via Porpora e la centrale via Pontaccio che nonostante la chiusura delle auto non catalizzate ha una percentuale alta di ingorghi. A Roma due strade si sono meritate il riconoscimento al negativo: via Salaria e via Veneto. Tutte e due molto note nella Capitale, la prima è una delle vie consolari che portavano da Roma all’Adriatico, la seconda è nota per memorie cinematografiche. Ma oggi la Dolce Vita è un ricordo.
Il traffico non inquina solo le grandi città, sono entrati nella classifica viale Giosuè Carducci a Livorno e via Stelvio a Morbegno, in provincia di Sondrio. "Il traffico coinvolge milioni di persone e provoca serie conseguenze sugli automobilisti", dice Luca Tammaccaro, vice presidente di Tom Tom, azienda che produce sistemi di navigazione satellitari. "Cerchiamo di sconfiggerlo anche con la tecnologia, il nostro ultimo servizio HD Traffic rileva in tempo reale i flussi di traffico grazie ad una comunità di utenti, c’è un aggiornamento ogni due minuti che dà informazioni sulla viabilità in un preciso tratto".
La tecnologia però per ora non impedisce alle città di soffocare tra le lamiere, senza progetti radicali sui servizi pubblici, senza piste ciclabili, pagando costi per danni ambientali, mancata produttività, malattie fisiche. Nell’impotenza delle amministrazioni locali, non restano che le classifiche: a Milano quasi un terzo delle strade (il 29,8) sono colpite dal flagello del traffico, a Roma il 27,6, a Napoli il 27,5.
fonte: repubblica.it 15/12/2010