Ho letto i vari commenti del post precedente e ho notato le preoccupazioni e i dilemmi che sorgono quando si parla male di noi, o quando qualcuno di noi esce dalla legalità, fino al punto di sentirsi parte lesa. Se ci guardiamo attorno potremo notare che non siamo un caso isolato, ci sono altre professioni (che sarebbe meglio definire “mestieri”) messe sotto la lente di ingrandimento o sotto il tiro di cecchini scelti. Sviare l’attenzione dell’ opinione pubblica facendo del facile populismo, consente di creare quel tanto di disattenzione che permette a chi è indaffarato con il potere della politica e dell’alta finanza, di condurre i propri affari con maggiore tranquillità. E’ il prezzo che bisogna pagare a chi pretende di informare con imparzialità (presunta), a chi ritiene di governare (forse) bene, alle poche (pochissime) famiglie che sono in possesso della maggiore ricchezza del paese e che rappresentano il cuore politico-economico dell’ Italia, a chi ti osserva fiutando l’affare (sapendo aspettare)… Non è con l’autoghettizzazione che ci sentiremo più al riparo dai morsi dei cani rabbiosi, ma forse se si cominciasse ad esercitare una maggiore autostima, si potrebbe iniziare a ragionare più lucidamente, con maggior spirito di iniziativa, con più determinazione. Quindi, colleghi, l’azione di un disonesto non deve contagiarci al punto da insinuare sensi di colpa, quando in realtà non siamo colpevoli di nulla. Parlarne pubblicamente non può danneggiarci: se psicologicamente siamo a questi livelli, bisogna ammettere che hanno lavorato molto bene ai nostri fianchi… pensiamoci!
Concordo con quanto scritto da Leonardo al 100%.