Clacson impazziti, lunghe colonne di auto sotto la pioggia, la rabbia di chi è prigioniero del traffico congestionato. E poi gli autobus che faticano a raggiungere le corsie preferenziali, e i vigili che si sbracciano senza poter placare il caos. È l’istantanea di piazza Boliver: è il pomeriggio di ieri, ma potrebbe essere oggi o domani o ancora uno qualsiasi dei prossimi giorni. Il caos dovuto all’apertura di un largo buco proprio in mezzo all’asfalto durerà a lungo. Forse addirittura tre mesi. Così lasciano intendere i vigili ai residenti. E Metropolitana Milanese, la società che dovrà coordinare gli interventi, avverte: «Non potremo far nulla fin tanto che continuerà a piovere. Sotto l’asfalto non c’è acqua, ma metri di melma. Neppure i somnozzatori possono intervenire» La voragine nel manto stradale, un metro di diametro, sta mandando il traffico in tilt, con sei ghisa schierati ai semafori per cercare di limitare i disagi nelle ore di punta. Tutto inutile. Mentre percorriamo, ieri pomeriggio, via Foppa, già si sentono i clacson degli automobilisti insofferenti. La rotonda in mezzo alla piazza, costruita nel 2005, non può assolvere al suo compito: è transennata e i veicoli vengono deviati lungo viale Misurata. Oppure procedono fino in piazza Frattini, per poi tornare indietro e raggiungere piazza Napoli..
E’ il caos, in particolare al mattino, fra le 7 e le 9. Per non parlare della fascia oraria dalle 17.30 alle 19, quando non bastano trenta minuti per uscire dall’ingorgo. La gente osserva quelle alte transenne, rivestite di plastica arancio per nascondere il cratere alla vista. Tanto che in molti credono si tratti dell’ennesimo cantiere.
Ma il buco rimane e, quel che è peggio, non può essere riparato. Non ancora. Prima deve cessare la pioggia. Il che avverrà, sempre che i metereologi abbiamo indovinato, questa notte.
Un tubo della fognatura che si è rotto, dunque. E il fiume Olona? Secondo i tecnici non c’entra nulla. Eppure scorre proprio qui, esattamente sotto la rotonda di piazza Bolivar. È tombinato dal 1956. È invisibile. Però c’è. E non si può escludere che abbia avuto un ruolo. Alle persone che passano in auto interessa poco. La pioggia, già di suo, rallenta il traffico. Le transenne fanno il resto. Così la situazione non ci mette molto a degenerare, anche perché i vigili, che hanno l’ingrato compito di sostituirsi ai semafori, non possono fare miracoli. Inquinamento alle stelle, con i tubi di scappamento che rendono l’aria irrespirabile. Del resto, prima di aggirare l’ostacolo, un veicoli resta fermo, a motore acceso, anche venti minuti. Soltanto la linea 90 degli autobus può continuare a percorrere la corsia preferenziale.
Curioso, il mezzo pubblico passa a pochi metri dalla piccola voragine. Ma gli addetti alla sicurezza di questo improvvisato cantiere ritengono che non vi siano rischi di crollo della superficie stradale. Allora perché non far circolare anche le automobili? Una serie di motivi prudenziali lo ha sconsigliato. Impossibile comunque, per i pedoni, avvicinarsi al buco. Il perimetro è stato isolato e protetto. Per guardarci dentro dobbiamo passare dalla corsia preferenziale e scavalcare nel punto in cui le transenne sono più basse.
La voragine sarà pure piccina ma è profonda tre metri e sotto scorre un’acqua putrida. Il livello, complice la pioggia, cresce durante la giornata, complicando quelle che saranno le operazioni dei prossimi giorni. Il traffico, intanto, aumenta. Basta spostarsi lungo viale Misurata per comprendere che la deviazione forzata finisce per intasare altre zone della città. Come piazza Frattini, poco più avanti, che deve sopportare un grande flusso di veicoli, troppo per non paralizzarsi anch’essa.
Osservando i punti nevralgici della zona non sembra sostenibile che la situazione provvisoria possa durare per mesi. Non lo è per gli automobilisti che sono costretti a passare da qui, in particolare quelli che ogni mattina provengono da Lorenteggio e, ancora prima, dalla tangenziale ovest.
fonte: ilgiorno.it 17/02/2011