Ingorghi garantiti in viale Beatrice d’Este e Gian Galeazzo nonostante i cartelli di rimozione
forzata. I residenti: “Non abbiamo mai vista una multa”. E gli ausiliari confermano che è vero
La signora Salvina ne va orgogliosa. «Sono otto anni che posteggio qui e non ho mai preso una multa», dice scendendo dalla sua Cytroen C2. Ha 61 anni e dal 2003 vive in viale Beatrice d’Este assieme alla figlia, con cui condivide «la macchinetta», come la chiama. «Guardi – indica – la lasciamo sempre fra questo cartello e quell’altro, il posto qui si trova». I due segnali che delimitano la zona di parcheggio preferita da Salvina, distanti fra loro 50 metri, sono chiari: divieto di sosta e rimozione, con disegno del carro attrezzi. Ma per i vigili, da sempre, è come se il divieto non esistesse. Così una delle maggiori arterie di traffico cittadine ha di fatto una corsia in meno, visto che è usata come posteggio. E nelle ore di punta si procede a passo d’uomo. Il tratto teoricamente bandito alla sosta delle auto, ma in realtà usato come posteggio perenne, è lungo più di un chilometro. In ogni momento, di giorno e di notte, ospita sempre almeno 230 auto ferme. Comprende tutto il lato dei numeri dispari di viale Beatrice d’Este e di viale Gian Galeazzo, vale a dire l’intera cerchia dei Bastioni in direzione Est – Ovest, dall’incrocio di Porta Vigentina fino a piazza XXIV Maggio. «Per la circolazione nell’intera città quella fila di auto in carreggiata è un danno enorme – dice Guido Viale, economista ambientale – nelle ore di massimo traffico raddoppia i tempi di percorrenza, e il caos delle auto si sposta a cascata anche sulle circonvallazioni più esterne. È un bug di sistema, che incide sulla circolazione a Milano in modo incalcolabile». A dire il vero, qualcuno ha provato a calcolarlo, il danno. Giovanni è un ingegnere in pensione, ha 72 anni, abita in viale Gian Galeazzo e da sempre va in giro in bicicletta. «Secondo i miei conti – dice – ogni milanese perde in media undici ore l’anno, anziani e neonati compresi, a causa del restringimento della cerchia dei Bastioni dovuto alla sosta irregolare». E spiega il suo calcolo (un po’ complicato, per la verità) basato su tempi di attesa al semaforo, numero di auto in transito, svolte a sinistra tentate per saltare il traffico e imbottigliamenti conseguenti. Ma quale che sia il tempo di coda in più causato dalla sosta irregolare, resta una domanda: se la sosta è vietata, con tanto di rimozione forzata, perché allora i vigili non danno le multe? Un ausiliario della sosta racconta che, fino al 2000, al comando dei vigili di Porta Vigentina l’indicazione di non fare verbali su quel lato di strada era stata addirittura messa per iscritto, con ordine di servizio affisso in bacheca. «Sembra ci fossero irregolarità nella disposizione dei cartelli di divieto – racconta l’ausiliario – non era chiaro se riguardassero la carreggiata principale o il controviale. Il problema è stato risolto da anni, eppure nessuno si è più sognato di fare multe in modo sistematico». E chi può ne approfitta. Sul ciglio della strada sono posteggiati suv e station wagon, utilitarie e addirittura qualche camper, come quello spesso fermo all’incrocio con via Bianca di Savoia. Ogni tanto c’è un vigile zelante, o semplicemente nuovo nel quartiere, che mette qualche contravvenzione. E capita anche che gli agenti del comando di zona 5 lascino sotto i tergicristalli foglietti con l’intestazione del Comune e questa scritta: «I veicoli parcheggiati nella suddetta località sono in divieto di sosta, e nei prossimi giorni si provvederà a contestare la relativa sanzione». L’ultima “campagna d’informazione” dei ghisa risale a fine gennaio scorso, ma non risulta che poi i verbali siano stati fatti davvero. «Qui va a caso – spiegano al bar Company, all’incrocio fra viale Beatrice d’Este e corso di Porta Vigentina – ogni tanto fiocca qualche multa, ma è rarissimo. Poi per mesi non se ne fanno». Un tecnico del settore Mobilità del Comune sostiene che l’anomalia potrebbe dipendere dal fatto che Palazzo Marino vorrebbe fare una pista ciclabile lungo il viale, quando non si sa. Ma la spiegazione non regge. Tanto più che Gian Galeazzo, almeno in teoria, è una delle strade in cui viene sperimentato il sistema delle “multe a strascico”, quelle inflitte grazie a una telecamera a bordo delle auto dei vigili. Ma, a differenza di quanto succede con le vetture in doppia fila, lì le auto sono troppo vicine fra loro, quindi l’occhio elettronico non riesce a inquadrare le targhe. «La verità è che i residenti sono abituati a posteggiare lì da sempre nonostante il divieto – dice un ausiliario della sosta – se li vai a multare ti saltano addosso, come succede anche in via Solari. I vigili tollerano l’infrazione perché nessuno protesta».
Non è vero: uno che protesta c’è. Maurizio Sivieri, 45 anni, ogni mattina si incastra con la sua Vespa nel traffico di via Beatrice d’Este per raggiungere l’ufficio. Ha scritto ai vigili e al Comune, ha chiesto spiegazioni (senza ottenerle) sul perché non vengano fatte le multe. «Sono stanco di perdere tempo – dice Maurizio – sono sicuro che se si impedisse di parcheggiare in carreggiata, eliminando così il tappo al traffico, si otterrebbe molto di più nella lotta allo smog che con qualche inutile domenica a piedi».
fonte: milano.repubblica.it Franco Vanni 18/03/2011