Torino: il guestbook nei taxi

Fino al termine delle celebrazioni di Italia 150, la cooperativa “57 30” raccoglierà in un “guestbook” i giudizi dei passeggeri sulla città.
guestbookORE 5 della notte del Tricolore. Un avvocato di Milano scende dal taxi davanti alla stazione di Porta Nuova e lascia scritto sul taccuino: “Finalmente abbiamo festeggiato una data tanto cara al passato, quanto importante per il futuro. Oggi nasce davvero il cittadino italiano”. Patriottico entusiasta. Un’ora prima, a Porta Susa, Alessia prende la penna e lascia il suo ricordo: «Che bello alzarsi con le strade vuote, dopo aver visto tutta la città che si diverte in un giorno di festa». I commenti aumentano con il passare dei giorni, e l’insolito guest book del taxista si riempie. Reduce dalla notte bianca, una ragazza messicana che sta frequentando i corsi Erasmus a Torino, scrive: «Sono felice perché ho visto la gente ballare sotto la pioggia, celebrando una bellissima unità del vostro Paese”».Chiamiamolo diario del passeggero. Può parere strano, ma contagiati dai festeggiamenti, anche i taxisti torinesi hanno abbandonato la solita ritrosia e si sono inventati un omaggio alla loro città: un album che si apre nella notte del 16 marzo e si chiuderà soltanto a novembre 2011, a festeggiamenti conclusi. Parole e pensieri di turisti e autoctoni che in questi giorni salgono trafelati per andare ad una mostra o ad un concerto e prima di scendere si concedono lasciando le loro impressioni sulla città, opinioni sull’accoglienza o sull’efficienza dei servizi.

L’iniziativa parte dalla società di taxi 57.30, che a fine anno presenterà questo insolito guest book al sindaco, anche se è ancora da decidere se sarà Sergio Chiamparino nei suoi panni di cerimoniere dei festeggiamenti o il futuro primo cittadino chiamato a chiuderli: “Mi dispiace soltanto che non ci è venuta questa idea per le Olimpiadi. Sarebbe stato bello avere questi due dossier paralleli per capire anche com’è cambiata questa città negli ultimi anni», racconta Alberto Piacentini. È lui l’inventore dell’album del “passeggero tricolore” e in questi giorni sul suo taxi svetta la bandiera ormai un po’ annerita dallo smog. Un’occasione, dice ancora “per capire come si trovano i turisti, se hanno cose da segnalare o suggerire, se sono soddisfatti di alberghi e mezzi pubblici. Un dossier che potrebbe rivelarsi uno strumento utile anche per il Comune”.

Il taccuino del 57.30 è multietnico. Un ragazzo pakistano scrive nella sua lingua. Poi su richiesta del taxista, prova a tradurre: “Serata bellissima, ma che rabbia la pioggia”. Alle otto del mattino una signora di Ferrara reduce dalla serata al Regio commenta: “Grande sentimento patriottico a teatro. Fuori invece la notte bianca con molti ragazzi che si agitano, cantano e ballano ma non sanno perché festeggiano”. Alle quattro del mattino della notte bianca, prima di salire sul treno a Porta Susa, la milanese Alessia in trasferta per la festa prende la penna e lascia il suo ricordo: “Che bello alzarsi con le strade vuote, dopo aver visto tutta la città che si diverte in un giorno di festa”. Di ieri l’invito antirazzista di un americano diretto alla Fondazione Merz per l’apertura della mostra di Kara Walker: “Embrace the gipsy, abbracciamo gli zingari”. Paola invece è diretta alle mostre delle Ogr . Il suo messaggio è questo: «Finalmente una festa che dovrebbe essere per tutti gli italiani, al di là di ogni ideologia politica». Il taxista Alberto è felice dell’idea e lancia la sua proposta: “Perché non mettere in calendario una notte bianca ogni 17 marzo?”.

fonte: torino.repubblica.it 21/03/2011 Sara Strippoli