Taxi abusivi a Genova

taxi-driverLo stile è quello di Robert De Niro quando interpreta Travis Bickle, lo psicotico tassista di Taxi Driver camicia aperta fin quasi all’ombelico, occhiali da sole sulla testa nonostante l’ora notturna, sguardo fisso, penetrante e sigaretta accesa tenuta tra le labbra, su un lato. È uno dei tassisti abusivi che riempiono la notte di Sampierdarena, a far la spola tra i locali notturni, i bar, le sale giochi e il resto della città, principalmente la Valpolcevera, il ponente genovese, ma anche il centro. Mettendo in collegamento anche i clienti con le stazioni di Brignole e Principe o con l’aeroporto.

Fuori da ogni regola. «Stai dicendo a me? Non sono un tassista». Gli abbiamo appena chiesto un "passaggio" fino a casa, anche a pagamento. Lui sulle prime ci scruta a fondo poi rifiuta. Pochi minuti dopo passa un taxi "regolare", lo fermiamo, chiediamo la tariffa per un viaggio ipotetico poi lo lasciamo andare. È a questo punto che il "taxi driver" abusivo, fermo in via Sampierdarena, torna indietro con una rapida retromarcia e ci si para davanti: «Va bene, vi do un passaggio». E inizia così la corsa abusiva. Inizia con una raccomandazione del conducente, quando l’auto è ancora ferma: «Uno di voi si deve sedere davanti, siamo amici; se qualcuno vede che ci scambiamo dei soldi è soltanto per comprare le sigarette».

Tutto chiaro, si parte. Dice di chiamarsi Marco poi, a fine corsa, cambia e dice Paolo. «Non sono un tassista irregolare – dice riprendendo da solo il discorso – ho però un sacco di amici che lo fanno. Hanno il fiato sul collo però, nessuno capisce che lo fanno per bisogno e che le tariffe sono molto inferiori a un taxi normale». Rapidamente l’auto, una polo grigia vecchio tipo, imbocca via Fillak destinazione Rivarolo. Per non essere del circuito, Marco, sa molte cose. «I tassisti alternativi – racconta ancora – sono tutti in contatto tra loro. Ci sono conducenti sudamericani che si occupano soprattutto del trasporto di connazionali e poi ci sono gli italiani, che prendono tutti.

Esistono anche degli "outsider", gente che lavora per se stessa». Lavorano eccome questi tassisti alternativi, viaggiano senza la patente di categoria, senza offrire la minima assicurazione, in ogni condizione psicofisica. E basta una domanda al conducente che ci ha offerto il "passaggio", basta solo chiedere se fosse stato il solo in giro quando lo abbiamo incontrato, perché lui si chiuda in un silenzio di tomba. La corsa si conclude in questo silenzio, a Rivarolo. «Sono dieci euro – dice – facciamo sette». Poi aggiunge: «Marcatevi questo numero se avete bisogno». Preso il numero scendiamo, Marco rimane lì fermo, ci guarda ancora, continua a farlo finché non entriamo in un portone qualsiasi. A questo punto fa inversione e torna verso Sampierdarena. Perché la notte del tassista abusivo è lunga, hanno più lavoro dei loro colleghi in regola.

Un fenomeno in continua crescita che non sembra nemmeno nascondersi. All’interno di un bar si trovano anche dei piccoli biglietti da visita scritti a penna: "Lello Taxi" e poi il numero di telefono. Davanti ai nostri occhi due abusivi regolano anche i conti per una corsa soffiata. Si fermano con le loro auto nel parcheggio parallelo a Lungomare Canepa: «Era mio quello» grida uno e poi botte da orbi. E sono tre le zone dove si concentrano i "taxi driver": via Sampierdarena, piazza Barabino e via di Francia davanti al terminal traghetti. Si piazzano davanti ai locali in chiusura e aspettano. Tutti conoscono quelle auto, chi le guida. Anche i tassisti fermi in piazza Montano che se le vedono passare davanti quattro, cinque volte ciascuna sempre cariche, («mentre spesso noi stiamo anche tutta la notte fermi») sanno chi sono. «I controlli delle forze dell’ordine – dicono i tassisti – non bastano più, la situazione è fuori controllo».

fonte: .uritaxi.it 27/06/2011