Ho visto una settimana fa all’ ingresso della scorta di Linate, un collega con la macchina danneggiata sul muso. Al momento di accedere al "polmone" un’auto blu che transitava sul carraio adiacente (è un ingresso riservato alle forze dell’ordine e a pochissimi privilegiati) nel fare retromarcia urtava il frontale del taxi in regolare transito. Secondo quanto raccontato dal collega, l’autista dell’ auto blu aveva molta fretta e ha raccolto solo pochi dati essenziali, poi se n’è andato comunicando al collega che sarebbe stato ricontattato; non sappiamo se ciò è avvenuto. Le auto blu, un concentrato di inaccettabili privilegi, non soltanto sono troppe e troppo costose per le casse dello Stato, ma molto spesso non sono neppure identificabili perché dotate di targhe «fantasma». A denunciare l’inghippo è stato il mensile Quattroruote lo scorso anno, partendo da una segnalazione di un lettore il quale, vittima di un piccolo sinistro con un’ auto blu che non si era fermata, aveva annotato il numero di targa. Il tentativo del lettore di risalire mediante il PRA al proprietario del veicolo, ebbe esito negativo, poichè la targa annotata dal lettore (trascritta correttamente) risultava inesistente.
La rivista ha preso di mira una trentina di macchine di servizio che sono state fotografate mentre erano parcheggiate intorno ai palazzi romani della politica: Senato, Camera e Palazzo Chigi. Ha scoperto così che un quarto delle auto esaminate non risultava nemmeno iscritto al Pubblico Registro Automobilistico, (Pra). Se si mantenesse lo stesso rapporto in assoluto, sarebbero quindi circa 45mila le vetture non registrate in tutta Italia.
Che cosa succede dunque se una di queste auto viene coinvolta in un incidente? Senza una targa diventa impossibile identificare legalmente il conducente. In caso di infortunio dunque diventa necessario rivolgersi alla Motorizzazione civile che, per rendere noto il nome del proprietario, impone la richiesta da parte di un avvocato o di uno studio legale. Sulla questione il Ministero delle Infrastrutture ha inoltrato una nota a Quattroruote in cui si afferma che "la Motorizzazione Civile rilascia le informazioni ai soggetti interessati e che ritualmente e in maniera motivata esercitino il diritto di accesso": in sostanza, sostiene che chi desidera conoscere il nome del proprietario di un’auto non registrata al Pra, ma figurante negli archivi della Motorizzazione, può ottenere questa informazione "senza dover far ricorso ad un avvocato a uno studio legale". Quattrouote pur prendendo atto atto della precisazione, ribadiva che le cose non non funzionavano così. Almeno a Milano, dove, a fronte di una precisa richiesta relativa alle auto blu, corredata dagli esiti negativi delle visure effettuate presso il Pra della stessa città, il personale degli uffici della Motorizzazione Civile di via Cilea, ha inizialmente risposto chiedendo se si operava per conto di uno studio legale; a fronte di un diniego, il funzionario replicava gentilmente che, per ottenere le informazioni desiderate, si doveva produrre la "richiesta motivata da parte di uno studio legale o di un avvocato".
La mancata registrazione al Pra, resa possibile in virtù di un Regio decreto del 1927, comporta dunque costi notevoli e inutile dispendio di tempo da parte dei cittadini. E infatti in caso di danni di modesta entità, spesso le vittime dei sinistri finiscono per rinunciare alla richiesta di risarcimento. Secondo il parere dell’ avvocato della Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada, "anche senza presenza di feriti, ma solo di danni materiali bisogna comunque rivolgersi ad un legale, essendo le auto di proprietà dello Stato. La Pubblica Amministrazione deve rispondere entro 60 giorni e se non lo fa, si può fare ricorso al TAR. Se invece ci sono feriti, si potrebbe anche procedere con una querela. Rispetto ad un incidente "normale" l’ausilio dell’avvocato è obbligatorio: esiste un aggravio di burocrazia e di prassi da compiere e comunque si tratta sempre di difficoltà in più da superare".
Non è questo l’unico inghippo denunciato dal mensile Quattroruote. Chi ha la targa dell’automobile che comincia con le lettere «CD» rischia infatti di vedersi recapitare a casa le multe di diplomatici e consoli. La rivista rivela come in Italia circolino vetture del Corpo consolare e del Corpo diplomatico che hanno sequenze alfanumeriche uguali a quelle di normali auto in circolazione. L’unica variante, precisano, è il colore che nelle prime è azzurro. Questa differenza però non è rilevabile dai dispositivi che registrano le irregolarità e dunque le multe vengono recapitate a innocenti automobilisti. Un altro pasticcio, denuncia la rivista, è da attribuire al Poligrafico, incapace di gestire quanto previsto da un decreto ministeriale del ’95, ovvero che le targhe in questione abbiano una combinazione di due lettere, quattro numeri e due lettere per distinguerle da quelle normali. Se non si segue la combinazione giusta le targhe si sovrappongono e le multe arrivano anche a chi non ha commesso infrazioni.