Chiesti 30 anni per l’assassino di Luca

Luca Massari, il tassista milanese picchiato a sangue solo per aver investito un cane e per essere sceso dalla macchina per scusarsi, è stato massacrato di botte da degli «assassini» che hanno messo in mostra tutta la loro «crudeltà» e «ferocia». Per questo uno di loro, Morris Ciavarella (quello che, secondo l’accusa, ha sferrato «gli ultimi due micidiali colpi») merita, per il pm di Milano Tiziana Siciliano, di essere condannato a 30 anni di carcere.

Il pubblico ministero, stamani, ha concluso il suo intervento, davanti al gup di Milano Stefania Donadeo, con una dura richiesta di condanna: pena base l’ergastolo, ridotta a 30 anni per lo sconto del rito abbreviato. Ciavarella, infatti, 31 anni, è stato l’unico dei tre aggressori a scegliere il rito alternativo. Gli altri due componenti di quello che gli investigatori hanno definito un vero e proprio «clan familiare» – la fidanzata di Ciavarella, Stefania Citterio e il fratello di lei, Pietro – hanno scelto, invece, il rito ordinario e il pm nei giorni scorsi ha insistito per il rinvio a giudizio.

Per tutti e tre e per un quarto imputato, accusato di favoreggiamento, a testimonianza di quel clima di omertà che si creò dopo il fatto di sangue, la decisione del gup è prevista per giovedì prossimo. Per il pm Siciliano, Ciavarella deve essere condannato per omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi e con la stessa accusa gli altri due devono andare a processo in Corte d’Assise. Il magistrato, infatti, ha ricostruito davanti al giudice le «tre fasi» del brutale pestaggio, avvenuto il 10 ottobre scorso in via Ghini, in un quartiere ’difficile alla periferia sud di Milano.

Stando alle indagini, Massari, 45 anni, investì inavvertitamente col suo taxi il cane della fidanzata di Pietro Citterio, che era senza guinzaglio. Scese per scusarsi ed la prima a picchiarlo ed insultarlo fu Stefania Citterio, 28 anni. Poi, secondo la ricostruzione del pm, arrivarono prima il fratello Pietro, 26 anni, e in seguito Ciavarella. Tutti e due lo avrebbero picchiato con violenza, mentre la giovane gli gridava in faccia «ti ammazzo». Il tutto accadeva davanti a molti testimoni che non aiutarono i poliziotti nelle indagini e chi parlò si ritrovò la macchina bruciata.

Fu Ciavarella, secondo l’accusa, a colpire con una ginocchiata in pieno volto il tassista e a spingerlo con violenza fino a buttarlo a terra. Sbattè la testa sul marciapiede, entrò in coma e morì un mese dopo, l’11 novembre scorso. «E caddi come corpo morto cade»: è un verso di Dante contenuto nell’Inferno e usato dal pm per spiegare al giudice che quando il tassista venne scaraventato a terra era ormai come un «corpo morto», già provato dalla «furia» del pestaggio.

Da qui la contestazione dell’omicidio volontario, mentre la difesa (l’avvocato Andrea Locatelli) ha chiesto la derubricazione in omicidio preterintenzionale, sostenendo che il giovane non voleva uccidere. Il legale ha chiesto anche la concessione delle attenuanti generiche perché «è reo confesso e ha chiesto scusa», spiegando inoltre che Ciavarella arrivò sul posto per ultimo con l’intenzione di «difendere» la sua ragazza.

fonte: lastampa.it 8/07/2011

Un commento

  1. Ergastolo, corretto in trent’anni per gli sconti di Legge… Il PM sta facendo il suo dovere.
    Ma com’è che non sono contento?
    Com’è che avrei preferito inca**armi come una jena per una pena ridicola per aggressione e lesioni gravi?
    Che mondo triste… L’unica consolazione è che (se va come deve andare) questo tizio ha finito di terrorizzare un quartiere. Ma è piccola.

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