Pochi maledetti e mai i soldi che i politici sacrificano come contributo all’emergenza paese. Perché il governo ha visto crescere in Parlamento “l’effetto avvocati”: se tagliava i soldi agli avvocati-parlamentari davvero, allora un bel gruppo di parlamentari-avvocati avrebbe affossato la manovra. Era un rischio concreto, è stata una minaccia sussurrata con buona percentuale di concretezza. I difensori degli interessi delle corporazioni professionali hanno obbligato il governo a lasciar perdere ogni timida riforma delle professioni. I difensori della “professione” onorevole hanno fatto capire al governo che era meglio lasciar perdere i loro portafogli. Quindi… Ticket della sanità per tutti? Subito! Stipendi più magri per i parlamentari? La prossima volta…. Nella finanziaria lacrime e sangue che dovrà risanare il bilancio dello Stato, nella finanziaria che dovrebbe valere oltre i 70 miliardi di euro tra tagli di spesa e nuove tasse, ci sono appunto tagli per tutto e per tutti, tranne che per i politici. Per loro una sforbiciata, si fa per dire, di appena 8 milioni di euro: equivalente all’uno per mille della manovra.
Le novità sono: voli di Stato riservati solo alle cinque più alte cariche (ma ci possono essere eccezioni), auto blu di cilindrata non superiore ai 1600 cc (ma per le più alte cariche può anche superarla), taglio del 20% agli stanziamenti per Cnel, autorità indipendenti, Consob e organi di autogoverno della magistratura, rimborsi elettorali ai partiti dovuti solo fin quando dura la legislatura (e non più, com’è stato finora, anche quando la legislatura si interrompe).
E se le cosiddette “pensioni d’oro” non solo non saranno più rivalutate ma saranno addirittura decurtate per solidarietà, meno solidali saranno i compensi dei parlamentari. L’adeguamento degli stipendi alla media (ben più bassa) europea (anzi, dei «sei principali Stati dell’area euro», come specifica un emendamento approvato al Senato), così come il taglio del 10% dei rimborsi elettorali ai partiti, scatteranno solo dalla prossima legislatura. Eppure le opposizioni avevano presentato più d’una proposta per mettere mano alla montagna di denaro che va sotto il nome generico di “costi della politica”. Ben 22 erano gli emendamenti presentati in commissione al Senato, di cui parecchi sui costi della politica, ma nonostante l’apertura di Tremonti, sono stati tutti bocciati Tutto bocciato o rimandato alla prossima legislatura quindi. La volontà, se mai davvero c’è stata, di tagliare i costi della politica si è scontrata con quella fetta di umanità che siede in Parlamento e che pensa prima agli affari suoi che agli affari del paese. Non una battaglia di principio, ma una battaglia d’interesse.
Libero adattamento e riduzione da Blitz Quotidiano – A.Camilli – 15/7/2011
Vignetta: meglio usare l’affettatrice, vengono fettine fini fini…