Negozi in città aperti anche di domenica, a Ferragosto o Natale: l’ultima manovra estende la sperimentazione prevista in quella di luglio che era limitata alle località turistiche e alle città d’arte. Via alla liberalizzazione dei servizi pubblici, con le Regioni e gli enti locali chiamati entro un anno ad adeguare i propri statuti alla libera concorrenza. E se le lenzuolate di Bersani avevano incontrato delle resistenze, il decreto prevede una spinta: l’adeguamento di Comuni, Province e Regioni «costituisce elemento di valutazione della virtuosità degli enti» in base al «nuovo patto di stabilità interno». Addio anche – almeno sulla carta – al numero chiuso per tabaccai, edicole, farmacie, taxi e per tutte le attività contingentate in base al bacino di utenza.
Nella manovra di Ferragosto è espresso un principio di liberalizzazioni tout-court: «L’iniziativa e l’attività economica privata sono libere ed è permesso tutto ciò che non è espressamente vietato dalla legge». Una mossa che divide. «La norma serve al governo per avere il titolo “liberalizzazioni” nella manovra perché glielo chiedeva l’Europa. In realtà colpendo tutto non colpisce nessuno, perché il governo non ha interesse a toccare determinati settori», attacca Antonio Lirosi, che è stato il primo «Mister Prezzi» e oggi è responsabile diritti dei consumatori del Pd. Bisogna fare delle distinzioni, ribatte Stefano Saglia, sottosegretario allo Sviluppo: «Solo trasporti, ambiente e servizio idrico» sono direttamente liberalizzati. Anche l’acqua, dopo il referendum? «Per come è stato propagandato il referendum si chiedeva di scegliere: acqua pubblica sì o no. In realtà – risponde Saglia – abrogando l’articolo 23 bis si è creata una vacatio legis . Ma c’è confusione, liberalizzare non vuol dire cedere ai privati». Ecco cosa prevede la manovra:
Licenze, addio alle restrizioni
Entro dicembre vanno «abrogate le restrizioni in materia di accesso ed esercizio delle attività economiche». Dunque le licenze non avranno più vincoli per «area geografica, popolazione e criteri di fabbisogno»: ci potrebbero essere due farmacie o due tabaccherie nella stessa strada e nessuna nelle periferie poco appetibili commercialmente; via i divieti di esercizio di una attività economica al di fuori di una certa area geografica e le imposizioni di distanze minime tra le localizzazioni delle sedi deputate. «Singole attività economiche possono essere escluse» con decreto del presidente del Consiglio. Ma così come è scritta la manovra bis, l’interpretazione è quella di una liberalizzazione omnibus. «Sì, ma questo non significa che sia politicamente percorribile», chiarisce Saglia: ci sono da bilanciare gli interessi delle categorie interessate e la norma si deve armonizzare con le competenze delle Regioni e dei Comuni. Infatti, «la fase successiva sarà un regolamento e il passaggio in Conferenza Stato-Regioni e in quel contesto andranno valutati i settori di intervento».
Gli esercizi commerciali
A meno di un mese dalla manovra di luglio, il governo ci torna su ed estende la libertà di apertura degli esercizi pubblici a tutto il territorio. Sarà così possibile, se i commercianti vorranno, fare acquisti anche la domenica, di sera, di notte e durante le feste comandate. Secondo il ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla, che cita uno studio della Bocconi, «il solo raddoppio delle aperture di domeniche e festivi vale un quarto di punto di Pil». «Il consumo – ribatte la Filcams Cgil – non aumenta aumentando le aperture nel commercio ma incrementando la quota di reddito disponibile al consumo».
Pochi passi sulle professioni
Salva sia gli ordini che gli esami di Stato. Il decreto se la cava con la sola «garanzia» di «libera concorrenza, presenza diffusa su tutto il territorio, pluralità di offerta». Obbliga gli studi a pagare i praticanti «equamente» (come già suggerito dall’Antitrust), che potranno già fare il tirocinio durante gli anni di università; stabilisce la separazione fra gli organi elettivi degli ordini e chi commina le sanzioni disciplinari; e ribadisce, norme chiave dei decreti Bersani, la pubblicità comparativa e l’abolizione delle tariffe minime, che la riforma dell’ordinamento forense doveva abolire. «È un corretto punto di equilibrio tra necessità di modernizzazione del comparto e la non necessità di distruggerlo», sintetizza Claudio Siciliotti, presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, che vede un unico punto critico: «Manca la disciplina delle società professionali: avevamo proposto la società di lavoro professionale in cui gli utili vanno divisi in base al lavoro apportato, non escludendo soci di capitali, purché non siano di maggioranza». Gli avvocati sono gli unici furiosi. Il «sindacato» dei legali Oua si spinge fino a contestare la natura stessa di una norma sulla liberalizzazione delle professioni: «Il legislatore fa confusione tra attività intellettuale e attività economiche».
fonte: corriere.it 20/08/2011
insomma il futuro è molto nero per tutti !
avrei tanto voluto acquistare una licenza e mettermi a fare il tassista, ma con questi presupposti….
E adesso… Sulle b******e!
Quello che scrive il corriere non e’ necessariaprima di mente il vero secondo me.prima di fasciarci la testa aspettiamo a rompercela.le nostre associazionu hanno fissato un incontro al piu presto con il ministero dello sviluppi economico.solo dopo questo incontro sapremmo veramente con certezza come staranno le cose nei nostri confronti.forza ragazzi non lasciamoci prendere dalla paura prima del tempo.robytaxi.
Vere liberalizzazioni = più giustizia sociale = più crescita economica.
Io credo che queste pseudo iniziative liberali “negozi aperti 24 ore su 24” non servano a niente.
Libero accesso alle professioni eliminando l’esame di stato questa si sarebbe una vera rivoluzione liberale.
Il nostro Paese seleziona la propria forza produttiva sulla base delle “conoscenze” e non della “conoscenza”, intesa come capitale intellettuale, in altri termini nel nostro Paese il sistema della raccomandazione è molto forte. Dopo la laurea una rilevante percentuale di laureati per superare la barriera di accesso alla professione, rappresentata dall’esame di stato, cerca l’aiuto di parenti, amici, conoscenti, amanti ed altro. Il merito in tale contesto diventa una parola vuota di contenuto.
Leggo frequentemente sui blog affermazioni di persone che dicono spesso in modo offensivo, “ho superato l’esame per merito. Gli altri se incapaci si dedichino ad altro”. Come se uno potesse dopo aver speso tanti anni in sacrifici economici e di studio decidere di punto in bianco di abbandonare tutto e dedicarsi a qualcosa di completamente diverso.
Le cose, comunque, non vanno così. Come dicevo sopra la nostra non è una società basata sul merito e proprio perché il merito non c’è, risulta essere una società profondamente ingiusta. Quante persone più capaci di altre sono oggi ai margini per via di un sistema malato? Molte, ma proprio molte. A queste persone, inoltre, il sistema preclude di contribuire alla crescita e allo sviluppo del Paese.
La meritocrazia produce ricchezza per se e per gli altri. Ci pensino i percorsi universitari a preparare allo svolgimento delle professioni, e se fossero troppo facili allora si rendano più difficili.
A me non preoccupa l’ingente numero di persone che in una prima fase si potrebbero avere nell’arena competitiva del mercato delle professioni. Le regole del mercato saprebbero gradualmente ristabilire il giusto ordine e chi “sopravvivrebbe” potrebbe non solo elogiarsi del proprio merito ma soprattutto rivendicare con orgoglio il proprio operato quale fattore di progresso economico sociale.
Il sistema della raccomandazione a tutti i livelli distrugge risorse, intelligenze e questo è un male non un bene.
La nostra è una costituzione che riconosce e garantisce i diritti inviolabili della persona, tra i quali ricordo il diritto al lavoro. Basata sul principio della sussidiarietà… è certamente una tra le costituzioni più democratiche del mondo… ciononostante siamo gravemente malati di egoismo.
Tutto ‘sto popò di parole parole parole ma alla …….fine come al solito………CHIAREZZA?!?!?!?! mahhhhhhhh!!!!!!
Grazie a taxistory per l’importante lavoro che sta facendo e per tenerci sempre informati in questi giorni di lotta e passione
A me non preoccupa l’ingente numero di persone che in una prima fase si potrebbero avere nell’arena competitiva del mercato delle professioni. Le regole del mercato saprebbero gradualmente ristabilire il giusto ordine e chi “sopravvivrebbe” potrebbe non solo elogiarsi del proprio merito ma soprattutto rivendicare con orgoglio il proprio operato quale fattore di progresso economico sociale.
mi pemetto di nutrire dei dubbi su questa “FACILE”disanima economica:all’inizio in questa tua menzionata “arena competitiva” ci sarebbero, SICURAMENTE,dei competitors,che avendo per lunghi anni accumulato risorse in abbondanza (denari) dovuti ad 1 mercato ingessato e raccomandato,in mano a poche famiglie,farebbero molto probabilmente 1 concorrenza spietata al ribasso (dumping) per accaparrarsi quote sempre maggiori di mercato,ammazzando i concorrenti,per poi liquidare i medesimi,ormai sull’orlo del fallimento,com 2 bottoni e 1 volta avuto il predominio incontrastato,potrebbero tranquillamente IMPORRE graduatamente tariffe sempre piu’ al rialzo,come ad esempio succede in gran parte dei settori cosi’ detti liberalizzati assicurazioni=aumentate,costi bancari=aumentati, benzina=aumentata CENTRI COMMERCIALI=spartriti i negozi e dopo aumentati i prezzi.per parlare di 1 mercato LIBERO dove si premia veramente il merito,bisogna mettere in condizione gli attori di questa “ARENA” di combattere DALL’INIZIO ad armi pari e in questo ns. paese NON NE VEDO LA POSSIBILITA’,le liberalizzazioni sono solo fumo negli occhi per permettere ad enormi flussi di danaro,che NON SANNO PIU’ dove andare,con 1 relativa certezza di rientro,inteso come guadagno prima e capitale poi,di essere INVESTITI per costruire nel tempo 1 RENDITA sicura,tutoo il resto sono caz..te!!!!!
Comunque ho sentito che neanche la prossima settiman ci sara ‘ l’incontro dei nostri sindacati dunque penso che non vi siano grosse urgenze. Volevo sapere a ROMA che aria tira…..
angelo, perdonami, ma proprio fatico a cogliere il nesso. tutto quanto hai asserito è certamente vero e i principi che esponi sono condivisibili da chiunque. forse interpreto male, ma voglio credere che il senso implicato dalle tue parole è che le vere liberalizzazioni sono quelle che agiscono dove occorre ripristinare condizioni favorevoli all’emergere dei migliori. un discorso che si può applicare al comparto taxi solo in senso molto lato, visto che la natura pubblica di questo servizio prevede l’omologazione di chi lo offre. e questo non certo a tutela degli stessi produttori del servizio, bensì a garanzia degli utenti. competizione e merito in questo ambito sono concetti applicabili in senso piuttosto ristretto e non estensivo come da te indicato per altri comparti. a meno di voler stravolgere la natura, ripeto pubblica, del servizio taxi.
Rintracciare sindacalisti e capomestiere!! Informare i colleghi!! Organizzare la lotta per difendere il nostro lavoro,subito!! Non credo sia giusto censurare sul blog parole come sciopero, lotta sindacale, ecc. Scioperare (nel rispetto delle leggi che lo regolano) è un diritto dei lavoratori tutelato dalla Costituzione (Art.40).
tabaccai liberalizzati??? e dove li aprono che ce ne sono ogni 50 metri???..ahhh vogliono rovinare anche loro. EDICOLE liberalizzate???.. MA SE I GIORNALI ORMAI LI VENDONO ANCHE DAL FRUTTIVENDOLO E PER DI PIù SONO GIà ROVINATE…FARMACIE O FARMACI LIBERALIZZATI???… MHHHH C’è PUZZA DI POCO CHIARO PERCHè LIBERALIZZARE UNA FARMACIA SI è POSSIBILE ,MA SAPETE QUANTO CI VUOLE PER COMPRARLA??? E POI CI VUOLE ANCHE IL LAUREATO :)….TAXI LIBERALIZZATI A MILANO??? MA COSA CI COSTRUISCONO,I PARCHEGGI SOTTERRANEI APPOSTA PER NOI VISTO CHE GIà ADESSO CI SONO CODE DA PAURA…MA VA Là VA Là CHE MI FATE RIDERE,E QUESTO SAREBBE LO SVILUPPO PER VOI??? DAI, ANDATE AL MARE CHE A FORZA DI PENSARE A COME ROVINARE GLI ULTIMI RIMASTI VI STA FUMANDO IL CERVELLO E AVETE BISONGNO DI UN Pò DI RIPOSO.
….CMQ NOI SIAMO GIà PRONTI (LA GRECIA INSEGNA)
angelo, per curiosità, sei un taxista? Saresti il primo che sento che non è preoccupato per le liberalizzazioni o_O
Da un lato hai ragione quando dici che le regole del mercato ristabilirebbero gli ordini, però gli ordini potrebbero essere anche stabiliti a caro prezzo. Un esempio? Io, 21enne che vive in famiglia ed un 40enne padre di famiglia: io, se entrassi con le liberalizzazioni, potrei resistere un paio d’anni lavorando solo per pagare le spese. Ho dietro un tetto ed un piatto caldo a pranzo ed a cena. Posso fare il bamboccione, anche se non mi piace. Sono determinato, lavoro bene, adoro il mio lavoro a prescindere dallo stipendio. Mi impegno, magari aiuto pure un cliente con le stampelle a fare i gradini di casa (a differenza di possibili colleghi pavesi che in un periodo come questo, finiscono sul giornale locale per schizzinosaggine…)
Il 40enne, invece, magari sta ancora pagando la licenza. La moglie lavora saltuariamente part time. Ha anche il mutuo della casa ed uno o due figli a carico. Anche lui ama il suo lavoro, fa il possibile per il cliente. Ma può permettersi di reggere il tempo che il mercato farà la sua selezione naturale (mesi? Anni? Decenni? MAI?!)? Ammesso che ce la faccia a resistere, inventandosi anche qualcosa per battere la concorrezna, a che caro prezzo per la famiglia?
angelo leggi 1 po’ qui’ va!!!
http://informarexresistere.fr/2011/08/20/il-lavoro-rende-schiavi/
Pg10 » Grazie PG10.
**** chi molla!
thomas non ci provare!!!
***** chi molla sara’ il grido di battaglia!!! Sono gia’ inca..to come un tassista liberalizzato!!!
Nota del webmaster: vedi commenti precedenti!!!!
ragazzi consentitemi una nota stonata in tutto questo casino che stiamo vivendo. ho letto ogni giorni tutti i commenti di tutti e, alla fine, vi dico che siamo forti! malgrado tutto. simpatia, acutezza, disquisizioni giuridiche più o meno azzeccate, speranze, paure. tutto con una umanità che certi altri se la scordano. cari SIGNORI, la battaglia più importante è comunque vinta!
Spero solo, speranza vana temo, di non vedere e sentire cose che mi hanno fatto in alcuni momenti vergognare di essere un taxista nel 2006. Lottare anche duramente si puo’ fare anche senza diventare ridicoli
Esatto.