Come già spiegato dal Presidente nazionale Uritaxi, Loreno Bittarelli, il Governo aveva già dato dimostrazione di comprendere la nocività per l’efficienza e la qualità del settore taxi di quella frode meglio conosciuta col nome di liberalizzazioni. Il Governo, infatti, con il d. lgs. 59/2010 aveva sì recepito la normativa europea ansiosa di deregolamentare nuovi settori dell’economia, ma aveva escluso, tra gli altri, il settore taxi ed ncc.
Successivamente, in seguito agli attacchi speculativi estivi alle finanze italiane, un fatto veramente preoccupante per il mondo del lavoro è andato emergendo: le rappresentanze datoriali (compresa la rappresentanza delle banche!) così come quelle del lavoro dipendente, sono state tutte concordi nel richiedere liberalizzazioni e privatizzazioni al Governo.
Infatti, il 4 agosto in un documento articolato in sei punti, si chiedeva anche “un grande piano di privatizzazioni e liberalizzazioni da avviare subito” per “intervenire nell’immediato su alcune delle situazioni critiche segnalate dall’Antitrust e procedere alla liberalizzazione delle professioni”. Tutti sappiamo che uno dei settori su cui l’Antitrust ha più volte posto i suoi “disinteressati” occhi è il settore taxi.
Invero, sappiamo anche che queste richieste sono un inutile “esercizio conformista” che a niente serve per fermare gli attacchi speculativi che si stanno abbattendo su tutte le economie del mondo, e non solo sull’Italia. Questo documento era a firma di Abi, Alleanza Cooperative Italiane (Confcooperative, Lega Cooperative, Agci), Ania, Cgil, Cia, Cisl, Claai, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, Confindustria, Rete Imprese Italia (Confcommercio, Confartigianato, Cna, Casartigiani, Confesercenti), Ugl, Uil ed è stato presentato di fronte al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
Dunque, mentre a livello locale o di settore i rappresentanti sindacali si dichiarano contro le liberalizzazioni e fanno tutto il possibile in difesa della categoria – e gliene siamo grati – le rappresentanze nazionali e confederali delle sigle sopra riportate richiedono a Roma “un grande piano di privatizzazioni e liberalizzazioni da avviare subito”.
A questo riguardo, ci è utile ricordare la storia del 2006-2007, relativa al famoso tentativo di Bersani di liberalizzare il settore. Così, mentre Unica Taxi Cgil in data 16 giugno 2006 produsse un condivisibile documento in cui si affermava grande contrarietà verso la liberalizzazione del settore, il Segretario Confederale Cgil, Nicoletta Rocchi affermava: “…i tassisti, che svolgono, a numero chiuso, un servizio pubblico, indispensabile alla mobilità delle città: sono una corporazione che detta le condizioni della propria attività. Questo è inaccettabile in un paese civile …” (20 luglio 2007). Anche per Uil stessa cosa: mentre a livello locale e settoriale si dichiara la contrarietà alla liberalizzazione del settore, a livello nazionale e confederale si dichiara il contrario. Infatti, il Segretario generale della Uil, Angeletti affermava: “Facciamo circolare più taxi: le tariffe scenderanno … Quando una corporazione strilla tutti le danno ragione …” (La Stampa,16 luglio 2005). Per la Cisl, il segretario generale Raffaele Bonanni, dichiarava: “La situazione del settore ‘è una porcheria’. Le licenze sono poche e non ne vengono concesse di nuove; risultato: le poche che ci sono vengono vendute anche a 200mila euro. Ecco spiegato il perchè delle tariffe troppo alte. Il decreto [Bersani] va nella direzione giusta”. Più recentemente, il direttore di Cna Firenze, Luigi Nenci: “Non mettiamo in discussione la liberalizzazione, che abbassando gli oneri dell’esercente va anche a vantaggio del consumatore: ci chiediamo perché limitarla ai pubblici esercizi. Cosa si aspetta ad estenderla ai taxi?” (Repubblica, 15 maggio 2008), e per Confartigianato il presidente Giorgio Guerrini: “Confartigianato da tempo chiede il coraggio di scelte che liberino cittadini e imprenditori dai pesanti costi derivanti dai mercati protetti e dalle rendite di posizione. Le proposte presentate dal Pd vanno in questa direzione … necessità di affrontare senza esitazioni tutti gli ambiti in cui serve maggiore concorrenza per migliorare la capacità competitiva delle nostre imprese … a cominciare dalla riforma dei servizi pubblici locali” (17 giugno 2011).
E’ allora ovvio che siamo di fronte ad una subdola pantomima che ci fa comprendere perchè, per esempio, non riusciamo ad ottenere il ripristino della legalità contro l’uso irregolare delle autorizzazioni ncc: non remiamo tutti nella solita direzione!
I sindacati storici dotati di grande peso politico, a parte alcune posizioni aprioristiche contro questo Governo, sono allineati all’ideologia dominante per cui le liberalizzazioni e le privatizzazioni sarebbero la soluzione, invece che gran parte del problema, alle criticità dell’economia.
E’ alla luce di tutto ciò che Uritaxi rivolge un appello a tutti i tassisti italiani ed alle rappresentanze del settore affinchè radicalmente e senza doppie facciate venga fatto un fronte comune per tutelare il settore da questo nuovo tentativo di deregolamentazione che niente di buono porterebbe all’efficienza e alla qualità del servizio taxi, ma soltanto sfruttamento e precarietà per i lavoratori.
fonte: uritaxi.it 25/08/2011
Cari colleghi prepariamoci e cerchiamo si essere uniti perché questi politici si stanno mangiando tutta la torta di riso..e come ben sapete quando finisce la torta di riso …rimane solo una cosa.
noto su internet sempre più malcontento generale, su tutto…
Ma c’è qualche altra categoria in forte allerta? Se si dovesse arrivare a proclamare scioperi, sarebbe decisamente meglio se oltre ai taxisti, scioperino anche edicolanti, tabaccai e qualunque altra categoria interessata da eventuali liberalizzazioni selvagge ; )
Padrino » Non siamo i soli a essere nella m**da, ma tutta una classe di lavoratori che non ha il privilegio di rientrare fra coloro i cui capitali restano e restaranno intoccabili. Perchè parliamoci chiaro, si sa dove stanno i soldi (tanti, tantissimi) ma è più comodo “succhiarli” dai soliti sfigati, sempre più anemici per i futuri vampiri. Il 6/9 è previsto uno sciopero generale che coinvolge un po’ tutti a mio avviso: sarà coscienza di ciascuno di noi se parteciparvi o rinunciarvi per fede politica contraria. Personalmente non mi riconosco più in nessun schieramento, ma mi riesce ancora facile capire la gente che ha problemi di lavoro e non vede la luce alla fine del tunnel, al di la dei proclami dei vari leader
che dire, hai ragione, la sensazione è che vogliono abolire il ceto medio…non so a che pro, visto che gran parte dell’economia, credo che la faccia muovere proprio quelle persone. Per questo sembra che si torna al medioevo.
Comunque, in bocca al lupo, tienici aggiornati come sempre ; )
p.s. già, della lucina alla fine del tunnel la vedevo sperando in una licenza o autorizzazione…se liberalizzano, quella poca luce che vedevo, diventerebbe più un lumino da morto 😕
Se ne usciremo positivamente da questa situazione, io andrei anche oltre alla unita’ nazionale dei taxisti per unirmi ai taxisti greci, irlandesi, etc., etc., affinche’ sia chiara una volte per tutte il nostro ruolo e la tipologia di servizio che svolgiamo con tutte le sue problematiche, come avete voi dimostrato con taxistory riguardo agli scioperi in Grecia
“L’uomo attraversa il presente con gli occhi bendati. Può al massimo immaginare e tentare di indovinare ciò che sta vivendo. Solo più tardi gli viene tolto il fazzoletto dagli occhi e lui, gettato uno sguardo al passato, si accorge di “che cosa” ha realmente vissuto e ne capisce il senso”
Milan Kundera da “Amori ridicoli”
molto importante quello che è stato detto oggi dal governo: se la manovra con gli emendamenti subirà troppi cambiamenti dovra’ essere rimandata a Bruxelles per essere riesaminata,quindi meglio rendersi conto che non sarà facile convincere la UE
secondo me alla UE poco importa del come,purche’ si trovino i danari,ribadisco,secondo me la manovra e quindi le liberalizzazioni,sono state scritte da 1 mano italianissima e NON SOTTO dettatura estera,e’ solo 1 alibi!
ti posto questo link finanziario dove spiega il suo perche’ della desertificazione del ceto medio di cui dopo posto 1 estratto:
http://www.ilgrandebluff.info/2010/03/ci-stanno-sostituendo-od-almeno-ci.html
Riduzione/sparizione della CLASSE MEDIA, polarizzazione delle differenze sociali e di censo….la SUDAMERICANIZZAZIONE delle società/economie avanzate è un processo in atto già da tempo nel seno della Globalizzazione selvaggia: la Grande Crisi ha solo accelerato i tempi…
Le elites mondiali e trasversali CI STANNO PROVANDO e non è detto che ci riescano: dipende dalle risposte che saranno in grado di fornire le democrazie di fronte a questo tentativo.
IL PROBLEMA è che i timonieri ormai sono in mano alle lobbbies…per cui ci sarà il solito giochino di strillare ad alta voce in tutti i consessi che la disoccupazione è un problema e che bisogna fare qualcosa….ma poi in realtà non si farà nulla (come è successo sulle promesse riforme delle istituzioni finanziarie).
Dipende anche dalle risposte che saremo in grado di dare NOI.
NELLA PRIMA FASE c’è stata la globalizzazione e la de-localizzazione della manodopera (che con la Crisi sta accelerando soprattutto nei tagli a casa nostra di manodopera ad “alto costo”, che PRIMA non si riusciva a fare fuori agevolmente…sia benedetta la Crisi!…).
Mentre NELLA SECONDA FASE si sta tentando anche la globalizzazione e la de-localizzazione del CONSUMATORE al di fuori dei mercati maturi. Ricordate che si chiamano MULTI-Nazionali, non a caso.
I mercati maturi ed in crisi vengono alleggeriti a favore dei mercati di consumo emergenti, e tanti saluti….
aries alias andrea: grazie, ho letto il link…beh, il fatto che anche della gente “importante” si sia accorto di questa tendenza…non so se sia un bene o un male…non so se è internet che fa dilagare teorie quasi complottistiche o se per fortuna c’è internet che “denuncia” queste tendenze…che periodaccio
questa NON e’ gente importante,e’ solo gente informata FUORI dai canali mediatici asserviti asserviti al potere e credimi,li seguo da qualche annetto(sono diversi)e purtroppo ci hanno preso al 70/80% delle volte,se aspetti che i giornali o la tv ti facciano informazione PREVENTIVA, caro mio STAI FRESCO con le chiappe al vento mentre raccogli 1€ da terra in c.so b.aires alle 17.00 di sabato pomeriggio!
secondo me il problema di cui anche noi facciamo parte e’
sintetizzato da questo art.di 1 forum di finanza:
L’apertura totale degli scambi con Paesi a salari bassissimi e con una produttività media che aumenta più di quella europea», hanno scritto il demografo e storico Emmanuel Todd e il banchiere Hakim El Karoui (francesi entrambi) «ha trascinato continuamente verso il basso i salari europei» negli ultimi 20 anni, proprio come quelli americani. Per contro la libera circolazione dei capitali (su cui un tempo l’Europa manteneva un controllo pubblico) alla ricerca per di più di altissimi rendimenti, «ha spinto le imprese a delocalizzare nei Paesi a bassi salari ed alta crescita. Questa è la vera causa della crisi, quella taciuta, che oggi compare brutalmente nella sua espressione finanziaria». (L’Europe, la burqa et la crise)
In che senso? I mercati a cui ci si è stoltamente affidati non prestano più volentieri agli Stati europei. E’ cresciuto enormemente il debito pubblico e quello privato, in questi anni, ma per un motivo preciso: compensare la stagnazione dei salari delle classi medie e popolari europee. Non ti aumentiamo lo stipendio, ma in compenso ti facciamo credito per comprarti l’auto, la vacanza alle Maldive, la casa che non ti puoi più permettere. E’ lo stesso per te, lavoratore europeo.
Non è lo stesso, perchè sul debito pubblico e privato si pagano interessi. E quegli interessi divorano la crescita; si produce e si lavora, in sempre più gran parte, non per aumentare il benessere, ma per le banche. Proprio come gli americani.
In Italia, come viene ripetuto, l’indebitamento della famiglie è basso rispetto agli altri Paesi europei. Basso sì, fino a un certo punto: ma sono 610 i miliardi di debiti delle famiglie italiane. Di cui 479 miliardi solo per i mutui-casa: l’interesse che le famiglie pagano su questo colossale pseudo-investimento screma l’1,4% del prodotto interno lordo. Il credito al consumo screma anche di più, quasi il doppio.
Persino nel 2010 di crisi, secondo l’Istat, gli italiani hanno fatto nuovi debiti al consumo per 110 miliardi di euro. Il che significa (gli interessi qui sono più alti) che ogni anno le famiglie pagano alle banche 35 miliardi di interessi. Soldi sottratti alla cosiddetta crescita. In tutto, la scrematura per i debiti privati taglia il 4% del prodotto interno.
E l’Italia sta bene in confronto agli altri, i debiti delle famiglie solo solo il 39 % del PIL; pensate alla Francia, con il 50% del PIL, ai tedeschi indebitati dal 60% del loro gigantesco PIL, agli inglesi, i più americani di tutti, con debiti privati pari al 100 % del PIL.
Ecco perchè le banche si arricchiscono su popolazioni che impoveriscono, ecco uno dei motivi per cui non possiamo competere coi cinesi (che, al contrario, risparmiano il 30% del loro reddito). Ecco da dove viene l’atonia dei consumi interni europei, che aggrava la crisi. E per giunta, i mercati ora fanno i difficili, non prestano più volentieri.