Chiarimenti sulle liberalizzazioni

di Maurizio Berruti

Per comprendere appieno la problematica delle liberalizzazioni che ormai da anni cerca di coinvolgere anche il settore taxi, occorre analizzare attentamente la posizione geopolitica ed economica a cui sono andati incontro l’Europa e il mondo intero dopo la caduta del muro di Berlino.

Le modifiche hanno prodotto nel campo della finanza Nazionale, Europea e mondiale delle loro nuove necessità che prevedono l’occupazione da parte del grande capitale, di spazi di mercato prioritariamente occupati da piccole e micro imprese. La conquista di questi spazi ha come scopo quello di costruire monopoli in mano a pochi e di condizionare in questo modo l’economia e quindi la politica dei paesi.

Lo strumento politico per arrivare a questo sono le liberalizzazioni delle attività professionali. In molti settori questo è possibile ed auspicabile. Pensiamo ad esempio ai giornalisti, ai notai, agli ordini in generale etc. Per alcuni settori questo non è possibile, pena la scomparsa del servizio correlato e l’eliminazione della sua funzione pubblica. I taxi e gli autobus di linea, ne sono un esempio.

Nonostante che sia ineluttabile che non si possono eliminare i servizi pubblici attraverso la loro liberalizzazione, i grandi gruppi d’interesse economico cercano di utilizzare questa grande trasformazione del mondo per inserirsi nelle pieghe di un non maturo sistema di mercato e far passare degli indirizzi a loro consoni. Per fare questo utilizzano ogni strumento a loro portata. La stampa, le televisioni e strumenti di controllo come l’Antitrust presieduta da Catricalà. Antitrust che non perde occasione per sostenere che la soluzione dei problemi del paese passa attraverso la liberalizzazione dei taxi. Per capire bene in che contesto si formano queste idee e con quali uomini, necessita riportare le notizie che Milena Gabanelli pubblica sui dirigenti statali sul Corriere della Sera del 25 agosto 2011. “Ad esempio Antonio Catricalà è fuori ruolo dal Consiglio di Stato da sempre, è stato capo gabinetto di vari ministri di schieramenti opposti, poi all’Agcom, fino al 2005 segretario della presidenza del Consiglio con Berlusconi, quindi nominato presidente dell’Antitrust. Non ricopre la carica in Consiglio di Stato, ma ciononostante nel 2006 da consigliere diventa presidente di sezione, e senza ricoprire quel ruolo incassa uno stipendio di 9.000 euro netti al mese che si aggiungono ai 528.492,67 annui dell’Antitrust.”

Se questo è il personaggio, qualche legittimo dubbio nasce nella sua buona fede per la fervente crociata verso la liberalizzazione dei taxi.

I grandi interessi mettono in campo ogni loro risorsa per piegare la realtà e le leggi ai loro desideri. Il ripetere miglia di volte un concetto che non è la verità spesso porta a creare una nuova realtà che con la vera oggettività delle leggi nulla ha a che vedere.

Nella direttiva europea “Bolkestein” formalmente direttiva 2006/123/CE (direttiva sulle liberalizzazioni nei mercati europei), al punto 21 delle considerazioni esclude esplicitamente i taxi dalle liberalizzazioni: “ 21) I servizi di trasporto , compresi i servizi di trasporto urbani, i taxi e le ambulanze nonché i servizi portuali, sono esclusi dal campo di applicazione della presente direttiva.” Anche il Decreto Legislativo n. 59 del 26 marzo 2010 nel recepire la direttiva europea nel suo art. 6 (servizi di trasporto) al punto 1. recita:

“1. le disposizioni del presente decreto non si applicano ai servizi di trasporto aereo, marittimo, per le altre vie navigabili, ferroviario e su strada, ivi inclusi i servizi di trasporto urbani, di taxi, di ambulanza, nonché i servizi portuali e i servizi di noleggio auto con conducente.” .

Nel decreto legge attuale del governo sulle liberalizzazioni, all’articolo 3 nel suo comma a) nell’escludere dalle liberalizzazioni i settori espressamente vincolati dall’Europa recita:

“vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali”.

Quindi, in base a quello sopra evidenziato, le normative vigenti propendono al mantenimento dell’attuale situazione organizzativa dei taxi. Nonostante questo, i vari gruppi d’interesse e i giornali ad essi correlati, nonché alcuni economisti continuano a sostenere il contrario. Chiaramente questo conferma la malafede con la quale si vuol risolvere il problema dell’economia nazionale.

Nei paesi dove la liberalizzazione dei taxi è stata attuata, si è rivelata un fallimento sia sotto il punto di vista dell’economicità che della qualità del servizio. In Europa, in Olanda, in Svezia e in Irlanda il servizio taxi è liberalizzato. In Olanda la tariffa è notevolmente aumentata e le autorità stanno cercando di riportare il servizio taxi nella contingentazione precedente. In Svezia (paese molto organizzato che riesce ad assorbire anche errori di gestione), i prezzi dei taxi sono determinati annualmente e liberamente dagli stessi operatori ed il costo ha subito un notevole balzo. In Irlanda diversi tassisti si sono suicidati per le gravi condizioni economiche a cui si sono trovati dopo la liberalizzazione. Anche nella patria del liberismo economico, gli Stati Uniti a New York alla fine degli anni ’70 hanno provato a liberalizzare il sevizio. Questo è scaduto completamente nella sua qualità ed i prezzi non si erano realmente ridotti. A seguito di questa situazione, il governo di New York ha riportato al contingentamento del servizio aumentando le regole e determinando in 13.000 licenze il numero dei taxi sufficienti a rispondere alla domanda. Si deve notare che nella “grande mela” vi sono 8.500.000 abitanti.

Come si vede dall’evidenza della realtà, nei posti dove la liberalizzazione dei taxi è stata attuata, questa è fallita con gravi problemi sia nella qualità servizio che delle tariffe.

In Europa, e in Italia, i grandi gruppi economici sanno benissimo questa storia, ma ci provano lo stesso per fare affari anche se di breve periodo. La strada che essi cercano di percorrere è quella della deregolamentazione delle leggi e dei contratti proprio per speculare al massimo sul problema. La condizione dei noleggi di fuori Roma, è stata di fatto sponsorizzata da questi centri dell’economia Italiana attraverso la stampa, la radio e la televisione e secondo me, anche dall’Antitrust. Tutto questo per destabilizzare il sistema dei trasporti non di linea e preparare il terreno per la conquista del settore taxi. Per avere poi un ritorno di utili confacenti, devono gestire il servizio nella più completa deregolamentazione. Va comunque ribadito che non vi sono supporti di legge che facilitano il cammino di questi gruppi finanziari. Come sopra ho dimostrato, le leggi tutelano il servizio pubblico dei taxi.

Proprio l’essenza del servizio pubblico e il suo rispetto in tutte le parti del settore, possono essere l’antidoto per impedire la scalata.

Chi ha interesse reale a tutelare il servizio pubblico dei taxi, oggi più che mai deve far emergere la sua natura Pubblica. Questo si deve fare applicando tutte le regole che sono consone al servizio pubblico creando quelle barriere naturali che ne impediscono la mera speculazione economica. Oggi a difesa del settore, è necessario abbandonare i piccoli interessi di “bottega” che ancora qualcuno ha, e sostenere le regole anche se queste non sono rispondenti alle “botteghe”.

Il mio compito in questi anni è stato proprio questo, e su questo mi sono speso e mi spenderò. I miopi attacchi che qualcuno ha portato al mio operato, nascono proprio dal fatto che le regole pubbliche del servizio che io sto cercando di ripristinare, se da una parte sono necessarie ad impedire le scalate deregolamentate dei gruppi finanziari, dall’altra indirettamente colpiscono anche gl’interessi di chi nel settore taxi, in mancanza di regole ha, e cerca di continuare ad avere sulla pelle del tassista.

I taxi non si possono liberalizzare, questo deve esser chiaro e almeno a norma di legge lo è. La difesa passa nelle regole e siamo noi a doverle far applicare e nessun altro.

fonte: assodemoscoop.it

Un commento

  1. Sia ben chiaro a tutti, visto che immagino applausi da una parte e polemiche dall’altra, che pubblico questo articolo di Berruti solo ed esclusivamente perchè trovo che sia una disamina precisa ed onesta su questa scottante questione.

    Non mi interessa minimamente l’appartenenza politica e tutti i litigi romani e non che friggono nell’aria, personalmente trovo che ci sia da riflettere e di conseguenza porre le basi per la lotta contro il sistema denunciato nell’articolo.

    Perdonate se disattivo i commenti, come abbiamo già fatto e faremo negli articoli che potrebbero innescare polemiche infinite e fini a se stesse.

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