L’odiatissimo primo ministro greco era arrivato ieri mattina a Salonicco per inaugurare la 76ma Mostra Commerciale Internazionale, sperando col suo discorso infarcito di slogan nazionalistici e di vuote promesse di convincere qualche greco che il futuro non è poi così nero.
Ma ad accoglierlo ha trovato una folla di alcune decine di migliaia di manifestanti – 20 mila secondo la Polizia, almeno il doppio in realtà – che lo hanno duramente contestato. La rabbia sembra divampare sempre di più, man mano che i greci comprendono quanto inutili e provvisorie siano le misure decise da Giorgios Papandreou sotto dettatura del Fondo Monetario Internazionale, della Commissione Europea e della Banca Centrale. L’ennesima cura da cavallo ‘l’americano’ l’ha annunciata a inizio settimana, tramite il suo fido ministro Venizelos, che si è presentato in Parlamento per avvisare che gli annunciati licenziamenti nel settore pubblico saranno più rapidi e massicci del previsto, così come le già previste privatizzazioni dei settori chiave dell’economia.
Il ministro delle Finanze ellenico ha annunciato che il taglio dei lavoratori statali previsto dal piano imposto dall’UE dovrà essere realizzato entro il 2014 e comporterà il licenziamento di circa 150 mila dipendenti, vale a dire il 20% del totale. Questo perché, ha detto Venizelos, "il paese deve cogliere il momento per diventare più competitivo, per avere un futuro". Il governo di Atene va così di fretta che in poche settimane verranno tagliati almeno 20 mila posti di lavoro.
‘Ce lo chiede l’Europa’ ripetono i ministri come un disco rotto, “senza queste nuove misure la troika Ue-Bce-Fmi non sborserà la sesta tranche da 8 miliardi di euro” si giustificano. Come se non bastassero i licenziamenti, il piano ‘concordato’ con la famigerata Troika prevede anche il blocco del turn over in tutto il settore pubblico.
Qualche giorno fa il presidente dei ministri delle Finanze dell’Eurozona, Jean Claude Juncker, in una intervista al Wall Street Journal si era lamentato che il previsto programma greco di privatizzazioni stava procedendo troppo lentamente. E così il governo socialista è subito corso ai ripari, annunciando martedì un’accelerazione delle privatizzazioni, a partire dalle aziende pubbliche che gestiscono il patrimonio immobiliare, il gas e il petrolio. Poi è stato annunciato che l’Opap, l’operatore monopolista greco di scommesse e lotterie, è stato ufficialmente messo in vendita (!). Atene si é impegnata a svendere beni per un valore di 50 miliardi di euro entro il 2015, di cui 5 miliardi solo quest’anno. I beni dei greci se li compreranno, a due soldi, le banche tedesche e francesi…
Gli abitanti di Salonicco avevano tutti i motivi per essere arrabbiati con Papandreou, e infatti le proteste sono iniziate molto presto, con i picchetti dei taxisti, da mesi in sciopero contro una liberalizzazione del settore che in realtà favorisce la concentrazione delle licenze nelle mani di pochi grandi imprenditori. In mattinata a manifestare erano stati anche un migliaio tra poliziotti e vigili del fuoco che, schierati a difendere la Fiera dall’assalto dei manifestanti, si sono trasformati a loro volta in contestatori. “Lotteremo tutti insieme – ha tuonato il sindacato Gsee – per cambiare le politiche economiche del governo che hanno creato ingiustizia, povertà, disoccupazione e recessione”. Poi ad assediare la blindatissima Fiera che ospitava il discorso di Papandreou sullo stato dell’economia sono arrivati a decine di migliaia ed è iniziata una vera e propria battaglia. Mentre le strade di Salonicco si riempivano di slogan e striscioni contro il governo e contro l’UE, a migliaia hanno cominciato l’assalto contro la Mostra, scontrandosi a lungo con i circa 7000 poliziotti schierati dal Ministro dell’Interno: per ore le ali più radicali del movimento si sono sfogate lanciando molotov, pietre e bastoni contro i poliziotti in assetto antisommossa che hanno a loro volta risposto con violente cariche e abbondante uso di lacrimogeni al CS.
I momenti di maggiore tensione si sono avuti quando un’enorme folla ha cercato di sfondare i cordoni di sicurezza eretti a difesa delle strutture della Fiera Internazionale che ospitava Papandreu. In serata si contavano quasi 100 manifestanti fermati o arrestati e alcune decine di feriti, alcuni dei quali ricoverati negli ospedali. A scontrarsi con la polizia questa volta non sono stati solo gli incappucciati aderenti alle aree anarchiche o autonome, ma anche centinaia di comuni cittadini. Oltre ai tassisti, che questa settimana hanno già realizzato intere giornate di sciopero ed altrettante ne hanno annunciate per le prossime.
Dentro il fortino prima di Papandreou era intervenuto il ministro delle Finanze Evangelos Venizelos che ha sì seccamente smentito le voci di un possibile default della Grecia ma ha ammesso che "la recessione sta andando oltre ogni previsione… le proiezioni in maggio erano che la recessione sarebbe stata del 3,8% ma ora stiamo andando oltre il 5%".
Che la situazione economica del paese sia catastrofica e che i lavoratori e i settori popolari ellenici siano già in bancarotta è evidente. La cura da cavallo imposta alla Grecia ha prodotto un crollo dell’economia: nel secondo trimestre di quest’anno il Prodotto interno lordo è precipitato addirittura del 7,3%. A inizio settembre il governo ha fornito cifre rassicuranti per quanto riguarda il tasso di disoccupazione, parlando di un 16%. Ma tutti sanno che è un dato truccato, dovuto ai posti di lavoro stagionali creati durante i mesi estivi grazie ad un turismo comunque in calo e scomparsi a fine agosto. Oggi le stime più credibili parlano di un 23-24%, e uno studio dei sindacati greci prevede che la disoccupazione a fine anno toccherà la quota record del 26%. Secondo i sindacati Adedy e Gsee la politica seguita finora dal governo greco conduce ad una catastrofe sociale. Secondo l’Istituto del Lavoro greco, che ha realizzato lo studio, la disoccupazione è cresciuta del 95% nel primo trimestre del 2011 rispetto al primo trimestre del 2008. Stando alla ricerca, l’economia reale greca e’ tornata indietro di un decennio con la continua limitazione dei diritti dei lavoratori. Per quanto riguarda il reddito dei lavoratori la situazione non e’ migliore. Secondo i dati dell’Istituto, nel periodo 2010-2011 il potere d’acquisto dei salari si è ridotto mediamente dell’11,5%.
In Grecia intanto continua anche la protesta degli studenti contro la cosiddetta ‘riforma’ della Pubblica Istruzione, approvata la settimana scorsa a larghissima maggioranza (250 voti a favore e 300 contrari) dal Parlamento greco. Le facoltà universitarie e gli istituti tecnici superiori occupati in tutto il paese a tutt’oggi sono più di 300. Intanto il Coordinamento degli studenti della Facolta’ di Legge di Atene, riunitosi alla fine di una massiccia manifestazione tenutasi nel centro della capitale, ha deciso di continuare le occupazioni ”finché non saranno chiusi tutti gli atenei e gli Istituti Superiori”. Anche gli studenti dell’Universita’ di Rethymno, sull’isola di Creta, durante un’assemblea generale hanno deciso di occupare la loro Università. I sindacati degli insegnanti hanno già proclamato un’ondata di scioperi a partire dal 22 settembre.
Negli ultimi giorni gli ospedali si sono fermati nell’ambito di uno sciopero di 48 ore a causa dell’agitazione dei medici e degli infermieri contro la riforma del sistema sanitario nazionale deciso dal ministero della Sanità. A partire da oggi inizia anche uno sciopero di 48 ore dei lavoratori della nettezza urbana del Comune di Atene. Lunedi’ e martedi’ prossimo incroceranno le braccia i dipendenti degli uffici delle imposte con uno sciopero di 48 ore. L’Adedy, il sindacato che raggruppa i lavoratori del settore pubblico, accusa il governo di ”adottare le misure piu’ neoliberali e antisociali che il paese ha conosciuto dal dopoguerra”, mentre il Gsee, il sindacato dei dipendenti del settore privato, accusa il governo ”di non toccare minimamente con le sue misure gli evasori fiscali e tutti coloro che sono responsabili della crisi attuale”.
Non c’è un settore della società greca che non sia schierato contro il governo e contro l’Unione Europea. Ma c’è di più. Un recente sondaggio dimostra una sfiducia generalizzata nei confronti di tutta la classe politica del paese, senza sconti. Alla domanda su quale sarebbe, a loro avviso, il migliore governo per la Grecia in questo momento, solo il 4% degli intervistati ha risposto il Pasok (i socialisti al potere), un altro 4% ha detto Nea Dimocratia (l’opposizione di centro-destra). Per il 15% dei greci il governo migliore sarebbe una coalizione fra Pasok e Nea Dimocratia. Ma per il 44% nessuna di tali soluzioni é accettabile.
Le previsioni sono fosche e la rabbia sociale aumenta. Una polveriera che i ricatti e i rumors provenienti dagli ambienti dell’Unione Europea potrebbero far esplodere. Negli ultimi giorni si è infatti diffusa la voce che banche e mercati insistono sul fatto la Grecia non avrebbe ormai più nessuna possibilità di evitare il default, soprattutto a causa della forte recessione. Inoltre i rumor insistono sul fatto che Berlino e Parigi diano ormai per scontato il fallimento e stiano lavorando per salvare le proprie banche, particolarmente esposte con la Grecia.
fonte: pane-rose.it 11/09/2011 Marco Santopadre, Radio Città Aperta
Chiediamoci come mai da noi nessuno sta parlando di tutto questo.
La verita’ secondo me, e’ che nessuno piu di questi signori sa cosa fare; la GRECIA era in ginocchio ed ora e’ praticamente sdraiata, stanno facendo al “si salvi chi puo’ cercando di accaparrarsi il piu’ possibile del buono che e rimasto e che la rogna se gratti chi rimane sul campo”, quando avranno finito di devastarla e si toglieranno dai piedi con le loro pance piene, diranno anche che loro hanno provato ad aiutare il paese ma hanno incontrato degli ostacoli.
Attenti signori, i GRECI sono nostri fratelli da sempre.
Onore ai colleghi greci!
leggere tutto ciò mette una sincerissima pelle d’oca addosso; in me la sensazione che stiamo andando in molti paesi verso quella fine è elevata. Il problema è che per un sistema gestito da pochi, ne pagano le conseguenze comuni cittadini a cui non va di vivere per “il sistema” ma che vogliono vivere semplicemente una normale e dignitosa vita guadagnandosi onestamente il proprio pane e senza chiedere niente a nessuno.
E’ l’eterna lotta per il potere. Il secolo scorso le dittature usavano il moschetto, oggi chi ci prova usa questi metodi
dite che in italia vogliono questo?
Che futuro turbolento ci aspetta, saranno sicuramente tempi duri, per i tassisti e per gli italiani tutti. Sono solo io vedere gli avvoltoi che volano a bassa quota in ampi cerchi e occhietti torvi?
Credo che per ora si limitino a s********ci sulla testa, poi un giorno o l’altro cominceranno ad assaggiare la nostra carne
Chissà perchè per salvare l’ economia bisogna sempre licenziare, liberalizzare, togliere le tutele ai lavoratori…. così pochi riccastri si possono accaparrare tutto e , venendo a mancare orama le leggi relative al diritto del lavoro, chi contesta è licenziato. Bella roba, un grazie alla politica che, ancora una volta si è dimostrata una voragine senza fondo, e alla moderna economia in cui conta solo il profitto che si può spietatamente trarre da qualsiasi situazione. Come caspita fai a risanare l’ economia di un paese se licenzi tutti in massa? Chi pensi che te le paghi le tasse, i licenziati?!?