In ginocchio da te

I contributi all’editoria ”verranno mantenuti ma stiamo lavorando a criteri obiettivi per scegliere e selezionare ciò che da un punto di vista generale ci parrà più meritevole del contributo” stesso. Lo ha detto il premier Mario Monti.

fonte: adnkronos.com 29/12/2011headphones

16 commenti

  1. li manterranno sicuramente a chi si inginocchierà e gentilmente si girerà e dirà,,,,PREGO PROFESSORE SI ACCOMODI…..d’altra parte la categoria dei giornalisti è da sempre al servizio del padrone.PREFERISCO PATIRE LA FAME PIUTTOSTO CHE INGINOCCHIARMI DAVANTI AL PADRONE. VERGOGNA

  2. E vogliamo parlare di Alitalia? Operazione che è costata uno sproposito, che era stata messa fuori dal controllo dell’antitrust di Catricalà e dietro la quale c’era anche Passera con Intesa. Come mai gli slot Fiumicino-Linate e viceversa sono gli unici a non essere anche low-cost? Sarà forse perché sono gestiti solo da Alitalia? Voglio vedere se ci sarà traccia nel pacchetto liberalizzazioni.

  3. Perforza anche a noi se le regalavamo la social cards d oro per utilizzo illimitato su tutti i Taxi d Italia

  4. L’indice di libertà di stampa in Italia anno 2011 che potete trovare in internet è al 42^ posto (pari merito con il Burkina Faso e sotto paesi democraticamente imbarazzanti). Non si parla mai do abolire l’Ordine dei giornalisti e non si pubblicano mai queste statistiche. Mai così in basso da sempre. Del resto cosa volete aspettarvi dai servi. Fanno copia/incolla e gran leccate di ****. Sono una categoria imbarazzante. Le poche notizie veri le trovi sui blog indipendenti o sui quotidiani stranieri. Tipo quella di oggi sul Wall Street Journal (che data la fama della testata ha dovuti riportare anche il più prosaico Sole 24 ore): La Merkel a Ottobre telefonò a Napolitano per chiedergli di cambiare il Premier Berlusconi. Napolitano che non vedeva l’ora eseguì e ora ci troviamo quel che ci troviamo. Avevate dubbi? Pensate che qualche quotidiano italiano avrebbe avuto le palle di raccontarlo? W i finanziamenti all editoria indipendente!!!!! W le lingue sporche di m…. del 99% dei giornalisti?! nostrani

  5. Vi invio il link dell’articolo scritto da Ugo Mattei sul Il Manifesto di oggi…parla bene di noi!

    Da “Il Manifesto”
    Contro l’ideologia delle liberalizzazioni
    venerdì, 30 dicembre, 2011
    Incurante dei referendum, il governo dei professori avanza nella battaglia contro le «lobby» che frenerebbero il libero mercato. Bisogna rompere l’egemonia di una cultura che fa presa anche a sinistra. E dire che non tutto può essere piegato alle esigenze della crescita e della produzione
    Con una mancanza di fantasia e di senso della realtà davvero sconcertante, il governo tecnico dichiara di voler incardinare la fase 2 della sua azione sulle liberalizzazioni.
    Fra i massimi responsabili della crisi globale e del degrado italiano, ai soliti notai e taxisti romani, si aggiungono così, con Repubblica in prima fila, anche i farmacisti, gli avvocati, gli edicolanti. Incurante del senso politico del voto referendario che chiedeva di “invertire la rotta” proprio rispetto al trend neoliberale di privatizzazioni e liberalizzazioni, il governo dei professori, promette di dare battaglia alle lobby che minano la nostra capacità di “crescere e di competere” sui mercati globali.
    Con toni diversi sono intervenuti in questi giorni Massimo Mucchetti sul Corriere e Luigi Zingales sull’Espresso. Il primo avanza dubbi quantitativi (condivisibili) sull’urgenza e l’importanza delle liberalizzazioni nei detti settori, che riguarderebbero poche centinaia di milioni di euro, rispetto alla vera “ciccia” che sta altrove, in particolare nel mercato dell’energia e in quello dei trasporti pubblici dove “ballano” le decine di miliardi (qui per la verità balla pure l’esito formale del referendum contro il decreto Ronchi che non riguardava affatto solo l’acqua: ma di questo dopo Napolitano anche Monti pare volersene fare un baffo). Il secondo, con il solito tono di gratitudine sconfinata per quel sistema universitario americano che lo ha salvato dal precariato accademico, racconta di un’Italia profonda in cui i “i notabili” (farmacisti, avvocati, notai e banchieri provinciali) perdono il loro tempo a prendere l’aperitivo al bar (dove non si rilascia lo scontrino) per piazzare i propri figli, invece di “produrre” facendo crescere il Pil e partecipare davvero alla competizione globale.
    Purtroppo anche sul nostro giornale Pitagora non era stato troppo distonico (per fortuna ci siamo riscattati con un Robecchi insolitamente amaro): di liberalizzazioni si parla tanto ma poi non si fanno, proprio come se si stesse parlando di roba per sua natura giusta e desiderabile ma che le contingenze del mondo reale (soprattutto del mondo italico) snaturano e corrompono. Mala tempora currunt se questi discorsi si sentono anche a sinistra (e non intendo il Pd che ne è brodo di coltura).
    È dunque una vera e propria cultura egemonica, un’ideologia ci dice Mucchetti, quella che va superata. Un’ideologia ben più pervasiva di quella un po’ estremista e tutto sommato innocua dei Chicago Boys de’ noantri (gli stessi bocconiani al governo sanno che la politica non è una tabula rasa e in qualche modo trattano) che pervade anche chi ben sa (come lo stesso Mucchetti o come Pitagora) che l’economia politica non è un esercizio di astrazione matematica.
    Per essere intellettualmentre liberi e critici occorre oggi sforzarsi di superare la visione competitiva dell’esistenza, che misura la vita con parametri quantitativi, inducendo senso di colpa in chi non produce o produce meno di quanto potrebbe.
    Bisognerebbe finalmente rendersi conto che un mondo bello non è una miniera in cui viene premiato il compagno Stakanov ed in cui le menti migliori, come ci dice Zingales, piuttosto che fare i notai fanno gli investment bankers come i più bravi fra i suoi studenti di Chicago.
    Bisogna che ci si renda finalmente conto che in questo nostro mondo si produce già fin troppo e che il nostro problema non è quello di produrre di più per offrire merci e servizi a costi sempre più bassi, ma di distribuire meglio quanto prodotto, creando tutti insieme un mondo in cui l’esistenza sia per tutti libera, solidale e dignitosa.

    Certo che il taxi può costare meno, se i taxisti invece di essere parte di un ceto medio-basso che, lavorando duramente, porta a casa uno stipendio decoroso (certo non altissimo) fossero dei lavoratori a cottimo sfruttati che dormono per strada! Ma io credo sarebbe meglio farlo crescere questo ceto medio, piuttosto che umiliarlo laddove esiste.
    Certo che un pallone di cuoio, cucito a mano da un bambino a Giacarta, può costare anche molto meno al supermercato… ma che criterio di valutazione sociale è mai quello della soddisfazione del consumatore?
    E poi, al di là della questione etica, oggi sappiamo bene che i beneficiari storici delle liberalizzazioni sono da sempre i grandi oligopoli.
    Un oligopolio di grandi compagnie con centinaia di taxisti dipendenti, di grandi studi professionali, di banche e assicurazioni o di grande distribuzione colma gli spazi di mercato che le liberalizzazioni aprono.
    Sappiamo anche bene che i prezzi diminuiscono (forse) in un primo momento ma poi aumentano a dismisura, così come a dismisura aumentano sfruttamento dei lavoratori, stress e dipendenza degli utenti, proprio come avvenuto con il mercato della telefonia mobile.
    E allora, investire su una riconversione sociale che mette al centro la qualità e la giusta distribuzione significa apprezzare la pace di spirito che deriva dall’acquistare un immobile sapendo che non verrai truffato dalla banca che ti presta i soldi (a questo serve da noi il controllo notarile ed è una fortuna che giovani e bravi giuristi si avvicinino a quella professione), pagare tasse sufficienti a che un trasporto pubblico a buon prezzo (non liberalizzato) possa raggiungere tutti gli angoli delle città, garantendo mobilità diffusa ecologica e accessibile a tutti; apprezzare il variopinto colore delle edicole nel cuore delle città e la dignità degli edicolanti che vogliamo parte del ceto medio (possibilmente che vendano anche giornali che non resisterebbero alle pressioni del mercato ma che fanno informazione di qualità); godere di dieci minuti di conversazione col farmacista, sapendo che costui ha sufficiente tempo per studiare ed aggiornarsi e non è un povero commesso sfruttato.

    Insomma respingere le liberalizzazioni come ideologia significa apprezzare un mondo slow in cui si è contenti che le banche italiane, per incapacità dei loro managers, non si fossero avventurate di più nella competizione globale (anche se non mi piace vedere al governo manager incapaci nel loro campo), o in cui non si è contenti che un governo, fintamente tecnico, sia un migliore esecutore degli ordini odiosi della Bce.
    Preferisco prendere il taxi sapendo che chi guida ha la pancia piena e non è alla diciottesima ora di lavoro, ma ancora di più preferirei poter prendere un autobus elettrico, guidato da un dipendente pagato il giusto, che mi porta dove devo andare.
    Quest’ultimo servizio il privato, con la sua logica del profitto, non potrà mai darmelo.
    Per costruire un mondo migliore non è necessario distruggere quanto funziona di quello che abitiamo.
    L’ideologia della liberalizzazione non riconosce questa massima di buon senso.

    Credo che vada detto una volta per tutte. Non possiamo oggi parlare di liberalizzazioni senza tener conto dell’esito del referendum del giugno scorso in cui gli italiani hanno detto di preferire la logica dei beni comuni rispetto a quella della concorrenza. Inoltre, dobbiamo smettere di ritenere che si possa essere di sinistra auspicando un mondo in cui ogni spazio di vita si piega alle esigenze del mercato, della crescita e della produzione.
    Ugo Mattei – il manifesto

    Chi e’ UGO MATTEI
    Ugo Mattei (Torino, 1961) è un giurista italiano.
    È professore di diritto internazionale comparato all’Hastings College of the Law, dell’Università della California a San Francisco, presso cui ricopre la cattedra di Alfred and Hanna Fromm Professor of International and Comparative Law, e professore di diritto civile all’Università di Torino
    È inoltre editorialista de Il Manifesto e coordinatore accademico dell’International University College of Turin.
    Biografia
    Mattei si è laureato in giurisprudenza all’Università di Torino nel 1983 e nel 1989 ha ricevuto il Master of Laws dalla Boalt Hall, la scuola di diritto dell’Università della California a Berkeley, dove era Fulbright Fellow. Ha studiato inoltre alla London School of Economics e alla Faculté Internationale de Droit Comparé dell’Université Strasbourg III.
    Mattei è stato studioso ospite alla Law School dell’Università Yale e all’Università di Cambridge (Trinity College e Wolfson College), e visiting professor a Oslo, Berkeley, Montpellier, Macau. Nel 1985 è diventato assistente all’Università di Trento ed è diventato professore ordinario nel 1990. A Trento ha insegnato diritto civile e Introduzione al diritto e alle istituzioni africane. Nel 1992 è diventato professore alla Faculté Internationale de Droit Comparé di Strasburgo, dove è rimasto per quattro anni.
    Nel 1993, Mattei ha insegnato come visiting professor all’Hastings College of the Law dell’Università della California a San Francisco. In 1994 è stato il primo a occuparvi la Fromm Chair in International and Comparative Law, succedendo a Rudolf Schlesinger nell’insegnamento di diritto comparato. Presso l’Hastings College, Mattei insegna inoltre Law and economics. Nel 1997 ha accettato un incarico della Facoltà di legge dell’Università di Torino per succedere a Rodolfo Sacco nella cattedra di diritto privato.
    Mattei è socio ordinario della International Academy of Comparative Law, e membro del comitato esecutivo della American Society of Comparative Law, membro dell’Advisory Board del Friburg Institute of Comparative Law, e consulente dell’Istituto di diritto, economia e finanza della Copenhagen Business School, e direttore generale della collana Series Common Core of European Private Law (Trento Project) alla Cambridge University Press, ed editore in capo della rivista Global Jurist. È membro del comitato editoriale dell’International Review of Law and Economics e del New Palgrave: A Dictionary of Economics and Law.
    La sua attività scientifica di Mattei è in linea di massima multidisciplinare. Mattei ha pubblicato vari libri e oltre un centinaio di pubblicazioni in inglese, italiano, francese, portoghese, russo e cinese. Nel 2008, in collaborazione con l’antropologa Laura Nader, ha scritto Plunder: When the Rule of Law is Illegal.
    Opere
    • Ugo Mattei, The European Codification Process: Cut and Paste, Kluwer Law International, 2003. ISBN 9041122303
    • Ugo Mattei; Nader, Laura, Plunder: When the Rule of Law is Illegal, Wiley-Blackwell, 2008. ISBN 1405178949
    • Ugo Mattei; Ruskola, Teemu, Schlesinger’s Comparative Law, London, Foundation, 2009. ISBN 1587785919
    • Ugo Mattei, Beni Comuni, un manifesto, Roma-Bari, Laterza, 2011. ISBN 9788842097174

  6. Ciao Delta 17 guarda che al italiano le tocchi er portafoglio diventa daltonico e Apolitico o no Mesbaio !!!!!! Che dici tu???????


  7. baccala:

    li manterranno sicuramente a chi si inginocchierà e gentilmente si girerà e dirà,,,,PREGO PROFESSORE SI ACCOMODI…..d’altra parte la categoria dei giornalisti è da sempre al servizio del padrone.PREFERISCO PATIRE LA FAME PIUTTOSTO CHE INGINOCCHIARMI DAVANTI AL PADRONE. VERGOGNA

    parole sante: io nella mia vita ho sempre detto che non avrei mai fatto il bancario, l’assicuratore o il giornalista. ok che uno che deve lavorare, ma bisogna anche guardarsi in faccia allo specchio la mattina e mi sarei sentito un uomo senza dignità.
    MEGLIO VINTI CHE VENDUTI, MEGLIO VINTI CHE VIGLIACCHI.

  8. bene, traducendo, sarebbe a dire che chi appoggerà il governo avrà un riconoscimento economico, con i soldi dei contribuenti, e chi no sarà escluso…MMMMM..mi ricorda tanto quei bei discorsi di Don Vito corleone ed affini.. o sbaglio?

  9. Splendido l’intervento di donna al volante. Un must assoluto da quando frequento il blog. È in parte quanto sostengono, in diverse parti del mondo da un paio d’anni, i fautori della decrescita. Sono fior di economisti (che non hanno nulla da invidiare ai soliti noti ma che difficilmente trovano spazio su media e giornali a grande tiratura) e sostengono che il continuare a perseguire impossibili modelli di crescita ha creato un disastro economico-finanziario senza precedenti. Per farla breve, serve accettare una fase di decrescita per poi ritornare a crescere permettendo al sistema ormai impazzito e arrotato su se stesso di riassestarsi invece di inseguire crescite impossibili fissando obiettivi distorti e irraggiungibili. Ma del resto sono proprio questi obiettivi chiaramente irraggiungibili che servono a qualcuno per poter continuare a giustificare le schifezze da macelleria sociale che si stanno perpetrando in Grecia, Irlanda, Portogallo, Italia e pare molto presto in Spagna (pare siano in agenda congelamento degli stipendi per 2 anni, tagli al welfare ma anche tagli drastici alle spese; non si parla a vanvera di liberalizzazioni ma di tagli alle spese dello Stato, qui da noi non si tagliano mai un c….)

  10. Thomas: Meglio vincenti che servi. Ma il problema è come si diventa servi: quello del Manifesto per esempio non lo è anche se fa il giornalista: Allora giornalista uguaLE SERVO PER FORZA? NO. Ognuno di noi è responsabile di quello che fa. Ogni giorno. E a forza di compromessi, giorno dopo giorno, si diventa SERVI. Certo chi ha postato è molto bravo, i complimenti sinceri di Khoolaas. Perchè ha capito che chi detiene il potere può volere circondarsi di servi o preferire uomini almeno in parte liberi. IL CHE SMASCHERA UNA VOLTA PER TUTTE LA NATURA TECNICA DEI PROFESSORI, che dopo PLatone, nessuno mai più vorrebbe fare Re. Noi che guidiamo tutto il giorno, prima o poi, uno che ci manca di rispetto, magari per una sfumatura, lo buttiamo giù. La maggior parte dei giornalisti correrebbe a scaricare le valigie a tappetino per cinque centesimi di mancia. QUINDI AMICI NON ASPETTATEVI LODI QUANDO LOTTERETE PER I VOSTRI DIRITTI.


  11. Paolo:

    Splendido l’intervento di donna al volante. Un must assoluto da quando frequento il blog. È in parte quanto sostengono, in diverse parti del mondo da un paio d’anni, i fautori della decrescita. Sono fior di economisti (che non hanno nulla da invidiare ai soliti noti ma che difficilmente trovano spazio su media e giornali a grande tiratura) e sostengono che il continuare a perseguire impossibili modelli di crescita ha creato un disastro economico-finanziario senza precedenti. Per farla breve, serve accettare una fase di decrescita per poi ritornare a crescere permettendo al sistema ormai impazzito e arrotato su se stesso di riassestarsi invece di inseguire crescite impossibili fissando obiettivi distorti e irraggiungibili. Ma del resto sono proprio questi obiettivi chiaramente irraggiungibili che servono a qualcuno per poter continuare a giustificare le schifezze da macelleria sociale che si stanno perpetrando in Grecia, Irlanda, Portogallo, Italia e pare molto presto in Spagna (pare siano in agenda congelamento degli stipendi per 2 anni, tagli al welfare ma anche tagli drastici alle spese; non si parla a vanvera di liberalizzazioni ma di tagli alle spese dello Stato, qui da noi non si tagliano mai un c….)

    a proposito di questo intervento e di quello precedente di “donna al volante” mi permetto di integrare il tutto con questo video che fa un po’ di luce su in quali mani di psicopatici,abbiamo riposto la SOLUZIONE alla crisi che si sta’ mangiando il pianeta:

    http://www.youtube.com/watch?v=SiCEmbb1DXI&feature=player_embedded

  12. grato del messaggio che Mattei ci ha mandato e reso pubblico ,il suo mondo è anche quello di molti di noi.purtroppo non realizzato,dopo la scomparsa del comunismo la terza via non è stata trovata,speriamo in uomini come lui che con le sue parole ci fa’ affrontare un anno che speriamo sia diverso.

  13. c”è chi si inginocchia bene e magari ha bisogno anche di un aiutino…. postala marco , par condicio?

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