Trent’anni fa, precisamente la sera del 15 marzo 1982, si consumava quello che sarebbe rimasto come uno dei grandi misteri della storia criminale di Reggio Emilia. L’uccisione di un taxista di 47 anni _ Oreste Mantelli _ ritrovato senza vita nella sua auto di servizio, rannicchiato in mezzo ai sedili e con il cranio trapassato da un colpo di pistola. Per anni si è andati alla ricerca di un movente, prima ancora che di un assassino, senza però mai riuscire a trovare una spiegazione plausibile a un delitto che, come pochi altri, scosse le comunità di due province. Perché Mantelli trovò la morte a Reggio ma da sempre abitava e lavorava a Parma, dove la sua famiglia era anche piuttosto conosciuta. Se oggi il delitto Mantelli è solo il ricordo di qualche vecchio poliziotto o carabiniere, per tutti gli anni Ottanta quell’omicidio restò in cima ai pensieri degli investigatori, avendo turbato la tranquillità di realtà sociali fino a quel momento assolutamente tranquille. Si era ancora negli anni di piombo, è vero, ma il sangue che veniva sparso in nome dell’ideologia sembrava destinato sempre a scorrere lontano da città di provincia come Reggio e Parma.
E’ la mattina del 17 marzo 1982, un mercoledì, quando un pensionato che abitava in via Parini, nella zona della clinica Villa Verde, nota parcheggiata contro la cancellata del suo condominio una Ritmo bianca, mai vista prima. Cosa strana, perché aveva la targa di Parma, e ancora più strana perché sul tettuccio portava la scatoletta luminosa con la scritta taxi. L’anziano si avvicina e sulle prime crede di vedere un cappotto stropicciato in qualche modo fra gli schienali e i sedili posteriori. Poi guarda meglio e viene preso da un moto d’orrore. Quello che vede è sì un cappotto, ma dal quale escono delle ciocche di capelli. In quella assurda posizione, insomma, c’è un uomo, un cadavere. Pochi minuti dopo, la polizia ha già bloccato tutta la zona attorno alla clinica. Il taxi ha le portiere senza sicura e dai pochi centimetri di spazio fra i sedili viene estratto il corpo di un uomo. I documenti rivelano che si tratta del taxista stesso, Oreste Mantelli, sparito nel nulla da Parma la sera del lunedì precedente durante un turno di lavoro, tanto che la moglie il martedì si era presentata in questura denunciandone la scomparsa. Il primo esame superficiale del cadavere dice subito alcune cose importanti: l’uomo è morto da almeno 36 ore e nel cranio presenta il foro di entrata di un proiettile.
Siamo in presenza di un delitto, l’autopsia rivelerà in seguito che ad uccidere era stata una pistola calibro 6,35, quindi un’arma di piccolissimo calibro, una pistola da borsetta di quelle che possono essere impugnate anche da una donna. La traiettoria parla di un colpo sparato dall’alto verso il basso; tutto lascia pensare che Mantelli sia stato ammazzato quando ancora si trovava sul sedile di guida, da qualcuno che invece gli era seduto dietro e che dopo aver commesso l’omicidio avrebbe spostato il cadavere mettendosi lui alla guida del taxi, fino a lasciarlo parcheggiato (anche con una certa cura) vicino al condominio di via Parini. Perché si pensa che il colpo sia stato esploso altrove? Perché via Parini è in una zona silenziosa e residenziale e nessuno ricorda di aver sentito il minimo rumore in quella notte. E poi anche il più sprovveduto dei delinquenti non si sarebbe mai azzardato ad ammazzare a colpi di pistola in mezzo alle case.
Si ricostruiscono le ultime ore di vita del Mantelli, in questo i taxisti suoi colleghi sono precisi. Oreste Mantelli lunedì sera è in servizio davanti alla stazione ferroviaria. Verso le 22.30 suona il telefono attaccato al muro e lui va rispondere. Qualcuno evidentemente ha richiesto un taxi e Mantelli parte, ma senza dire a nessuno dove sta andando. E’ quella l’ultima volta in cui qualcuno lo vede vivo. Di lui si riavranno notizie solo il mercoledì a Reggio, quando viene trovato il cadavere. Non può essere altrimenti: il taxista è stato ucciso dall’ultimo cliente che evidentemente gli ha chiesto di essere portato verso Reggio. Perché? Perché è stato ucciso? Mantelli era una persona meticolosa, che in precedenza aveva già subito un’aggressione. Nascondeva i soldi, ripartiva l’incasso in modo da limitare il danno in caso di rapina. Addosso al cadavere però ci sono ancora delle banconote ma forse, secondo il fratello (anche lui taxista) mancherebbero all’appello circa centomila lire; una cifra non altissima ma per quei tempi neanche disprezzabile. Chi potrebbe avere ucciso per quei pochi soldi? Solo un balordo. Poi salta fuori un testimone. E’ una donna, che più volte si era servita del taxi di Mantelli e che racconta di essere rimasta turbata da un particolare: quando incontrava Mantelli, il taxista aveva l’abitudine di salutarla lampeggiando con gli abbaglianti, mentre la sera di quel lunedì incrociandola aveva suonato a più riprese il clacson, comportamento assolutamente vietato nei centri abitati. Mantelli forse voleva attirare l’attenzione per far capire di essere in pericolo? La donna ricorda anche un particolare inquietante: sul taxi, saranno state proprio le 22.30, c’erano tre ragazzi con i capelli tagliati quasi a zero, in assoluto contrasto con la moda del tempo. La polizia si butta su questa pista, indirizzando le indagini verso due ambienti: quello dei punk e quello dei militari. Dal primo non esce niente, dal secondo solo indicazioni imprecise. Si pensa alla bravata di un terzetto in libera uscita, a una rapina finita in tragedia.
Poi però le speranze vengono meno del tutto, perché la donna ritratta in parte la sua deposizione. Forse si era sbagliata sull’orario, non erano le 22.30 abbondanti, anzi non erano nemmeno le 22. E questo anticipo permette alla polizia, grazie anche ad altre testimonianze, di arrivare a individuare quei tre clienti. Erano tre giovanissimi allievi della scuola delle guardie carcerarie che ha sede alla Certosa di Parma, ragazzi che portavano i capelli tagliati a quel modo per ragioni di regolamento e che si erano fatti riaccompagnare proprio alla Certosa. Insomma, le indagini finiscono su un binario morto.
Il caso sembra destinato a finire rapidamente in archivio quando una notizia inaspettata arriva da Venezia. Allora la squadra mobile della laguna è comandata dal superpoliziotto Arnaldo La Barbera, un investigatore (oggi deceduto) che in seguito sarebbe diventato questore di Roma. Da Venezia cala a Parma lo stesso La Barbera seguito dai suoi uomini. Sono convinti di avere scoperto un grosso traffico di armi dall’Italia al Medio Oriente, un traffico coperto da una società di import-export. Si tratta di una società gestita da stranieri per conto della quale Mantelli nel tempo libero eseguiva qualche commissione, soprattutto viaggi verso Milano. Insomma, indagando su un traffico di armi si arriva alla convinzione di poter risolvere un caso di omicidio.
Mantelli potrebbe essere stato ammazzato perché a conoscenza di pericolosi segreti internazionali, informazioni delle quali era entrato casualmente in possesso in occasione di questi viaggi. Nel corso di una notte si esegue una perquisizione nella sede di questa società, convinti di andare a colpo sicuro. Invece la delusione è grande: non si trova traccia del traffico d’armi e non si trova alcun elemento che possa riaprire le indagini sul delitto Mantelli.
Da allora di quell’omicidio resta solo un voluminoso fascicolo in archivio, in mezzo ai misteri rimasti senza soluzione.
fonte: gazzettadireggio.gelocal.it 15/03/2012
Una caso che si aggiunge a questi:
http://www.taxistory.it/wordpress/?p=4419
E’ scontato che non fossi a conoscenza di questa drammatica storia. Sembra un film. Vengono i brividi….
se non ricordo male, corrado augias ci fece una puntata di Telefono Giallo una ventina di anni fa
mi farebbe piacere che si ricordasse anche mio fratello Walter ucciso a Milano in una rapin ail 24 genneio 1988. Era Vienna 15, Grazie
gio29 » Abbiamo già pubblicato due articoli su Walter De Cecco il 27 Nov. 2010 (articolo) e il 23 Ott. 2011 (articolo).
Purtroppo non troviamo un altro articolo in cui si parli di lui e neanche un link alla trasmissione “Chi l’ha visto” dove Marco Clini ha interpretato tuo fratello. Se hai qualche riferimento faccelo avere che pubblicheremo volentieri.
Non li avevo letti anche perchè ho cominciato a seguirvi praticamente all’inizio di Dicembre 2011.
Ho diversi giornali che parlano del fatto e videocassette della puntata di chi l’ha visto e dei funerali.Tutto questo materiale era stato conservato dai miei genitori che non si erano mai dati pace della scomparsa di mio fratello Walter un ragazzo di una bontà incredibile e amico di tutti.Era appena sei mesi che aveva cominciato questo mestiere dopo essersi licenziato dalla Banca Nazionale del Lavoro ma era contentissimo perchè mi diceva di sentirsi finalmente libero anche se come me si era accollato un debito per comprare la licenza.Mi manca tanto, purtroppo ha trovato sulla sua strada persone/a come il povero Luca Massari che della vita degli altri possono fare quello che vogliono.Poi dicono che noi siamo una Lobby.Avrei molte cose da scrivere ma non voglio angosciarvi con cose così tristi, già ne stiamo subendo abbastanza con tutti gli articoli dei giornali che non perdono l’occasione di parlar male di noi. Un saluto particolare a Marco e a tutti voi
gio29 » Vieni sabato all’assemblea, mi farebbe piacere conoscerti se non ci conosciamo già.
Ciao Marco scusa se non ho risposto ma avevo il pc che dava i numeri.Purtroppo Sabato ho degli impegni
ma appena ti vedo mi faccio riconoscere.
Comunque ci conosciamo già.
Un grande saluto Giorgio