Di Mino il Vate
Ci sono colleghi che, approfittando di uno sprazzo di sole, e delle lunghe attese ai posteggi, si dedicano alla pulizia dei cristalli. E’ una pratica abbastanza diffusa tra i tassisti in attesa. Ma tra questi, ce ne sono alcuni che vi si accingono anima e corpo, con la stessa metodica e la stessa concentrazione in cui i monaci zen si dedicano alla cerimonia del tè. Sta subito prima di me nella fila al posteggio, scende dall’auto, apre il bagagliaio (una sorta di mini automarket) ed estrae il set per la pulitura dei vetri. Guanti di lattice e via si parte. Ed è proprio una vera partenza, un’astrazione dal mondo, ciò che lo conduce in quell’impresa in cui intenzione e gesto si fondono in un unico strumento.
Nulla riesce più a distrarlo mentre imbeve il panno con quel liquido segreto, che zampilla da un flacone neutro, senza etichetta, quel liquido un po’ denso, frutto di una meticolosa alchimia perfezionata nel tempo della cui formula lui è ideatore e detentore esclusivo. I gesti sono precisi, calmi ed assorti. Lo osservo ammirato dalla sua distaccata presenza, nulla più potrebbe coinvolgerlo al di fuori di quel misurato, energico, continuo passare e ripassare e poi indietreggiare guardando un attimo più da lontano nella ricerca del "pelo nell’uovo". Ma nulla gli è oscuro, le situazioni più complicate lo appassionano. La lingua sporta in fuori, la punta appoggiata all’angolo in cui le labbra si congiungono a rappresentare scenicamente il momento di massima concentrazione. Passa un cane gli abbaia e se ne va… completamente ignorato.
Il mondo continua la sua corsa, succedono guerre, la terra trema, nascono bambini e pure la fila dei taxi che ci precede al posteggio è clamorosamente avanzata… dovremmo muoverci e ricongiungerla, ma sarebbe come svegliare un dormiente urlandogli nelle orecchie. Lo lascio libero, monaco inconsapevole e attendo.
Bellissima