Bloccarono l’Italia con scioperi selvaggi

Cazzata

Bombe carta, fumogeni e insulti gridati al megafono per ore davanti Palazzo Chigi («Monti, Monti, buttate de sotto!», era lo slogan più garbato). Auto bianche introvabili alla stazione Centrale di Milano e a Linate. Piazza del Plebiscito occupata per cinque giorni dai tassisti napoletani (con mogli al seguito). E ancora, clienti appiedati a Torino, Trieste, Varese, Genova, Palermo… Erano i giorni dell’«ira tassinara» contro il governo, la settimana tra il 12 e il 19 gennaio che provocò gravi problemi di traffico e di ordine pubblico. Adesso, per le organizzazioni che si misero al volante di quella protesta, è arrivato il conto. Una stangata: l’Autorità di garanzia sugli scioperi ha sanzionato con una multa di 285 mila euro (15 mila euro ciascuna) le 19 associazioni dei taxi che parteciparono ai blocchi o non si adoperarono per evitarli.

La decisione è senza precedenti: non tanto per l’entità della multa, ma perché (con l’eccezione di Assodemoscoop, in quanto si dissociò) sono state condannate tutte le sigle che l’11 gennaio, nel «parlamentino» dei tassisti riunito a Bologna, lanciarono «iniziative di natura assembleare/partecipativa» contro le liberalizzazioni.

Era un bluff, scoprirono poi prefetture e questure di mezza Italia. In realtà lo sciopero «selvaggio», ha concluso l’organismo presieduto da Roberto Alesse, nacque da quel giro di parole. Con i sindacati complici. I giorni più infuocati furono il 18 e il 19, quando in una ventina di città scattò la massima allerta e, a Roma, decine di agenti in borghese fotografarono volti e scene della rivolta. Ma già il 12, a Milano, dove l’istruttoria è stata aperta in seguito a un esposto del Codacons, i taxi erano introvabili.

Determinanti, al momento del verdetto emesso all’unanimità dagli otto commissari, oltre alle informative dei prefetti sono state le denunce dei cittadini vittime dei disagi e l’analisi della condotta sindacale delle 19 sigle, i cui responsabili sono stati ascoltati a maggio.

La maximulta si basa sulla constatazione che le assemblee si tramutarono «in vere e proprie astensioni dal servizio taxi», non a caso «concentrate negli stessi giorni» e, soprattutto, organizzate «non in luoghi chiusi come cinema o palazzetti dello sport, bensì in punti nevralgici delle città». Altrettanto rivelanti ai fini del giudizio «la mancata dissociazione dei sindacati sulle modalità dei blocchi» e il fatto di non aver esercitato il «dovere d’influenza» per impedire tumulti. Che poi i tassisti si siano difesi dicendo che facevano salire disabili o persone dirette agli ospedali «è irrilevante: non essendo uno sciopero, non si trattava di garantire i servizi minimi, ma tutti i servizi».

Molto stizzite le reazioni. «É surreale: quei giorni mi sono beccato non so quanti "vaffa" al Circo Massimo per convincere i tassisti più agitati a tornare in servizio, e ora se la prendono con me?». Loreno Bittarelli, leader del «3570» e tessitore del successivo negoziato con il governo, è infuriato: «Nell’Italia dei No-Tav e in cui i blocchi di autostrade e ferrovie sono quotidiani, la Commissione sugli scioperi perde tempo con noi. Faremo ricorso. Il documento del "parlamentino" era chiaro: assemblee dei fuori turno, e così è stato. Se poi qualcuno si è aggiunto, cosa c’entrano i sindacati?».

In fondo la multa di 15 mila euro, per il più potente radiotaxi d’Italia, è poca cosa: «Bittarelli la paga con due mesi del suo stipendio», malignano i leader delle tante micro-sigle in cui è divisa la categoria più litigiosa d’Italia. Per lui, però, è una questione di principio: «Nei prossimi giorni proporrò agli altri sindacati – annuncia il capo del "3570" – una manifestazione in piazza del Gesù». Ma la Dc non esiste più… «Peggio. C’è la sede dell’Autorità sugli scioperi. Andremo in massa a stracciare la Costituzione, dopo aver ricordato gli articoli 3, 17, 18 e 21, che garantiscono l’uguaglianza dei cittadini e le libertà di riunirsi, associarsi e manifestare il proprio pensiero».

fonte: roma.corriere.it 12/06/2012 Fabrizio Peronaci

5 commenti

  1. che dire? Bittarelli ha mille ragioni sugli articoli della Costituzione che da queste parte sono sempre più affermazioni di principio, specie quando si parla dei tassisti, il vero problema del nostro paese perchè sono ostinamente decisi ieri, oggi e domani a non farsi eliminare per decreto

  2. Chi stava a Bologna nell’aula assembleare del parlamentino? Giornalisti che ad un certo punto sono stati invitati a lasciare il luogo perchè ritenuti ospiti non idonei all’ evento (diciamo non graditi, per amore di sincerità). Questa è la loro vendetta, non prima di essersi venduti al migliore offerente per le informazioni richieste dalla nuova “gestapo”

  3. Caro Lurido hai perfettamente ragione, i giornalisti “caldamente invitati ad uscire” portarono prontamente le chiappe all’esterno, ma quello che non capisco è molto semplice: se la condanna è stata, tra l’altro, il non avere esercitato “il dovere di influenza”, come mai Assodemoscoop non è stata multata almeno per metà? Non mi ricordo dei loro proclami antiassembleari. O forse la memoria mi fa cilecca…

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