Quella strana Italia che urla evviva il taxi abusivo

guardie-e-ladri«Coprire i 50 chilometri che separano l’aeroporto di Venezia da Padova, può essere dannatamente difficile. Arrivati con un aereo Volotea da Santorini, alle 2.30 di mattina di qualche settimana fa, vorremmo tornare a casa in taxi. Usciti dallo scalo veneziano, troviamo una fila di 40 persone che aspettano una macchina, facce lunghe e rancore. «Siamo solo in tre a quest ora, tra Venezia e Mestre». Ci grida un taxista, evidentemente uno dei tre, partendo alla volta di Rosolina. E tra chi deve andare a Martellago, chi a Treviso, e chi in albergo a Jesolo, la fila si allunga, e non c’è speranza di cavarsela prima dell’alba. Turisti spagnoli ci guardano allibiti. Dov’è il treno? Non c’è. Dove sono i bus? Non ci sono. Noleggio con conducente? Niente da fare, di notte, se non hai prenotato. Taxi? Pochissimi. E quindi? E quindi si bivacca. Si perché l’aeroporto di Venezia, che vorrebbe essere l’hub del triveneto, uno degli scali più grandi d’Italia, non ha un collegamento pubblico funzionante 24 ore su 24. Arrivi dopo l’ultimo bus? Fatti tuoi, fino alle 5.30 non ti resta che bighellonare sulle panchine, senza manco un bar aperto dove consolarci.

 

E allora ci si chiede: possibile che l’aeroporto di Venezia sia collegato così male? L’ultimo bus SITA per Padova è alle 21.40. L’ultimo bus per la stazione di Venezia parte a mezzanotte e venti, ma una volta a Santa Lucia non ci sono treni per Padova fino alle 5.15 di mattina. Si potrebbe usare l’Air Service – 31 Euro per Padova. O il noleggio con conducente – circa 120 euro, o il taxi – circa 150 euro. Ma di notte non fanno servizio, o sono a ranghi ridotti e di fatto inservibili. La soluzione? Ecco sciamare i tassisti abusivi. Si avvicinano bisbigliando. Ti prendono per sfinimento. Niente licenza, niente tassametro, niente scontrino. Ma ti portano a casa. Il nostro ha una Fiat anni ’90 un po’ scassata e la faccia presa in prestito da una fiction sulla mala del Brenta. Il passato da autotrasportatore lo aiuta ad analizzare la situazione con lucidità: «se atteri a Venessia dopo messanotte, ti xe ciavà». Visti i 90 euro in nero che ci chiede per riportarci a casa, la sensazione è che l’analisi sia estremamente puntuale. Un grazie a chi ha venduto gli slot a Volotea per atterrare a quell’ora, senza curarsi minimamente degli utenti. Avremmo pagato volentieri quella cifra per un treno espresso, o un collegamento rapido, pubblico, e sicuro, come ce ne sono in tutti gli altri aeroporti d’Europa. Ma non qui da noi in Veneto, la terra che voleva ospitare le Olimpiadi nel 2020. Un’idea naufragata sul nascere, quella delle Olimpiadi, della quale forse varrebbe la pena di salvare qualcosa. Quei 50 chilometri tra Padova e Venezia, la prossima volta, proveremo a farli a passo di marcia».

fonte: corrieredelveneto.corriere.it 20/09/2012

5 commenti

  1. evidentemente da quelle parti o non sono organizzati o non sono informati su ritardi dei voli o sono solo gondolieri

  2. ma li non funziona nulla si parla di taxi ma non di bus ,di un bar ,mettiamoci anche un venditore di panini e lattine di coca abusivo si intende

I commenti sono chiusi.