"L’applicazione dei suggerimenti dell’Antitrust comporterebbe, in buona sostanza, per l’ente pubblico sovvenzioni ancora più gravose per mantenere in piedi tutti i servizi ‘non profittevoli’, col risultato, per di più, di smantellare l’integrazione della rete e tartassare ulteriormente i cittadini" "Siamo seduti da 30 anni su un ricco forziere, quello dei trasporti pubblici locali, e non lo sapevamo! Questa almeno è la sensazione che abbiamo avuto leggendo le proposte che l’Antitrust ha inviato al Governo ed al Parlamento a proposito del nostro settore. I suggerimenti elaborati dall’Antitrust si giustificherebbero soltanto in un mondo ideale in cui i servizi di trasporto pubblico fossero commercialmente succulenti come quelli della telefonia mobile. Per quanto ci riguarda la proposta dell’Antistrust in sostanza preconizza una bella manovra di liberalizzazione selvaggia come neanche alla signora Thatcher sarebbe venuto in mente. Una manovra pericolosissima, in realtà, soprattutto per le risorse pubbliche".
E’ quanto dichiara Marcello Panettoni, presidente di ASSTRA, rispetto alle proposte dell’Antitrust al Governo sulle liberalizzazioni di alcuni settori.
"All’Antitrust sfugge purtroppo la complessità di un sistema di mobilità collettiva nel quale esistono sicuramente dei segmenti della rete che possono essere profittevoli. Segmenti, a dire la verità molto rari, e che nella stragrande maggioranza dei casi svolgono la fondamentale funzione di contribuire ad assicurare un equilibrio economico difficilmente sostenibile mantenendo in piedi la socialità che caratterizza il trasporto pubblico locale (tariffe basse, servizi notturni, domanda debole, ecc.) L’applicazione dei suggerimenti dell’Antitrust comporterebbe , in buona sostanza, per l’ente pubblico sovvenzioni ancora più gravose per mantenere in piedi tutti i servizi ‘non profittevoli’, col risultato, per di più, di smantellare l’integrazione della rete e tartassare ulteriormente i cittadini".
fonte: filtabruzzo.it – ferpress.it 4/10/2012
Ma qualcuno crede che dell’Antitrust importi qualcosa della funzione sociale del trasporto pubblico?
Il problema non è mai stato l’Antitrust, Bersani, Monti, Giavazzi, Montezemolo, l’authority, ecc…
Il problema è convincere le persone, gli elettori, la gente, il popolo, chiamatelo come volete, che questi soggetti
NON PARLANO NEL LORO INTERESSE, MA NEL PROPRIO!
Se le persone smettessero di bearsi delle parole di costoro, e li mandassero soronamente là in coro, il problema sarebbe risolto.
Non vorrei sbagliarmi, ma il testo, pur nella sua genericità, non mi sembra tanto riferirsi al settore taxi quanto alle aziende municipalizzate, o di provincia e regione, che gestiscono in perenne perdita con costi ripianati dalla fiscalità generale, la mobilità urbana e extraurbana con, bus, tram, treni e metro. Che poi la mobilità possa essere considerata al pari della sanità, in tutto o in parte un diritto dei cittadini, almeno di quelli che pagano il biglietto sia pure a prezzi politici, potrebbe essere un interessante oggetto di discussione. Noi tassisti oggi ancora per un pò, forse, siamo il settore più privato che si possa immaginare, siamo così PRIVATI che non abbiamo neppure i diritti più elementari di cui godono almeno nei paesi occidentali, non dico i dipendenti delle aziende pubbliche, ma, per quanto in perenne smantellamento, neppure quelli delle aziende private. Perchè come noto, cari colleghi iperindividualisti e geni misconosciuti, tutti, nessuno escluso, siamo imprenditori, MA, non possiamo fare i prezzi. Viviamo un pò, cari veterocomunisti che leggete. come durante la NEP prima di Stalin o nella cina di Deng Xiao Ping ai suoi primi passi o nella timida Cuba del fratello minore, ma pur sempre ultrasettantenne di Fidel. , un pò cari nostalgici dei tempi che furono, come al tempo delle corporazioni, ma non solo QUELLE, anche a Firenze nel rinascimento. Insomma signor Antitrust, signora Autorità, non a gennaio questa volta che fa troppo freddo, pigliamocela con calma, non c’è fretta, già ci conosciamo molto bene, e noi da destra e da sinistra siamo testardi come muli, e da tutte le parti, qui come ad Atene.
condivido il pensiero di Koolass,che brutalmente ci dice che dovremo,con calma,pensare di difenderci nel prossimo futuro.Le maglie troppo larghe hanno fatto entrare a occupare i nostri spazi troppi soggetti che col mutamento strutturale delle città,espulsione dei residenti dal centro,trasformazione da industriali in servizi,sviluppo dell’utilizzo della propia vettura ,traffico che si è riflesso sulle tariffe,ecc.ci hanno portato da un servizio per fascie medio,alte a solo alte con la perdita di buona parte dei nostri utenti.Con le nostre divisioni non credo che riusciremo a superare questo gap e alle nostre divisioni e se non metteremo mano a una profonda ristrutturazione del servizio saremo destinati a grama vita.
lo penso anch’io.
ben detto khoolaas !
Da un’altra parte un collega di Roma ricordava che tempo addietro, laggiù era in vigore una forma di taxi collettivo che facendo lo stesso percorso dei mezzi pubblici caricavi e scaricavi clienti alle fermate esattamente come il bus/tram/metro.
Mi continua a girare nella testa da giorni e vi giro la domanda che mi rode.
Ma secondo voi girando come lo scoiattolo nella gabbia per 10 ore al giorno attorno ad es. alla linea 29/30 o 90/91 a bottarelle di 1,50€/cliente a fine giornata non si arriverebbe a incassare più di quello che portiamo a casa di questi tempi?
E con buona pace dei buchi e passivi di ATM?