La leggenda del tassista milionario

homeless_dreamingIeri grazie allo sciopero del trasporto pubblico locale i tassisti si sono rianimati e finalmente sono tornati a casa sereni, sebbene stanchi a rischio d’infarto. Come in quelle due o tre volte l’anno che prendono il famoso “Jolly” cioè una corsa decente, magari sino all’aereoporto situato fuori città, a prezzo fisso. Poi, PER CHI LE HA, ci sono le due settimane della moda, sei giorni in tutto, e, solo per Milano, l’agognata fiera del mobile e del design, altri cinque giorni. Facciamo i conti: tre scioperi, tre jolly, sei moda, cinque mobile totale: 17 giorni.  Negli altri giorni invece, quando non riposa o non è malato, o non va in ferie, PER CHI CI VA, il tassista langue in posteggi strapieni l’80% della sua giornata lavorativa. Aspetta. Aspetta. E mentre aspetta che cosa fa? Sogna. Sogna a occhi aperti. Ed è così che immancabilmente si forma un gruppetto in cui qualcuno racconta la favola preferita dai tassisti: la leggenda del tassista milionario.

Dopo averla ascoltata più volte, mi sono reso conto che si tratta di una favola consolatoria a contenuto religioso, come quando ai poveri ebrei stremati dalla fame e dalla sete nel deserto del Sinai il buon Dio fece scendere dal cielo la manna, il pane degli angeli che nutrì il popolo di Israele per 40 anni fino al raggiungimento della terra promessa. Una specie di sciopero dei mezzi tutto l’anno per 365 giorni l’anno, senza manco lavorare. Che cosa narra la leggenda?  

Parla di un’epoca lontana in cui le corse piovevano addosso al tassista come in un temporale tropicale, le persone prenotavano il loro tassista di fiducia con due tre giorni di anticipo, le commissioni si contavano a decine, tutti i giorni, i jolly erano la carta più comune del mazzo e si rifiutavano per sfinimento tragitti di centinaia di chilometri. C’era la lira, c’erano Craxi Andreotti Fanfani La Malfa Malagodi quella gente lì, non c’erano manco i pony express, gli autobus e i ragazzi sandwich per gli aereoporti, per gli shopping center, per i casinò, per ogni posto a più di dieci chilometri, non c’erano le TAV, gli abusivi, uber, metà dei taxi di oggi, Bersani, Monti, Catricalà, le doppie guide, la conurbazione, c’era la piena occupazione, fioccavano forestali babypensioni e pensioni ai falsi invalidi, i bot davano il 20% , e tutti, ma proprio tutti erano felici e contenti, ma sopratutto, viaggiavano in taxi.

Oggi la benzina è la più cara d’europa, i poveri indigenti sono 4 milioni, i disoccupati reali il 20%, a rischio di povertà altri otto milioni, il degrado urbano ha raggiunto limiti difficili da descrivere, e noi moriamo di fame in buona compagnia, ma in più anche di spavento, visto che ogni due mesi un demente propone di liberalizzare i taxi e se non ci riesce ci fa grandinare addosso cartelle esattoriali. Che abbia ascoltato anche lui ai posteggi la leggenda del tassista milionario?

Come ha ben sintetizzato il buon  Bittarelli quando lo abbiamo intervistato in occasione della sua sfortunata candidatura alle elezioni, l’accanimento contro di noi trova la sua ragione principale nel cambiamento del modello di business dei grandi gruppi che abbandonano o delocalizzano la produzione e la ricerca e “investono” sui servizi. Gli artigiani e le loro famiglie hanno la disgrazia di frapporsi a questo modello e vanno quindi spazzati via. Un mondo di schiavi e di megacentricommerciali. Questo il paradiso che verrà.

Abbiamo gia chiesto più volte lo stato di crisi. Anzi di Krisis. Naturalmente le associazioni, anche loro ferme al 1980, anche loro convinte che la leggenda sia vera, e sopratutto indenni da qualunque crisi fino a quando continueremo a versare loro i nostri soldi senza chiedere in cambio una rappresentanza dei nostri interessi degna di questo nome, fanno orecchio da mercante. Del resto SONO mercanti, che altro dovrebbero fare? Eppure in tempi di Papa Francesco e Movimento cinque stelle, con i Presidenti di Camera e Senato che come primo atto si tagliano il 50% dei propri stipendi una riflessione dovrebbero farla. Sono già sopravissute alla prima repubblica, è vero. Ma la storia insegna che quando la fame incalza non si possono più mangiare neanche le brioches.

10 commenti

  1. Quanto sei vero, caro Khoolas. E che verbo sta nascosto tra i battiti del tuo motore. Peccato che chi ti leggerà annuirà stancamente o farà orecchie da mercante, a seconda che stia seduto al volante o al cadreghino.

  2. caro khoolas,sulle leggende che si ascoltano nei posteggi si potrebbe scrivere un libro (una commedia fantasy ovviamente).
    In merito alle associazioni…lo sanno benissimo come vanno le cose…ma come al solito,finchè chi li mantiene tace….conviene far finta di niente….e le radio cosa dici?…abbasseranno di un pochino il canone mensile?
    A proposito (c’entra poco col tuo articolo)ma ieri hanno fatto festa anche gli abusivi in Centrale, mi diceva un cliente che mentre era in fila si aggirava un tizio chiedendo alla gente se avevano bisogno di un taxi…cavolo arrivano fin sotto le pensiline di carico.

  3. Khoolas chiedere lo stato di crisi non equivale poi ad ottenere quelcosa se a latere della richiesta non c’è una proposta ben articolata. le associazioni (ripeto le ASSOCIAZIONI) interpretano bene la loro parte ma non avendo alcun potere di trattativa devono poi affidarsi alle federazioni sindacali le quali però se non presenti richieste concrete non si muovono. Hai voglia a creare Unioni o Associazioni, ne possiamo creare quante ne vogliamo ma se non hanno potere di trattativa restano solo tessere da pagare.
    Per quanto riguarda le centrali rtx: perchè abbassare i canoni fino a quando i tassisti continuano a pagare? Basterebbe solo chiudere i rubinetti, ma pochi hanno lo stomaco di farlo.

  4. Siria 1, l’alternativa e’ il nulla. Pero’ purtroppo visto che siamo abituati al nulla che le nostre associazioni (salvo rari e sporadici casi) dimostrano di essere, potrebbe andarci anche bene.

  5. Mi pacerebbe sapere quella specie di riunione carbonara che chiamano (impropriamente) parlamentino che si sta svolgendo in gran segreto oggi a Roma, a che decisione storica sia addivenuta. E pensare che democrazia vuole che il popolo sia informato delle mosse dei propri rappresentanti.

  6. I colleghi dovrebbero chiedersi come mai essendo ciascuno un genio incompreso, sta lavorando mentre tutti gli altri si riposano, o perchè è al volante con 38 di febbre mentre gli altri sono sotto le coperte retribuiti. Dovrebbe anche chiedersi perchè pur pagando il carburante più caro d’europa e le assicurazioni più care del mondo, non ha nessun aiuto da nessuno, ma solo cartelle esattoriali. Fatte a se stesso queste semplici domande dovrebbe andare a rivolgerle alla propria associazione, e in caso non ottenga risposte convincenti farsi un’ultima domanda: che cosa ci faccio IO QUI?
    Infine: chi ha la pazienza di leggersi il link Krisis capirà che qui non si staparlando delle crisi esistenziali o d’amore di ciascuno.

  7. Io non riesco proprio a capire: oggi in gran segreto, con una convocazione a stretto giro di mail private (e si sono dimenticati anche qualche indirizzo) si è svolto il Santo Parlamentino a Roma con un paio di temi scottanti all’ordine del giorno, di cui uno è lo stato di crisi REALE in cui versa la categoria.

    Qualcuno ha avuto la brillante idea di non presentarsi e qualcun altro l’altrettanto brillante idea di sparare i suoi dubbi sulla legittimità di richiesta al governo di un nostro EVIDENTE stato di crisi.

    Ora, o si chiede questo URGENTE stato di crisi della categoria taxi, perché è evidente e sacrosanto che con gli incassi degli ultimi due anni e con la caduta verticale degli ultimi mesi SIAMO IN CRISI NERA, oppure quanto è vero che guido il taxi come un povero pirla da mattina a sera per quattro soldi, straccerò la mia tessera sindacale in faccia al mio delegato e porterò i miei libri contabili da un COMMERCIALISTA.

    AVETE ROTTO IL (omissis)

  8. @Libero
    Perdonami ma…. A CHI LO CHIEDI LO STATO DI CRISI se non c’è un Governo???
    Inoltre la convocazione è stata fatta da qualche ASSOCIAZIONE e da un paio di sigle sindacali e via comunicati ufficiosi…. insomma tutto nel sapore di manovre pre-amministrative, tanto per cambiare…
    Quanto al discorso di portare i libri ad un commercialista esterno a coop, consorzi, carovane e bla bla bla vari: io lo ho fatto da un pezzo e devo dire che mi trovo benissimo.
    Tessera sindacale e appartenenza ad una associazione di categoria non sono 2 realtà che necessariamente devono coincidere: anzi a dirla tutta bisognerebbe iniziare a fare realmente sindacato svincolandosi totalmente dalle ruffianate varie delle associazioni.

  9. Scusa Siria1 se prendo le difese di libero, ma lo stato in cui versa il settore taxi è di vera e propria crisi. Che ci sia o non ci sia un governo lo stato delle cose non cambia, abbiamo bisogno come minimo di sgravi fiscali soprattutto per quanto riguarda l’accisa sul carburante e per l’IVA che paghiamo per intero credo unici nell’intero panorama contributivo italiano. Alla faccia degli evasori, noi siamo considerati alla stregua di consumatori finali della filiera dell’IVA
    Un’idea di come funziona l’IVA la si trova qui it.wikipedia.org/wiki/Imposta_sul_valore_aggiunto

    Attraverso un sistema di detrazione e rivalsa, l’imposta grava completamente sul consumatore finale mentre per il soggetto passivo d’imposta – ad esempio l’imprenditore o il professionista – l’IVA resta neutrale.

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