Fece condannare assassini di Luca Massari ora rischia lo sfratto

funerale_luca_massarida laprovinciapavese.gelocal.it 6/04/13 – Al processo non aveva avuto paura. Gianluigi Ricotti, testimone oculare del pestaggio costato la vita a Luca Massari, il tassista di Torrevecchia Pia aggredito a morte a Milano nel 2010 dopo che la sua auto aveva investito un cane, ha raccontato senza reticenze ogni dettaglio della scena a cui aveva assistito dal balcone della casa di via Ghini, dove stava pranzando con la famiglia. Qualcuno ci aveva provato, a farlo tacere. Minacce di morte, intimidazioni. E la sua auto, una Nissan, incendiata proprio sotto casa. Il ragazzo, 34 anni, un’azienda di impianti elettrici gestita insieme al padre, si era ribellato alle regole del quartiere di Scalo Romana, periferia sud di Milano.

Ma, proprio per quelle minacce, era stato costretto ad andare via. «Era diventato insostenibile», spiega. Da due anni abita a Torre d’Isola, con la moglie Luana Zardetto e una figlia di un anno e mezzo. Ma dall’appartamento in cui vive dovrà andare via. Il giudice ha convalidato, ieri mattina, lo sfratto. Dopo il processo, gli affari sono andati sempre peggio. E Ricotti non ha potuto più pagare l’affitto. Eppure, per il coraggio della sua testimonianza, Ricotti, insieme alla moglie, aveva anche ricevuto l’Ambrogino d’oro, per volere dell’allora sindaco Moratti.

«Ma le cose si dimenticano in fretta – racconta il giovane –. Quella testimonianza mi ha cambiato la vita per sempre, ma in peggio». Ieri mattina il ragazzo era in tribunale, senza avvocato («perché non posso permettermelo»), per convincere il giudice Andrea Pirola a sospendere il provvedimento di sfratto. Ma non è stato possibile. «Mi è stato chiesto se riesco a pagare il debito entro 90 giorni, ma non potevo dire bugie – dice Ricotti –. Non riesco a lavorare e anche mia moglie è rimasta senza occupazione dopo la nascita della bambina. L’affitto è di 550 euro al mese. Facciamo fatica anche a mangiare». La coppia vive con l’aiuto dei genitori, dei parenti e di qualche amico.

E il Comune? «Stiamo cercando di trovare una soluzione», assicura il sindaco Michele Trombetta. Ma finora, a quanto pare, un aiuto non c’è stato. «Abbiamo ricevuto solo 300 euro dal Comune, nel 2011, per il pagamento delle bollette – spiega Ricotti –. Nulla di più. Non so come faremo. Ho bussato a tutte le porte, per trovare un lavoro. Faccio l’elettricista e installo anche impianti di allarme, ma mi sono proposto anche per le pulizie. Pensi che mi hano chiesto se ho esperienza. Tutto questo demoralizza». A luglio gli ufficiali giudiziari si presenteranno nella casa senza nome sul citofono, per ragioni di sicurezza, ed eseguiranno lo sfratto. Entro quella data, dunque, bisognerà trovare una soluzione.

«Penso soprattutto a mia figlia – racconta il giovane padre –. E’ a lei che devo un futuro. Ed è lei che devo proteggere». Il pensiero corre agli aggressori di Luca Massari, che Ricotti ha fatto condannare. «Ma usciranno di galera, e non posso stare tranquillo –ammette –. Soprattutto in queste condizioni. A che serve il coraggio se poi sei lasciato da solo? Se tutti ti abbandonano? Sono stato costretto ad andare via da Milano e ho perso tutto. Vado avanti solo per il bene di mia figlia».

4 commenti

  1. Foto istantanea di un paese in caduta verticale.
    I giusti e gli onesti penalizzati senza neanche uno sguardo, le istituzioni devono occuparsene quando serve e non continuare a depositare corone a posteriori per dimostrare che ” lo Stato c’é ” !!!!

  2. Ad una persona così, ammirevole per il coraggio e la disponibilità, dovrebbero “regalare” una licenza taxi se fosse interessato : penso che nessun collega avrebbe qualcosa in contrario ! Ed i Sindacati, in un caso come questo, dopo tante parole, cosa fanno ?

  3. questo fatto dimostra come la prepotenza legata all’indifferenza vinca sempre..questo ragazzo è stato “costretto” ad andarsene, e deve sempre vivere con la paura che quegli animali che hanno ammazzato luca possano fargli visita..lo stato non esiste, quelli se ne fregano e pensano solo alle loro tasche, ma d’altronde lo facciamo tutti, morte tua vita mia..tango 69

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