Platone, Uber e il Tassista

PlatoneFra il 353 a.c. e il 348 a.c , anno presunto della morte del grande filosofo ateniese, Platone scrisse Le Leggi, un dialogo suddiviso in 12 libri, in cui si immagina che tre saggi anziani, uno spartano, un cretese e un ateniese (Platone stesso) mentre si stanno recando da Cnosso all’antro di Zeus, dove si trova il santuario dedicato al re degli dei, discutano tra loro sulla costituzione dello stato e sulle leggi, ovvero su quali norme debbano essere adottate nella fondazione di una nuova città per assicurare la giustizia e la pace fra tutti i cittadini. Ma qual’è l’essenza delle leggi per Platone? Esse sono il giudizio della ragione, la più alta facoltà degli esseri umani, su ciò che è bene e ciò che  è male, su ciò che è giusto e su ciò che è ingiusto, sono quindi un riflesso dell’ordine divino presente nel cosmo del quale l’ordine politico è solo una parte più piccola e subordinata. Ecco perchè i governanti devono essere assoggettati alle leggi e devono garantire che vengano rispettate ed applicate, ed ecco perchè  non dovrebbero cambiarle se non in casi eccezionali.

Duecento anni dopo, nel 146 a.c. l’esercito romano completava la sua definitiva conquista militare della Grecia. Ma il conquistatore venne completamente conquistato dal complesso di arte, filosofia, dalla cultura e dalla bellezza e persino dalle divinità elleniche ed ecco che un rozzo popolo militare divenne Roma. E Roma inventò il diritto ed esportò in tutto il mondo classico, oltre alle strade, agli acquedotti ed alle sue guarnigioni militari, il più straordinario corpus giuridico mai prodotto dagli uomini che non a caso dura sino ad oggi. Retto da un principio in fondo molto semplice, platonico direi, “IURIS PRAECEPTA SUNT HAEC. HONESTE VIVERE, ALTERUM NON LAEDERE, SUUM CUIQUE TRIBUERE” (Le regole del diritto sono queste: vivere onestamente, non danneggiare gli altri, dare a ciascuno il suo).

La giovane general manager di Uber in Italia, non ancora trentenne,  laureata naturalmente in Bocconi, pare con Master e Mba (diciamo pare perchè dopo Giannino non si sa mai), globalizzata con diverse esperienze di studio e lavoro in giro per il mondo, che vanta “competenze nel settore finanziario, digital media, venture capital, start up” (profilo su Linkedin e start up business) non è però d’accordo con Platone, nè con i romani. Lei ha un’idea molto più attuale delle leggi come ha dichiarata l’altro ieri al Corriere della Sera: “Le nuove tecnologie impongono una revisione delle regole che normano il settore (legge quadro 21/1992  e legge regionale 11/2009)” Più esplicitamente, fotografata  in ray ban e foulard mentre scende da una Mercedes nera, con la porta apertale da un signore baffuto in cravatta a righe e vestito di nero, aveva detto a linkiesta.it il 20 marzo: “il problema è che la legge che riguarda i trasporti in Italia risale al 1992, quando la tecnologia che noi utilizziamo non era neanche contemplata. E’ per questo che il nostro algoritmo non può essere inquadrato“.

Ecco l’errore dei classici, di Mosè e delle tavole delle leggi, non sapevano che un giorno avrebbero inventato le app. Ed ecco perchè il nostro paese con i suoi patetici motti  iscritti sui palazzi di giustizia, le sue svagate forze dell’ordine, i suoi antiquati tribunali, non potrà mai essere nè smartcool, non potrà mai reggere il ritmo dell’India e della Cina, della Malesia e della Corea, delle tigri d’oriente e dei brillanti manager emergenti che hanno come orizzonte il mondo, ecco insomma perchè l’Italia non è un paese per app e Milano e Roma non diventeranno mai San Diego.

Il tassista milanese, ignaro, quando verso mezzogiorno si apposta nei pressi del Tribunale ad aspettare avvocati ed imputati alla fine delle udienze, continua ostinatamente a cercare di decifrare  quelle scritte  in latino che gli ricordano qualcosa, e che oscuramente intuisce c’entrano con lui e la sua famiglia, chissà perchè.

6 commenti

  1. Ottimo ! Complimenti, condivido ! Una sola precisazione : mio figlio è un “bocconiano” ma è un ragazzo rispettoso degli altri e delle regole ed educato alla tolleranza; lavora all’Ufficio del Personale di una multinazionale e non diventerà mai un Responsabile delle Risorse Umane stile “killer” ma, forse, un Responsabile “umano” delle Risorse ! La Bocconi ti forma, poi sta a te decidere come confrontarti con gli altri ! Anche gli amici “bocconiani” di Emanuele sono tutti bravi ragazzi ! Non si può fare di un’erba un fascio : esistono anche tassisti onesti e intelligenti ! Le mele marce si insinuano in ogni categoria !
    Saluti e . . . RESISTERE, RESISTERE, RESISTERE !

  2. Gli USA nascono da un grande peccato originale.
    Nascono dal grande saccheggio perpetrato con la conquista del West.
    Un intero continente servito su un piatto d’argento e pronto ad essere “ingoiato” dal più forte.
    C’era il problemino degli indigeni, un popolo di “selvaggi pellirosse” senza patria, senza stato, senza leggi.
    Ed ecco allora pronta la “scusa” con cui motivare ed cancellare ogni scrupolo di coscienza dei conquistatori. Noi siamo buoni e portiamo il progresso, la pace, la libertà, la democrazia e il benessere (sempre con la pistola nella fondina pronta all’uso).
    Loro sono i cattivi, straccioni, primitivi che non vogliono convivere secondo le regole (nostre).
    La storia ha presto dimostrato chi era il più forte.
    Visto il grande successo ottenuto al primo colpo, nel tempo, e con i dovuti aggiornamenti, la “politica” USA ha ripetuto SEMPRE la stessa strategia.
    Individua con precisione i tuoi interessi, costruisci un contesto a te favorevole, condiziona l’opinione pubblica a sostenere e perseguire i tuoi interessi, ed il gioco è fatto.
    Nel corso degli oltre 2 secoli di storia americana il giochetto è stato ripetuto fino alla noia con l’eccezzione del Vietnam dove hanno preso una bella suonata.
    Ed ora eccoci qua con U**** che ripete il copione ancora una volta.
    Stavolta hanno assegnato a noi il ruolo degli indiani.
    Ma, SORPRESA!
    noi non siamo gli indiani noi siamo i vietcong!

  3. Grande Khoolaas! E poi dicono che siamo ignoranti. U… comunque ci ha rotto i ********. Ma già che ci sei cosa vogliono dire le altre due scritte sul palazzo di giustizia?

  4. @ Costi PG20 : il problema non è tuo figlio ma l’ideologia che si insegna in Bocconi, liberismo e il Dio mercato con i risultati sotto gli occhi di tutti, e il governo più antipopolare della storia dell’Italia repubblicana a nome del suo rettore. se poi la multinazionale dove è impiegato tuo figlio decidesse domani di delocalizzare o di chiudere non so quanto di umano resterebbe, ma spero di no.

    @ gladius:

    “La giurisprudenza è la scienza che tratta gli affari umani e divini, le cose giuste ed ingiuste”
    ” Siamo nati per la giustizia perchè il diritto si fonda sulla natura e non sulle opinioni”
    La traduzione è mia, adesso però fai la fatica di leggere l’originale in latino sul frontone del palazzo.

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