App, app, solo app. La app sarà la salvezza dell’Italia. Povera Italia!

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Segue il testo tratto da archiviostorico.corriere.it  

Chi si fosse mai trovato a New York nella condizione di farsi trasportare da Manhattan a Brooklyn saprà quanto è complicato trovare un taxi disposto a coprire la tratta. Uber è nata negli Stati Uniti, a San Francisco per la precisione, proprio per rispondere a un bisogno del genere. Si tratta di un’applicazione per smartphone sia iOS sia Android che permette di chiamare un’automobile scura ed elegante con autista con un semplice tocco sullo schermo e di seguire sulla mappa il percorso che sta facendo per arrivare.

Il download è gratuito, la corsa è un po’ più costosa di quella di un taxi e l’app può rivelarsi davvero preziosa durante gli spostamenti estivi: con la stessa soluzione, a cui in fase di registrazione sono stati comunicati i dati della propria carta di credito, ci si può muovere in tutte le principali città degli Stati Uniti, a Londra, Berlino, Parigi, Stoccolma e Amsterdam, solo per citarne alcune.

L’Italia è coperta da qualche mese a Milano e Roma, non senza le proteste dei tassisti che stanno caratterizzando lo sbarco di Uber un po’ in tutto il mondo. L’accusa è di concorrenza sleale e, facendo riferimento nello specifico alle norme italiane, di non rispettare la legge che impone alle auto a noleggio con conducente di partire dalle loro rimesse quando ricevono la chiamata. All’app viene anche contestata la mancata comunicazione preventiva del prezzo della corsa, al cliente viene data solo un’idea di quanto potrebbe costare, non avendo lo smartphone lo stesso valore di un tassametro. Il dibattito rimane tuttavia aperto proprio perché il testo vigente, la legge 21 del 1992, è stato scritto quando i telefoni cellulari connessi alla Rete non erano ancora diffusi. Uber resiste al braccio di ferro, in Italia come nel resto del globo, ritoccando quando necessario alcune voci del suo servizio. A New York, ad esempio, le auto che costano meno e fanno concorrenza diretta ai taxi non possono più utilizzare l’app per completare i pagamenti.

A Milano è probabile che il Comune imponga la comunicazione preventiva della spesa e un tempo minimo di attesa per permettere alle vetture di partire dalle rimesse. E qui è entrato in gioco il 36enne Tommaso Lazzari, ex dipendente Uber che sta provando a contrastare gli statunitensi venendo incontro alle istituzioni nostrane. La sua applicazione, a cui aveva iniziato a lavorare prima dell’arrivo di Uber in Italia, si chiama EzDriver. Al momento è praticamente identica a quella del più strutturato concorrente, ma «la stiamo modificando per rispondere alle richieste del Comune di Milano». Ci saranno quindi zone a tariffa fissa, 20 euro nella cerchia dei Bastioni, attesa minima e prezzo comunicato prima di partire. La prossima preda sarà Roma, ma non se ne parla prima di settembre. Con la nuova versione Lazzari dovrebbe scrollarsi di dosso i problemi legati al rispetto delle regole e le accuse dei tassisti.

Il suo coetaneo Michele Amori, invece, ha deciso di partire proprio dai tassisti per diffondere la sua di soluzione. La tecnologia è sempre la stessa: un’app per chiamare l’auto, un taxi in questo caso, e seguirne gli spostamenti sulla mappa. A differenza di Uber ed EzDriver, NewTaxi si rivolge a chi ha bisogno di un normalissimo tassì e ai conducenti stessi che vogliono sperimentare una nuova modalità di contatto con il cliente. Ci sono infatti due versioni, Passenger per i clienti e Driver per proprietari di auto e licenza. Per diventare più appetibile delle applicazioni che le società di radiotaxi mettono già a disposizione del loro parco vetture, ad esempio itTaxi, Amori, oltre alla famosa mappa, dà la possibilità di selezionare il servizio più adatto alle proprie esigenze: l’accettazione di una carta di credito specifica, un autista che parla una lingua diversa dall’italiano, la possibilità di trasportare gli animali o di collegarsi a Internet tramite wi-fi. «Spieghiamo noi ai conducenti che possono usare lo smartphone come hotspot», racconta Amori. Si può chiedere anche l’aria condizionata o una vettura in grado di trasportare disabili. Per il cliente non c’è nessuna maggiorazione rispetto al conto del tassametro, mentre il professionista paga a NewTaxi una commissione di 0,79 centesimi per ogni corsa. Per ora sono coinvolti 190 tassisti, la maggioranza dei quali si trova a Roma. In agosto arriverà anche la versione per Android. Amori si augura di ottenere supporto economico da un fondo di venture capital per dare ulteriore vigore al progetto. La speranza è sempre la stessa: contrastare il colosso a stelle e strisce.

3 commenti

  1. A Ap App Appe Appen Appena il giochino si “rompe” forse la finiranno di rompere i c******* al mondo intero, loro e le loro APPS (s per il plurale da vero English man).

  2. ma tutte ste app per i taxi,peccato che mancano i clienti,perche di taxi ce ne ovunque

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