LUGANO tio.ch I tassisti sono esasperati: “Siamo tassati per ogni chilometro che percorriamo, da mattina a sera ci controllano con il disco e, come se non bastasse, c’è chi preferisce chiamare le auto italiane per farci la cresta”, racconta infuriato un autista di Lugano.
Sì, il problema sono le Ncc, auto a noleggio con conducente, italiane. Niente di illegale, finché il trasporto include l’attraversamento della frontiera. Davide Bassi delle Guardie di Confine ci spiega: “Abbiamo dei sistemi per controllare che non effettuino il cabotaggio – ovvero il trasporto interno in Svizzera a loro vietato – ma non posso dirvi come, aiuteremmo chi viola la legge”. Sono molti? “Posso dire che si è notato un effetto sostituzione. Lo vediamo tutti, una volta potevamo vedere i taxi bianchi italiani anche a Lugano, mentre oggi non se ne vedono più”.
“È diventata una giungla – continua il tassista – durante la settimana non c’è nessuno. Poi, il weekend quando ci sono i clienti, sono tutti qui”. Per moltissimi, ci spiega, la guida del taxi è il secondo lavoro che inizia il giovedì o il venerdì fino alla domenica.
*Con gli Ncc guadagnano il doppio* – I servizi di Noleggio con conducente sono offerti soprattutto dalla vicina Italia. “Loro non sottostanno a tutti i regolamenti che sono imposti a noi e non devono pagare le stesse tasse che paghiamo noi”, continua l’autista. Alla sua voce si aggiunge quella di un collega: “Dovrebbero avere la placchetta identificativa rivettata sulla carrozzeria, ma la tolgono per non farsi fare domande in dogana”. Che gli Ncc abbiano trovato terreno fertile in Ticino è un’evidenza, ma l’accusa di chi si trova a concorrere con loro è chiara: “Bisogna prendersela con chi li aiuta”. Chi lo fa? “Chi collabora con loro, quelli che li chiamano”. Ad aggiungere chiarezza arriva l’altro collega con meno peli sulla lingua: “Alberghi, agenzie di viaggio, segretarie negli uffici”, tuona. “Fanno la cresta. Alcuni concierge, per una corsa a Malpensa, chiedono 300 franchi. Noi ne fatturiamo 230, gli Ncc 160. Quello che avanza è molto di più”.
Alla conversazione si aggiunge una nuova voce. “Vogliono intascare il 50% di ciò che paga il cliente o anche di più. Noi dobbiamo fare la gara al ribasso, ma il prezzo per il passeggero rimane lo stesso”. Gli aneddoti che ci raccontano hanno dell’inquietante: “Eravamo seduti in attesa di una chiamata. Squilla il telefono di un mio collega, è un albergo che chiede un preventivo per Interlaken, 600 franchi dice lui. Poco dopo chiamano me. Però era il cliente che stava facendo una verifica, 600 franchi dico io. Quando sono andato a prenderlo mi ha
detto che l’albergo ne ha chiesti mille”.
Chi, poi, è affiliato a una centrale di chiamata, ogni mese è tenuto a pagare l’iscrizione di 800 franchi circa. Ma non finisce qui, a questa cifra mensilmente si aggiunge un’altra spesa tra i 150 e i 250 franchi, per cosa? “Si chiama Commissione alberghi”.
*Non succede più da anni *- Facendo un giro di telefonate tra gli alberghi di lusso della città, la risposta è stata: queste cose non succedono più da anni. Poteva succedere una volta, oggi che le cose funzionano già a rilento sarebbe solo controproducente. È un periodo
difficile per tutti, i tassisti cercano qualcuno da incolpare. Un po’ meno elusivo Corrado Kneschaurek, per decenni alla guida del Du Lac e rappresentante degli albergatori. “Evidentemente se un concierge manda gente da un parrucchiere, chiama un certo tipo di taxi, se manda a fare shopping in certi negozi qualcosa può tornare. Non sarà una vera e propria cresta, ma un certo tipo di riconoscimento da parte di chi riceve l’affare può esserci. Non mi risulta però che sia così fuori norma. Anche l’albergo se l’agenzia gli manda un cliente paga una commissione, attorno al 20%”. Ma anche l’ex albergatore non crede si possa generalizzare: “Fatti come quelli che mi ha raccontato credo che siano da imputare a pecore nere, o mosche bianche, scelga lei”.
È proprio un brutto periodo. “Sì, è dura per tutti. Ma quanto vale per i tassisti vale per gli albergatori e per tutto il turismo. Siamo troppo regolamentati. A nessuno salterebbe in mente di mettere un limite alle vacanze all’estero degli svizzeri. Invece qui contano e controllano ogni cosa. Servirebbe un po’ più di mercato libero”.