Stazioni, aeroporti, centro storico: gli autisti illegali dominano tra violenza e turisti truffati
da linkiesta.it «Taxi prego, serve un taxi?». La richiesta è insistente e marca stretti gli avventori in transito, dalla mattina alla sera. Succede alla stazione Termini e allo scalo di Tiburtina, agli aeroporti di Fiumicino e Ciampino, ma anche nei punti strategici del centro storico: ai piedi di un lussuoso hotel o svoltato l’angolo di via del Corso. A Roma il fenomeno dei tassisti fuorilegge, effetto normalizzante di una città che arranca tra bellezza e soprusi, è lottizzato da due categorie: la prima è quella degli abusivi, cani sciolti che girano con auto private per caricare turisti inermi e clienti sprovveduti. Poi ci sono gli Ncc con licenze rilasciate per altre città che però esercitano stabilmente nella Capitale. Il comune denominatore è l’illegalità che, tra racket e “liberi professionisti”, genera ogni anno un indotto di svariati milioni di euro.
Si appostano nelle vicinanze del posteggio taxi e sondano gli umori dei clienti in fila. Sorridono, incalzano, traggono in tentazione soprattutto nelle ore di punta, quando la coda per un’auto bianca conta decine di persone ferme ad aspettare. A cadere in trappola sono i turisti europei, statunitensi, asiatici spesso colti alla sprovvista ancor prima di orientarsi, mentre con gli italiani la tattica è più prudente. Palestra preferita dagli abusivi è la stazione Termini, dove passeggiano a tutte le ore in cerca di clienti da caricare, che diventano polli da spennare quando arrivano i Frecciarossa dal nord o i treni dall’aeroporto. Del tassametro neanche l’ombra, il prezzo lo fa l’autista con una discrezionalità che può arrivare alle minacce. Anche 50 euro per pochi chilometri di percorso, specialmente in giorni nevralgici come durante gli scioperi di bus e metrò. La contrattazione avviene sulla banchina, dove l’autista si informa sulla destinazione del cliente, dopodiché fornisce il preventivo che, in alcuni casi, aumenta una volta saliti in auto.
Meglio le destinazioni più lontane, come l’aeroporto Leonardo da Vinci, per il quale i più parsimoniosi chiedono venti euro di maggiorazione rispetto alla tariffa stabilita dal Comune di Roma, ma c’è anche chi arriva a 50 o 100 euro in più. Con buona pace dell’immagine turistica, una delle cartoline più gettonate della Città Eterna è fotografata dagli abusivi che lambiscono gli avventori stranieri seducendoli fin dentro l’uscio di stazioni e aeroporti, salvo dileguarsi all’arrivo delle forze dell’ordine. Se chiedi loro dove hanno l’automobile, quasi ti prendono per mano: «Vieni con me che è parcheggiata poco più in là». E ti portano alle vetture, normali auto private senza livrea, spesso anonime e segnate dal tempo.
A osservarli, mani sul volante e facce sconsolate, ci sono i tassisti, quelli veri. In sosta alla stazione Termini se ne incontrano parecchi: qualcuno non ha voglia di parlare, altri sono fiumi in piena. Scuotono la testa, scandiscono l’eloquio della rabbia che lascia il posto alla rassegnazione. Sanno che non vale la pena andare a discutere con gli abusivi, già protagonisti di liti e risse. «Molti di loro – ci spiega un tassista in attesa – sono pregiudicati, persone senza scrupoli che non hanno nulla da perdere, ragion per cui non hanno paura dei controlli e si sentono al di sopra della legge». Non bastano i blitz della polizia municipale, le operazioni dei carabinieri in borghese, i controlli a campione. «Noi abbiamo chiesto presidi fissi delle forze dell’ordine nei punti di maggior interesse, ma non siamo stati ascoltati», spiega a Linkiesta Daniele Saulli, responsabile per il Lazio del sindacato Uritaxi. «I nostri associati sono esasperati e noi teniamo gli occhi aperti, denunciamo, presentiamo dossier». Passeggiando per la banchina taxi di Termini la realtà sembra dare ragione ai rappresentanti delle auto bianche, mentre un altro tassista ci confida: «Arrivano i vigili urbani e invece di controllare gli abusivi fanno le pulci a noi, mi dica se non dobbiamo sentirci presi in giro».
L’altra faccia dell’abusivismo romano è rappresentata da una fetta degli Ncc (Noleggio con conducente). Saulli traccia il ritratto degli illegali: «Per legge gli Ncc dovrebbero effettuare il servizio e poi rientrare alla rispettiva rimessa del comune di appartenenza. A Roma invece ci sono molti noleggiatori con licenze rilasciate a Trento o in Calabria che risiedono e lavorano qui. Spesso le licenze vengono accordate senza bando di concorso, in maniera totalmente illegale. Basti pensare che un comune può emettere licenze proporzionalmente al numero degli abitanti e ci sono casi di paesi che hanno più licenze Ncc che abitanti». Emblematico l’esempio di Cicala, comune calabrese di 900 anime finito nell’occhio del ciclone per aver sfornato ben 213 licenze. Sorprendente o forse no, se si considera che per molte amministrazioni la pratica sopracitata è un viatico per aggiustare i bilanci, facendo il paio con mazzette, racket e associazioni a delinquere. «Solo a Roma, a fronte di 1025 licenze di noleggiatori regolari, ce ne sono 6000 irregolari rilasciate da altri Comuni italiani», spiega Marco Volpe, referente permessi e informazioni dell’Agenzia per la mobilità del Comune di Roma.
Al contrario degli abusivi di Termini, gli Ncc con “le licenze al prosciutto” (così li chiamano i tassisti romani) sfrecciano a bordo di berline Mercedes e van dai vetri oscurati. Battono palmo a palmo i punti strategici del centro storico: da Piazza Augusto Imperatore a Santa Caterina, grandi alberghi e punti di ritrovo. Eppure, chiosa Saulli, «la legge prescrive che nei comuni in cui esiste un servizio taxi gli Ncc debbano sostare nelle proprie rimesse e non negli spazi pubblici». Capita invece che le autorimesse dichiarate nelle licenze risultino locali angusti o garage fantasma dove le automobili non entrano, perchè impegnate a battere cassa nella Capitale. Negli ultimi mesi false attestazioni, licenze truccate e tangenti sono finite nel mirino della magistratura che indaga nell’hinterland laziale ma anche in Abruzzo, Campania, Calabria e Sicilia.
L’aeroporto di Fiumicino è il Bengodi degli Ncc irregolari. Qui l’esercito degli autisti fuorilegge ha messo in atto una spartizione del territorio presidiando i saloni degli arrivi per adescare clienti e anticipare i “colleghi” tassisti in attesa nel posteggio. La strategia è quella di riempire i van con più passeggeri possibili per poi richiedere un prezzo “ad personam” nonostante i regolamenti impongano tariffe Ncc collettive. In estate alcuni episodi sono sconfinati in violenza e minacce. A giugno un autista ha caricato sul proprio furgone diverse famiglie per un viaggio cumulativo all’insaputa dei clienti che, accortisi dell’escamotage, hanno chiesto di scendere ma sono stati chiusi a forza dentro la vettura. Pochi giorni prima ha fatto scalpore il caso di una famiglia del Bangladesh che, rifiutando il passaggio offerto da un noleggiatore, è stata malmenata e rapinata di 100 euro. Sempre a giugno una maxioperazione della Polizia di frontiera ha sequestrato oltre 250 licenze Ncc tra Fiumicino, Ciampino e Civitavecchia perchè rilasciate abusivamente.
L’escalation dell’abusivismo non conosce tregua e lambisce anche i titolari di auto bianche, come documentato dai servizi del programma Rai L’Arena su tariffe maggiorate e truffe ai danni di turisti stranieri. Ne prende atto Saulli ai microfoni di Linkiesta: «Purtroppo all’interno della nostra categoria c’è anche una piccolissima minoranza, l’1 o il 2%, che lavora in modo poco ortodosso con i clienti». All’orizzonte molte buone intenzioni, ma facendo un giro nei luoghi caldi la musica è la stessa. Eppure il sindaco Ignazio Marino promette: «Presto non avremo più nessuna presenza di tassisti in stazioni e aeroporti, è un nostro preciso impegno liberare dall’illegalità i biglietti da visita della nostra città». Dall’Uritaxi apprezzano, ma con cautela: «Qualcosa si sta muovendo con la nuova amministrazione, sono partiti indagini e sequestri di licenze ma non vorremmo che fosse un’operazione spot, perché qui ci vuole attenzione continua». D’altronde, insiste Saulli, «la legge c’è già, è la 21/1992 e tutela i diritti dei tassisti, basterebbe farla rispettare, cosa che oggi non accade».
Dati i commenti sotto all’articolo, gli italiani si meriterebbero proprio un servizio liberalizzato, con tutta la mer.a che si porterebbe dietro, ma scommetto che poi, visti i risultati, i più convinti liberalizzatori, mercatisti infami ma solo sulla pelle degli altri, scomparirebbero come i fascisti dopo il ’45: tutti partigiani, dopo.
Stranissimo questo pezzo su L’Inkiesta.
Sta girando il vento?
Quelli sono banderuole.
NCC Molisano DOC, ho rimessa nel mio paese di residenza, non solo, ho regolarizzato la vettura come TAXI senza tassametro, visto che la 21/92 lo consente, chiaramente svolgendo alcuni obblighi e adempimenti. In questo momento, come tutte le mattine, la mia vettura adibita a servizio pubblico, esce dalla rimessa e si parcheggia in area taxi a 1,2 km dalla sua rimessa nel territorio comunale di appartenenze a 186 km da Roma e aeroporti. Visto che lavoro solo nella mia provincia, visto che le mie prenotazioni aeroportuali e stazioni ferroviarie, partono direttamente dall’estero, dove diverse decine di immigrati dal mio paese, utilizzano il MIO servizio per farsi prelevare da un compaesano, dalla capitale ai loro paeselli d’origine. Ma secondo le forze dell’ordine, anzi vigili urbani, che interpretano le norme a loro piacimento, con un “ciancicato” accento “de Roma” fermano chiedendo documenti d’ogni tipo, sperando di trovare un qualsiasi cavillo che faccia sospendere il servizio, mentre chi ha le licenze da “prosciuttaro” continua a fare servizi da e per Roma, senza neanche conoscere le origini della propria licenza. E’ assurdo, spero che la rivolta di noi che viviamo i piccoli centri, sia imminente, il ratto delle licenze deve essere arrestato, se a Roma Lavorano 5000 NCC, vuol dire che c’è lavoro per tutti e dunque che Roma mettesse una pezza a questa situazione. Noi abbiamo tutto il diritto di lavorare tranquilli.