“….Al cliente, quasi sempre straniero, veniamo spacciati come taxi, anche se non lo siamo. In questo caso le tariffe sono un po’ più alte. Poi dei 55 euro pagati per andare a Fiumicino, 15 vanno al portiere che intasca subito i soldi e 40 euro a noi da dividere in due, tra me e il capo»…”
da uritaxi.it Il lavoro comincia all’alba. Alle sei e mezzo di mattina devi essere già sul Viano, pronto a partire. Mario, 54 anni, autista, racconta l’altro volto dei noleggiatori. Quello delle cooperative che gestiscono il business romano con licenze fornite da altri Comuni, qualcuna pure sospesa. Con garage fittizi e contratti di lavoro fasulli.
Quattrocento euro al mese di «stipendio» pattuito con una firma su un foglio inutile. Un giro illegale segnalato dai tassisti e dai noleggiatori romani regolari, che hanno scritto alla polizia, alla guardia di finanza, all’Agenzia delle entrate, all’Ispettorato del lavoro. Un giro che a Roma è diventato la regola. «L’anno scorso mi sono ritrovato a piedi – spiega Mario – Un mio amico mi ha detto c’era una cooperativa che cercava persone. Così mi sono presentato e mi hanno preso subito, senza troppe formalità».
«Mi hanno detto ti facciamo un contratto a prestazione. Gli ho chiesto come funziona», dice. «Semplice, si tratta di un foglietto di carta dove l’autista si prende la responsabilità di tutto, specificando che non esistono vincoli tra chi guida e il cosiddetto datore di lavoro». Così non ci sono problemi legali, nè di cause, nè di rivendicazioni sindacali. «Ovviamente – continua – c’era un patto non scritto tra me e il capo della cooperativa: io guidavo, lui mi dava circa la metà degli incassi». Il lavoro è semplice, a organizzarlo è il capo che attraverso la segretaria gestisce una parte dei movimenti.
«La sera ti mandano un sms con il numero di targa della vettura da prendere – racconta Mario -Quando arrivi nel garage, una rimessa illegale dove vengono parcheggiate le auto con licenze quasi tutte rilasciate da Comuni di fuori Roma, prendi la chiave e cominci». Se il cliente non c’è, si aspetta che arrivi l’sms con l’obiettivo. «Quando hai finito comunichi sempre via sms che il lavoro è terminato. Se hanno altri servizi, riparti. Altrimenti aspetti», aggiunge l’autista pentito.
E i clienti? «Beh, la maggior parte sono turisti agganciati in città, negli hotel, nei ristoranti. Qui il prezzo è trattabile, mi capisce? Pagano tutto in nero, io registro la corsa su un blocchetto di ricevute finte e lascio tutto nel deposito a fine turno». La serata termina verso le 11, circa 15 ore dopo.
Una buona fetta degli incassi deriva dai servizi per gli hotel. Ci sono hotel a cinque stelle, stamberghe, B&b. «C’è un’interconnessione tra noi e gli alberghi racconta Mario, facendo i nomi degli hotel più lussuosi di Roma Una sinergia. Qualcuno da lì chiama l’Ncc. Al cliente, quasi ‘ sempre straniero, veniamo spacciati come taxi, anche se non lo siamo. In questo caso le tariffe sono un po’ più alte. Poi dei 55 euro pagati per andare a Fiumicino, 15 vanno al portiere che intasca subito i soldi e 40 euro a noi da dividere in due, tra me e il capo». Soldi che rimangono in cassa della cooperativa che paga solitamente il 10 del mese successivo. Intanto su strada, Mario lavora un giorno con la licenza di Roma, il giorno dopo di Greccio, l’altro di Ragusa. «La cifra massima che sono riuscito a prendere? 2mila euro in ventiquattr’ore. Avevo fatto 8 aeroporti. Avevo bisogno di soldi e forse ho rischiato, ma è andata bene».
La vignetta è di Remo Varese 55 il vignettista dei tassisti italiani