I Taxisti milanesi dicono no a Uber e lottano contro l’Abusivismo

uber_no(Comunicato di Categoria Unita) La Categoria da tempo chiede più legalità per contrastare un fenomeno che si estende a macchia d’olio e che rischia di sottrarre lavoro a migliaia di conducenti regolari, soprattutto per gli effetti che l’applicazione Uber produce in termini di sfruttamento degli NCC. I noleggiatori oggi sono istigati a competere illegalmente contro il servizio taxi, offrendo corse per pochi spiccioli sui cui i proprietari di Uber intervengono per accaparrarsi il proprio margine. Al di la dei dati sbandierati, però, il Comune conferma un’ambiguità di fondo, mostra, da una parte, alla categoria i risultati della campagna repressiva contro Uber e dall’altra non disdegna di sostenere, concedendo il patrocinio, ad una iniziativa come Wired Next Fest 2014 che contempla uno spazio dedicato alla multinazionale.

La Categoria taxi ormai è stanca di scontrarsi quotidianamente con un atteggiamento ambiguo e contraddittorio da parte del Comune di Milano e rivendica una politica che inequivocabilmente punti alla messa al bando di iniziative dietro all’innovazione tendono a sovvertire le regole che consentono alle imprese di operare in libertà.

E’ più di un anno che la Categoria deve subire la promozione indisturbata di un marchio, Uber, che agisce nell’illegalità, producendo, oltre alla concorrenza sleale, un continuo stato di tensione sociale destinato a ripercuotersi pesantemente sulla cittadinanza.

Le recenti iniziative di Uber dimostrano che, non solo la multinazionale è consapevole della natura illegale dell’applicazione, ma intende fare dell’illegalità la ragione stessa della propria iniziativa. Precisamente l’applicazione chiamata Uber-pop che a giorni dovrebbe essere scaricabile da internet, dovrebbe consentire a chiunque di fare il Taxista Abusivo a chiamata per arrotondare il budget familiare incassando 49 centesimi al minuto.

Si tratta, come è evidente, di un’applicazione che si scontra con la normativa che regola il lavoro, e in contrasto con il Codice della strada il cui agli artt. 82 e 86, quest’ultimo recita: “Il servizio di piazza con autovetture con conducente o taxi è disciplinato dalle leggi specifiche che regolano il settore”.

L’inottemperanza a queste norme comporta sanzioni amministrative pesanti con sospensione o revoca della patente e sequestro dei veicoli, che metterebbero in grave difficoltà persone ignare del pericolo a cui stanno esponendosi accettando le offerte di partenariato proposte da Uber.

La Categoria taxi vuole credere che l’Amministrazione comunale non intenda sostenere un processo che rischia di sovvertire le regole dello Stato italiano, ma si faccia parte attiva per ottenere la messa al bando dell’applicazione.

Milano, 16 maggio 201

Un commento

  1. Il tassista comune si chiede: il “partneriato” di U… non rischia di essere, al di là delle migliori intenzioni degli estensori del comunicato, un’eufemismo nocivo? COMPLICITA’ significa invece che i 7.000 euro li paga anche U…. Ma siamo così sicuri che sia SOLO una questione di codice della strada? Non è amici un problema esclusivamente da vigili, ma di interpretazione approfondita sulla eventuale natura penale di un COMPORTAMENTO NUOVO CHE VIOLA APERTAMENTE NON SOLO LE NORME FISCALI E CIVILI VIGENTI, MA ANCHE L’AUTORITA’ DELLE ISTITUZIONI DI NORMARE UN SERVIZIO PUBBLICO. Ed è palesemente un azione premeditata e reiterata. Di fronte a fatti nuovi non bisogna MAI cari amici dare per scontato i criteri utilizzati in passato per fenomeni analoghi, ma differenti. Sul resto come si fa a non essere per una volta d’accordo?

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