Mentre a Milano ci si indigna perchè il Comune sponsorizza la presenza di Uber al Wired Fest, e sappiamo tutti come è andata a finire – pomodori e sette giorni di scioperi – mentre in tutta Europa i tassisti manifestano per la prima volta a livello continentale contro la sciagurata app californiana e a Bruxelles la mettono fuorilegge, il due volte Presidente Matteo Renzi, Presidente del Consiglio in Italia e Presidente del Consiglio Europeo per i prossimi sei mesi, non trova niente di meglio da fare che andare a Venezia a un convegno dove c’è la nostra amica general manager, o come si chiama, che snocciola le solite formulette imparate a memoria, in inglese of course, sull’innovazione, la tecnologia, la libertà, le magnifiche sorti e progressive, insomma sulla necessità per il governo di diventare smart come Uber.
Ma che ne sapeva il povero Renzi, direte voi? Ha visto la parola Europa e la parola Digitale e avrà pensato che un Presidente giovane, dinamico, riformista, innovatore, pragmatico, efficace, efficiente etc. etc non poteva mancare. Oppure, più semplicemente, i suoi assistenti gli hanno piazzato l’ennesima comparsata fra una riforma della Costituzione e una del Lavoro.
C’è però un problema. Anche il più impegnato fra i politici sa che i tassisti sono dei bifolchi cocciuti e rompiscatole che seppure non contino nulla e alla fine non siano altro che una banda di straccioni, è meglio possibilmente evitare e semmai bastonare in silenzio. Lo sanno un pò tutti nell’arco costituzionale, si diceva così prima della Riforma, Albertini, Bersani, alla fine l’ha capito persino Monti, nonostante il rettorato in Bocconi.
L’ha capito anche la Caporalessa, sottoufficiale periferico, della famosa bolla – bubble in inglese – da 18,2 miliardi di dollari per i fortunati prossimi investitori di Wall Street secondo il Sola 24 Ore, che in Italia impiega ben 6 precari al call center e la cui fantascientifica attività consiste nel lucrare il 20% sul lavoro illegale di qualche decina o centinaia di disperati da lei stessa reclutati negli slums di Roma e Milano, come fanno tutti i caporali di questo mondo, compresi quelli che tiranneggiano i disgraziati profughi africani per la raccolta di pomodori al Sud.
E lo sa anche il ministro Lupi, fino a prova contraria, nominato dallo stesso Renzi, che ha aperto un tavolo con i rudi tassisti e gli altrettanto rozzi noleggiatori su una legge dello Stato fra le più riformate della storia repubblicana in maniera bipartisan e sui famosi decreti attuativi che non hanno mai visto la luce, neanche in questo caso, forse per colpa della burocrazia che il nostro Premier tanto vuole riformare.
E allora, Presidente, non abbia dubbi, non si faccia ingannare dalle chiacchere ripetute come una mantra all’infinito, lei che è un uomo pratico e rapido sa benissimo che la realtà non è un ologramma: non sono i lavoratori, ma lo sfruttamento, il caporalato ad essere antichi, antichissimi, per nulla moderni, anche se assumono le sembianze di una microonda o di una poverina in giacca e pantaloni, laureata manco a farlo apposta alla solita Bocconi.
Cose sapute e risapute, dette e ribadite a riprova del potere della nostra “lobby” che non riesce a scalfire minimamente l’inarrestabile declino cui è destinata la nostra attività nella quasi totale indifferenza di autorità e popolo bue (utenti e non) che godono ad infierire sui nostri “presunti e fantasiosi privilegi” !