L’inno nazionale francese, composto nel pieno della Rivoluzione nel 1792, si chiama così perché lo cantavano i volontari di Marsiglia entrando in Parigi per unirsi all’Armata del Reno, formata in fretta e furia per salvare la neonata Republique. Gli eserciti delle monarchie assolute che allora regnavano in tutta Europa volevano eliminare sul nascere l’anomalia francese e restaurare l’ancien regime. Nel tempo è diventato in assoluto l’inno nazionale più famoso al mondo, forse perché la patria dello champagne, della moda e degli incontri galanti, ha un’idea forte della propria dignità che ben esprime in quelle strofe. E guai a farli arrabbiare i francesi perché quando si arrabbiano, si arrabbiano.
La nostra come si sa è tutta un’altra storia, ma in questo caso, per una volta, siamo all’avanguardia. Non deve sfuggire a nessuno che la rivolta di ieri dei colleghi d’oltralpe contro Uber arriva un anno dopo le cinque giornate di sciopero milanese. Lì Uber è stata dichiarata fuorilegge nel 2014 e i tassisti si sono arrabbiati perché nonostante sia vietata, la Legge non viene fatta rispettare nella pratica. Non oso neppure immaginare cosa farebbero se qualcuno gli proponesse un parere come quello dell’Autorità Trasporti o gli facesse ventilare che quel parere è la base di un cambio di normativa.
Ma noi siamo brava gente, molto più pacifica e disposta per natura al compromesso. Un popolo di Santi, eroi e navigatori. Il fatto è che non si capisce proprio che cos’altro possiamo venderci a parte il pos obbligatorio e la laurea in giurisprudenza nel bollettone. Uber ha portato nel mondo anglossassone una specie di radiotaxi sotto forma di app che lì non c’era perché le grandi compagnie guadagnano dall’affitto dell’auto 24 ore al giorno, le corse il servizio sono un problema dei clienti e dei pakistani che guidano. Ma qui, e pure in Francia, i radiotaxi, compresa l’ultima forma limitata, la app, li abbiamo da 50 anni . Non abbiamo le stelline questo è vero, ma manco il surge pricing, cioè faccio i prezzi che mi pare, perché le tariffe le decide l’ente pubblico, mentre i costi ce li sobbarchiamo noi. E’ per questo che qui Uber non riesce a sfondare: abbiamo uno dei migliori sistemi di taxi del mondo. E non abbiamo aree metropolitane da 12 o 15 milioni di abitanti, quindi non mancano neppure i taxi, che spesso fanno lunghe attese proprio perché sono troppi per la domanda di città di piccole o media dimensione.
Non è difficile. Lo sanno tutti meno quelli che sono pagati per saperlo. E che evocano magari inconsapevolmente il Far West, non capendo che ci perderebbero tutti, tassisti, utenti, stato, comuni, regioni, tutti meno la multinazionale, naturalmente. Perché nessuno a quel punto farebbe più il tassista regolare cara Autorità e le tariffe sarebbero libere sì ma di crescere, vada a prendere un taxi a Stoccolma, Svezia, e capirà. E non capendo sopratutto che 40.000 famiglie sul lastrico sono un grave problema sociale che davvero non ha alcun senso creare. A meno che uno pensi che bisogna fare incazzare tutti perché bisogna riformare tutto indipendentemente dal fatto che funzioni o meno. Anche la cupola del Brunelleschi, perchè ormai ha quasi 600 anni, anche gli Uffizi, anche Michelangelo.