Di Maurizio Berruti
Storicamente la battaglia per cercare di controllare i mezzi di produzione è sempre stata portata avanti dai più deboli, i lavoratori che tendevano a svincolarsi dal potere padronale cercando in qualche modo di ridurre il loro stato di palese sudditanza nell’attività svolta. I mezzi di produzione sono l’insieme dei mezzi fisici di lavoro (macchine, utensili, terre e materie prime) che, a partire da risorse primarie in entrata, crea tramite il lavoro manuale da parte del lavoratore, un prodotto finito a valore aggiunto. Il significato dei “mezzi di produzione” varia a seconda dell’ambito a cui fa riferimento: in una società agricola si può riferire al suolo e alla pala, mentre in una società industriale alle miniere e alle fabbriche. Attualmente nella società avanzata tecnologicamente, rientrano nei mezzi di produzione anche le nuove start-app elettroniche e le grandi società dell’alta finanza. Nel settore taxi i mezzi di produzione sono le vetture, gli apparati radiotaxi e le nuove applicazioni per tablet, smartphone etc.
Chi è proprietario dei mezzi di produzione essendo la parte più forte, ha realmente il potere sull’economia e può pesantemente condizionare la democrazia. Nei secoli, il progresso sociale e l’avanzata della civiltà ha obbligato i proprietari delle fabbriche, dei terreni agricoli e di altro a dover applicare le leggi che tutelano il lavoratore. L’attività sindacale inoltre, è riuscita anche ad avere potere contrattuale all’interno del mezzo di produzione-fabbrica arrivando spesso ad indirizzarne i piani industriali.
Tutto questo nasce dal fatto che un errore od una speculazione del proprietario della fabbrica o degli azionisti (oggi abbiamo anche le holding o le società multinazionali, ma il problema è lo stesso), potrebbe portare a licenziamenti o a massive riduzioni del salario. Le conquiste di democrazia dei lavoratori, sono costati secoli di lotte, di battaglie e di guerre.
In Italia siamo riusciti ad avere un’ottima Costituzione che nel suo testo equilibrato e tutore dei cittadini, contempla nel suo articolo 41, i limiti che il proprietario dei mezzi di produzione deve rispettare e dice: ” L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.“. Quindi a seguito del dettame Costituzionale sono state create leggi che comunque, nel rispetto dell’attività privata, pongono dei controlli per impedire che la grande finanza abbia uno strapotere a discapito dei cittadini, dei lavoratori ed anche della piccola impresa.
Ora non voglio entrare nella polemica del comportamento più o meno equilibrato dei sindacati e valutare se questi hanno utilizzato il loro potere sempre in modo consono agli interessi totali del Paese o ne hanno fatto oggetto di scambio ma ineluttabilmente, la nostra Costituzione e le leggi correlate hanno impedito lo strapotere dei grandi proprietari dei mezzi di produzione. Le norme altresì obbligano le imprese a rispettare le tutele dei lavoratori, dei cittadini e devono assumersi le responsabilità totali dei beni o dei servizi offerti al consumatore. Questa parte tenetela bene a mente, perché tornerà utile al ragionamento che svilupperò più avanti per le nuove start-app elettroniche inerenti il settore taxi.
Oggi nella società digitale, abbiamo le grandi compagnie informatiche (elettronica) che stanno offrendo sul mercato un servizio alle piccole imprese, di reperimento utenti. Nella proprietà dei mezzi di produzione, rientrano anche queste nuove tecnologie senza le quali una impresa di trasporto persone avrebbe grosse difficoltà.
I taxi vedono nella proprietà dei mezzi di produzione, sia la vettura di lavoro che gli strumenti per farsi contattare dall’utente, le centrali radio e l’app pubblica di Roma 060609. Pochi ricordano che gli stessi tassisti oltre 50 anni fa hanno conquistato i loro mezzi di produzione togliendoli ai cosi detti “industriali“. Questi avevano la proprietà di centinaia e centinaia di licenze taxi. La “rivoluzione” fu ottenuta a seguito delle normative che a tutela del lavoratore, non permettevano più lo sfruttamento dello stesso. In questo modo, agli “industriali” dei taxi non conveniva più continuare a gestire quel tipo di impresa che veniva così girata al singolo autista (chiaramente dietro un congruo esborso di denaro).
Oggi abbiamo le app private provenienti da oltre oceano e non, che spaziano dal trasporto merci, all’alberghiero, al cibo e al trasporto di persone. Il meccanismo che fa da struttura portante a queste “innovazioni” funziona come un grimaldello che prova a scardinare secoli di conquiste sociali ignorando a volte, Costituzioni, leggi, regolamenti che nei secoli hanno contenuto il potere dei più forti. Il servizio che offrono attraverso l’app, utilizza soggetti su cui si svincola da ogni rapporto di responsabilità diretta ed indiretta per il loro operato. Quando esiste una forma di contratto, questa è a tutto beneficio dell’app e soprattutto la deresponsabilizza da ogni garanzia e da ogni onere.
L’app multinazionali che si occupa di trasporto pubblico di persone, preleva dalla carta di credito del cliente l’importo della corsa (in alcuni casi si può pagare in contanti ma la finalità e quella di portare tutti a pagare con la carta di credito) che gira poi all’operatore trattenendo il 20% o il 7% della spesa. In un primo tempo per invogliare il tassista ad aderire gli “regalerà” un primo periodo gratuito, questo si chiama “FISCHING” (abboccare all’amo). Il proprietario dell’app pur non avendo nessuna responsabilità sul servizio prestato, decide ogni cosa arrivando a scollegare (licenziare) ogni operatore non gradito, questo a suo libero ed assoluto arbitrio.
Ritornando alla proprietà dei mezzi di produzione, troviamo nel comportamento delle app un meccanismo che non solo realmente si appropria dei mezzi di produzione di altri, ma concretamente anche del “pacchetto clienti”. Il proprietario dell’App (parte più forte), obbligherà al rispetto delle sole sue “regole” e convenienze. Quando l’App avrà conquistato la stragrande maggioranza del “pacchetto” clienti, alzerà l’agio riducendo la tariffa dei taxi all’utente per fare dumping con il sedere dell’autista (questo farà conquistare i clienti che verranno tolti al settore ed indirizzati all’app). L’autista che non sarà d’accordo verrà semplicemente “licenziato”, disattivando il suo account. I lavoratori/autisti saranno un semplice Bit: acceso/spento, vivo/morto, con buona pace delle conquiste sociali. Chiaramente una volta che l’app avrà conquistato la gran parte del pacchetto clienti, il tassista che fuoriesce dal sistema si trova realmente a non avere più lavoro.
Non mi si venga a parlare di libera concorrenza dove più soggetti entrando in regime di competizione mantengono i prezzi bassi. Dal carburante, alle assicurazioni, alle società elettroniche (Google etc.), gli operatori si contano sulle dita di una mano. Faranno cartello (si metteranno d’accordo sui modi e sui prezzi da applicare) e saranno loro ad indirizzare l’economia la politica e la democrazia dei popoli. Ora a conclusione del ragionamento si evidenzia abbastanza palesemente, che queste nuove applicazioni sono l’arma che la grande finanza, il grande potere che nei secoli gradualmente ha perso la possibilità di schiavizzare i popoli e piegare le civiltà ai loro voleri, mette in campo per riprendersi il tutto con gl’interessi.
Attualmente i tassisti, almeno a Roma, hanno una potente arma di libertà che si chiama “chiama taxi 060609”. Come sapete essa è un app pubblica (appartiene a tutti noi e non alla grande finanza) per chiamare il taxi. Questo importante strumento è a disposizione dei tassisti i quali non debbono far altro che aderirvi. Chiaramente l’app 060609 può essere migliorata e potenziata, ma questo va fatto con la partecipazione dei tassisti che non possono attendere che altri operino per loro.
Pensare che la costruzione di uno strumento di lavoro debba essere fatto da altri e noi rimaniamo in attesa che si vedano grandi risultati prima di aderirvi, è una forma di infantilismo che come al solito non ci pone come attori principali del nostro futuro, ma delega ad altri (altri chi se non noi stessi) a risolvere i problemi. Questo atteggiamento apre le porte a chi vuole fare affari sulla pelle della gente.
Vedete noi piccoli ci meravigliamo del malcostume, della corruzione che oggi è esplosa con “mafia Capitale” ed altro, tutti si dicono indignati (giustamente), dai piccoli poteri, ai grandi ed invocano pene severissime per i trasgressori, ma la vera “mafia” che ci toglierà la nostra libertà, il nostro lavoro e la nostra vita, risiede in questi “padroni del vapore” internazionale, che a suon di miliardi porteranno indietro l’orologio della storia a quando le regole della civiltà non contenevano la loro prepotenza ed il loro potere. Il tutto diviene ancora più inquietante nel verificare che nessuno, tranne pochissimi illuminati hanno qualche cosa da dire su questo “furto” compiuto ai danni della storia e della libertà dei lavoratori e dei popoli.
Di Maurizio Berruti
Questo noi non dobbiamo assolutamente permetterlo è pericoloso!!! Affiliarsi a questi gruppi di potere economico significherebbe perdere la libertà del nostro lavoro, la sottottrazione dei nostri diritti della nostra categoria… e la perdita delle licenze…
NO GRAZIE…………………………………………….
chapeau…
Beh, che dire, il sig. Berruti ha descritto molto bene ciò che noi denunciamo da tempo…
basta che sostituiamo lo 060609 con 02 7777, e abbiamo tradotto in “milanese” un ottimo trattato di sopravvivenza per il nostro mestiere e per il servizio taxi lombardo!
SVEGLIA!!!! è così semplice…
Marco sai che ho ragione, questo mi basta. Viva i compagni
non so come funzioni il 060609, ma il radiomaran 02777 è un radiotaxi che passa le corse in corsa, non al primo taxi al posteggio più vicino che avrebbe risposto alla colonnina dopo magari mezzora di attesa.
ci vorrebbe poco a renderlo un perfetto sostituto delle colonnine, compatibile quindi con i principali radiotaxi milanesi, e invece si va avanti a forza di carte bollate e ricorsi che fanno rimpiangere ai tassisti e ai clienti le colonnine.
peccato, le premesse c’erano, ma nei fatti non funziona, o meglio, funziona come My…., altrettanto incompatibile con i gialli, i blu e i rossi milanesi.
(tutto questo è fuori tema, per cui mi scuso con berruti di fronte al quale mi ritolgo il cappello)