Molti ricorderanno che in occasione dell’entrata di Uber nel nostro Paese (a Milano), furono inoltrate interrogazioni al Parlamento Europeo con richiesta di risposta scritta, da parte di alcuni europarlamentari. Inizialmente si adoperò Carlo Fidanza (leggi l’ interrogazione – leggi la risposta), poi fu la volta di Mario Borghezio (leggi l’interrogazione – leggi la risposta). La più recente è stata inoltrata circa un anno fa, da parlamentari europei di Italia, Germania, Belgio, Danimarca avente come oggetto, “Elusione della legislazione in materia sociale, di lavoro, di sicurezza stradale e di protezione dei consumatori da parte di Uber”. Ecco il testo dell’interrogazione parlamentare:
Nella sua risposta del 22 dicembre 2014 all’interrogazione scritta P-009477/2014, la Commissione ha sottolineato sia le strategie di business e le tecnologie innovative (adottate da Uber) per fornire determinati servizi di trasporto ai consumatori, sia la responsabilità delle autorità nazionali per la configurazione della normativa settoriale nel perseguimento degli obiettivi di politica pubblica, senza tuttavia creare condizioni diseguali o inutili ostacoli per gli operatori del mercato.
In effetti, diversi Stati membri hanno costretto Uber ad adeguare il servizio che offre in modo da riportarlo nella legalità.
Tuttavia, sebbene Uber abbia compiuto dei passi verso la legalità, sono ancora in corso diversi procedimenti giudiziari e la società continua a compromettere il modello europeo di tutela dei lavoratori e dei consumatori nei seguenti modi:
- autovalutazione, da parte dei conducenti, delle proprie competenze (senza effettiva valutazione delle competenze o visita medica) e dello stato del veicolo;
- variazioni dei prezzi imprevedibili e significative;
- assenza di diritti lavorativi o previdenziali per i conducenti (privi di un contratto di lavoro), assenza di copertura assicurativa e mancanza di formazione;
- mancata osservanza delle decisioni delle autorità nazionali (ad esempio, Uber non è autorizzato a operare a Bruxelles eppure continua a farlo comunque).
Nel breve termine, come intende la Commissione conciliare, da un lato, il necessario sostegno agli sviluppi tecnologici che consentono ai cittadini di cooperare ai fini di una società migliore grazie alla condivisione della capacità di trasporto urbano e, d’altro, la necessità di garantire ai consumatori e lavoratori parità di diritti di elevato livello, come previsto dalla legislazione dell’UE?
Questa fu la risposta:
La sharing economy può apportare grandi vantaggi, ad esempio un uso più efficiente delle risorse, una maggiore scelta per i consumatori, nuovi posti di lavoro e nuove fonti di reddito per i cittadini. Sebbene non prediliga determinati modelli imprenditoriali rispetto ad altri, la Commissione appoggia qualsiasi quadro normativo che consenta l’emergere di modelli imprenditoriali innovativi, purché siano pienamente conformi alle regole e alle normative applicabili a livello nazionale e dell’UE, comprese le norme sulle condizioni di lavoro.
La Commissione è a favore di un approccio basato su dati probanti e avvierà a breve uno studio per analizzare i mercati dei taxi e dell’autonoleggio con conducente negli Stati membri, nonché uno studio esplicativo distinto su questioni riguardanti i consumatori in alcuni mercati online peer-to-peer, incluso quello della condivisione del trasporto privato.
Tali studi consentiranno di raccogliere dati e di fare ulteriori riflessioni. La Commissione valuterà su queste basi l’eventuale necessità di un’azione a livello UE, tenendo debitamente conto dei principi di sussidiarietà, proporzionalità e migliore regolamentazione.
Quanto pubblicato è conforme alle dichiarazioni originali pubblicate su www.europarl.europa.eu. ( link all’ interrogazione – link alla risposta)