ilsole24ore.com I taxi, Uber e l’Ncc (noleggio con conducente). Sono questi i soggetti dei quali si sente parlare in questi giorni da quando il governo con il famoso decreto Milleproroghe, ha deciso di lasciare le cose come stanno, almeno fino alla fine dell’anno, con conseguente protesta dei taxi o di quelle che lo Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle chiamava “vetture da piazza”. L’Ncc, affermano i tassisti, deve essere noleggio da rimessa vero, deve partire dal garage e operare nei limiti territoriali assegnati dalle licenze. C’è poi la questione Uber, additato come un altro concorrente scorretto. Contro, invece, il car sharing non si è sentita neppure una voce.
Eppure, a guardare i numeri, i tassisti dovrebbe guardare proprio al car sharing come il loro principale concorrente. Basta averne esperienza visiva o diretta e guardare i numeri. Uber afferma di avere mille auto e che negli ultimi 3 mesi sono stati 63mila gli utenti che hanno richiesto il servizio almeno una volta, ricordando che in Italia sono attivi solo i servizi di fascia alta e non quelli competitivi nel prezzo con i taxi. Numeri infinitesimi di fronte a quelli del più grande operatore nazionale, il 3570 di Roma: 3.700 taxi per 10 milioni di servizi e 30mila chiamate al giorno. E parliamo di poco meno della metà di tutti i taxi della capitale, dove ogni giorno il car sharing viene usato 5.741 volte (dati Urbi) che, moltiplicate per 365 giorni dell’anno, fanno quasi 2,1 milioni di viaggi all’anno.
Guardando solo Milano (capitale indiscussa del car sharing in Italia), Firenze e Torino, si arriva a quasi 10 milioni con aumenti che vanno dal 10% al 54% nell’ultimo anno. E tutto questo viene fatto con 5mila auto il cui utilizzo crescente sta portando gli operatori verso una sostenibilità del business che però, in assenza di dati, è tutta da verificare. Non è solo il prezzo a fare la differenza: c’è la certezza della tariffa, che è elemento comune con Ncc e Uber, che su quest’ultimi di appoggia, e al quale i taxi sono propensi ad adeguarsi solo in parte.
Di sicuro, tra i due litiganti è il terzo che gode ed è il car sharing. Lo dice il mercato che cresce, si allarga e si differenzia nonostante il legislatore latiti permettendo distorsioni delle quali alla fine sono proprio chi rifiuta le innovazioni a subirne le conseguenze. La responsabilità di tutto questo non è che del legislatore stesso, il quale ha permesso il consolidarsi di pratiche anticoncorrenziali e mercati secondari, ma soprattutto è in ritardo sulla regolazione delle nuove forme di mobilità che invece, nel frattempo, si sono autoregolate nell’interesse di chi ne usufruisce. Come dovrebbe essere un mercato degno di questo nome.
Intanto, il car sharing è in continua espansione e sta diventando sempre di più fenomeno trasversale. A confermarlo sono i dati di Urbi, l’app che aggrega i principali sistemi di mobilità urbana e condivisa: se è vero infatti che l’utilizzatore medio di sharing mobility è maschio (75% del totale) e ha tra i 25 e 34 anni (34%), il 14% ha tra 55 e 64 anni e un altro 7% ha oltre 65 anni. In 6 mesi Urbi ha registrato 4,265 milioni di prenotazioni, 1,8 milioni di ore di noleggio e 30 milioni di km percorsi con una crescita del 35%.
L’Aniasa valuta in oltre 700mila gli utenti dei vari servizi. I principali sono Enjoy, con oltre 500mila iscritti, e Car2go che ne dichiara 343mila mentre l’ultimo arrivato in Italia, DriveNow, attivo solo a Milano per ora, dichiara di averne 60mila con 500 vetture tra Mini e Bmw. Enjoy dichiara 2.170 auto, 900 delle quali a Milano, e 480 scooter, dei quali 300 dislocati a Roma. Le altre città sono Firenze, Torino e Catania. Car2go invece dichiara 2.070 smart, 800 delle quali a Milano e 600 a Roma. Secondo il primo Rapporto sulla sharing mobility in Italia 2016, realizzato dal ministero dell’Ambiente, sono attivi servizi di car sharing in 29 città con una flotta di meno di 6mila veicoli. Quasi 2mila sono dislocati a Milano che è la capitale italiana con 370mila iscritti, seguita da Roma (220mila). La città a maggiore densità è Firenze, che può vantare 17 veicoli condivisi a disposizione ogni mille abitanti e 3,4 ogni auto circolante. Il 98% dei 700mila iscritti in totale risulta concentrato in 4 città (Milano, Roma, Torino e Firenze). La prossima sfida è rendere confrontabili e aggiornati i dati: Aniasa, che dallo scorso anno accoglie anche il car sharing tra i settori rappresentati, ci sta lavorando.
Il settore, intanto, sta subendo i primi “shake off”. I più importanti sono l’espansione di GirACI, la società che fa capo ad Aci Global e ha di recente acquisito Genova Car sharing, e l’ingresso di Europcar nel comparto, attraverso la controllata Ubeeqo che ha rilevato la milanese GuidaMi. È la prima volta che il noleggio a breve termine si affaccia direttamente, mentre è già partner di DriveNow (Sixt) e Car2go (Europcar). Quel che è certo è che il car sharing è un’attività prevalentemente captive da parte dei grandi costruttori che vi vedono la testa di ponte per entrare nel nuovo business della mobilità. Oltre a Bmw e Daimler, sono pronte Volkswagen con Moia, Peugeot con Free2move, Ford con Ford Pass e General Motors con Maven, joint venture da 500 milioni di dollari con il gigante del ride-hailing Lyft. Tutti puntano sul car sharing free floating che in Italia prevale. Diverso l’approccio di Toyota con Yūko (“andiamo” in giapponese): qui si guarda ai centri medi, tipologia molto italiana, con una flotta station based tutta ibrida (7 stazioni e altrettante auto) che punta a fornire un servizio extraurbano tra i 14 comuni dell’unione dei Comuni della Romagna forlivese. Tutto da vedere, invece, che cosa succederà con la diffusione del car sharing elettrico. In Italia sono già attivi Share’Ngo e Blucar, all’estero Car2go ha già 1.350 Smart elettriche. Con l’arrivo delle nuove Smart ED, le cose potrebbero evolvere anche da noi, rete di ricarica permettendo. La nuova mobilità, dopo aver rivisto l’idea di possesso, è pronta a decollare.
Effettivamente il fenomeno si sta evolvendo sicuramente non giova al servizio taxi ma nemmeno alle case produttrici di auto tanti potrebbero rinunciare all’auto se non strettamente necessaria ed usare questi servizi evitando costi di gestione non indifferenti avendo un”auto propria le case automobilistiche ovrebbero riflettere
Articolo discutibile…ogni albero fa ombra…. non c’e dubbio…ma i ciechi ,i sordi ,i malati,chi non ha la patente..chi ha paura di guidare…quelli che rimangono senza patente….sono tutti utenti che rmangono ai taxi…per cui che la smettano….volete un taxi meno caro….semplice non paghiamo più una lira a questo stato…
11/4/2017 – Pagina FB di VINCENZO SALEMME (attore/regista):
“Ieri la mia compagna ha dimenticato la borsa in un taxi preso alla stazione di Napoli. Dentro c’era un po’ tutta la nostra vita anagrafica e finanziaria. Sia la mia che la sua. Ebbene, leggiamo e scriviamo sempre notizie negative, stavolta invece, sono testimone di una bellissima notizia: il tassista ci ha riportato indietro la borsa, così come gliel’avevamo involontariamente lasciata, intatta. Non metto il suo nome perché voglio ringraziare insieme a lui tutti i tassisti napoletani.”
Non ha nulla a che vedere con l’articolo sopra, mi è sembrato doveroso pubblicarlo.
La solita marchetta in favore della multinazionale.
Che bell’articolo da premio Pulitzer . Ma questo genio dell’inchiesta ci fa o ci è. Le.notizie se le inventa? Cosa confronta, pere e banane. Secondo lui cosa dovremmo fare? Come se i Ncc dovessero protestare davanti alle sedi della Maggiore o della Hertz perché alcuni affittano l’auto per andare a Bologna o Torino e non usano il loro servizio?
Ma poi, ca..o centrano le regole del servizio taxi e ncc con il Car sharing? Una persona prende la.macchina e se la guida.
Ma cos’è gli da fastidio che non siamo così deficenti da protestare?
Allora perché non protestiamo per la nuova linea metropolitana M4 anche lì porterà via clienti.
O forse da fastidio che ci arrabbiamo solo contro chi di fatto RUBA il nostro lavoro, imbroglia i cittadini e vuole monopolizzato, con proprie regole, il servizio pubblico, per arricchirsi sulla pelle degli autisti e degli utenti. Solo quello. Non siamoi luddisti che vanno in giro a sfasciare le Car2go. Caro giornalista guarda che siamo meno beceri di quello che vuoi raffigurare e se non te ne sei accorto il Car sharing non ha nessuna tariffa fissa e non è detto che sia sempre il massimo della convenienza, come d’altronde nemmeno il tuo amoco U. Mi spiace ma hai toppato!
Articolo insulso. Il car sharingh rispetta la legge, U… no.
Il paragone poi è stupido, la cucina di casa propria fa concorrenza ai ristoranti?
L’articolo segnala che la sharing economy è cosa buona e giusta mettendo nello stesso calderone situazioni diverse tra loro, se poi si vuol mettere sullo stesso piano il servizio taxi con U… o il car sharing significa buttare fumo negli occhi, non a noi che sappiamo bene come girano le cose ma al pubblico. Questi articoli sono mirati a incasinare la discussione sulle liberalizzazione e la questione dei taxi.
Ieri mi è capitato di ascoltare alla radio il capo di Uritaxi che ha rilasciato un’intervista. Per l’amor di D.. lui ci ha messo tutta la buona fede e la buona volontà ma non ha dato risposte efficaci nè convincenti alle domande incalzanti dell’intervistatore che gli chiedeva le ragioni per cui ci ribelliamo all’ingresso di U…. L’intervistatore sottolineava il corporativismo dei tassisti miranti solo a tutelare il valore delle loro licenze. Ora se è vero ‘anche’ questo, c’è dell’altro… c’è che vogliamo poter avere dei ricavi degni di uno stipendio decoroso, a fronte del lavoro faticoso e stressante che facciamo, che vogliamo un sistema regolato e non selvaggio dove ci si rubano i clienti, ecc. ecc. ma soprattutto il capo di Uritaxi non ha detto la cosa principale che noi siamo obbligati per legge a fare corse anche in perdita, quelle corsette che ci fanno perdere la fila al posteggio sulle quali non ricaviamo niente, cioè che non possiamo sceglierci le corse, che abbiamo dei regolamenti rigorosi fissati dai Comuni, tutte cose che gli NCC e U… in modo particolare non hanno.
Il 20 aprile il ddl concorrenza riprende il suo iter al Senato: speriamo in bene. Temo che ricominceranno i cannoneggiamenti contro di noi.
Penso che veramente forse dovremmo tassarci con qualche euro alle associazioni per pagarci uno studio di consulenza che ci faccia relazioni pubbliche e che sappia illustrare alle gente , sui media, le nostre istanze.
Pienamente d’accordo ad autotassarci ad ingaggiare uno studio di comunicazione con dei portavoce ufficiali che parlano al posto delle nostre associazioni.
Sarebbero soldi ben spesi.
Stefano C.
http://www.agi.it/rubriche/la-voce-del-consumatore/2017/04/12/news/U…_codacons_propone_ad_azienda_di_utilizzare_app_al_suo_posto-1677061/