Torino Rapinatore seriale inchiodato dalla chat dei taxisti

Si faceva scarrozzare per la città e poi strangolava i conducenti fino a farli svenire: preso dopo l’ultima corsa lastampa.it

Adesso si difendono con WhatsApp. Con una chat di emergenza per combattere la paura, per sostenersi a vicenda, per segnalare chi è in pericolo e qualsiasi altra cosa sospetta. La notte dei tassisti è una cattiva compagna. Non sai mai chi ti porta a bordo. Negli ultimi anni, assicurano le sigle di rappresentanza, il numero di aggressioni e tentativi di rapina, è aumentato a dismisura. E quella chat, nei giorni scorsi, è stata preziosa. Ha fatto smascherare un rapinatore. 

Nella notte tra lunedì e martedì scorsi, Alessandro, tassista 35 enne, riceve una chiamata per un cliente in corso Ferrara, alle Vallette. Ad attenderlo c’è uomo, più o meno della sua età. «Ha cominciato col chiedermi di fare diverse tappe. Ad ogni fermata mi diceva di aspettare. Alla fine le fermate sono diventate troppe e la cosa non mi piaceva – racconta Alessandro – Così, all’ennesima richiesta, gli ho detto di lasciarmi un documento come garanzia». L’uomo reagisce aggredendolo dal sedile di dietro. Alessandro si ritrova le sue braccia attorno al collo, forti come tentacoli. Sviene.

Quando si riprende, il suo portafogli è sparito. La vicenda sembra chiudersi con una denuncia ai carabinieri, un giorno di riposo per le conseguenze lievi. Fino alla sera dopo, quando lo stesso aggressore prende un altro taxi in corso Lombardia. Anche in questo caso va in scena con le stesso copione. Varie tappe con più fermate. Ma il tassista, al corrente dei guai passati da Alessandro, confessati a tutti in quella chat di emergenza, dopo le prime richieste del cliente chiama i colleghi. E loro, senza esitare, si precipitano a proteggerlo, scortandolo con i taxi. L’aggressore se ne accorge, si innervosisce, chiede di essere lasciato di fronte a un portone. Ma quando il taxi si ferma, ad accoglierlo ci sono alcuni tassisti inferociti e una gazzella dei carabinieri. Corsa finita.

Alessandro, arrivato col suo taxi, riconosce l’uomo. «Sì è stato lui». Da qui il fermo dell’aggressore. I sindacati «Oltre alle forze dell’ordine devo ringraziare i miei colleghi, altrimenti non lo avrebbero mai preso». Ecco la forza di questa alleanza notturna, che ha costretto i tassisti a organizzarsi per difendersi dalle insidie nascoste dietro a ogni chiamata.

«Chi lavora di notte è visto come un bancomat dai rapinatori. Siamo troppo esposti », dice Franco Melardi, rappresentante dell’Usb Taxi. «In una settimana si arriva anche a due o tre episodi. Ecco perché ci siamo attrezzati per tutelarci». Come? «Con telecamere interne, segnalandoci i pericoli sulle chat, e chiedendo aiuto ai colleghi». Selene Concas, di Casa Artigiani-Cna, sigla con circa 1.500 iscritti, lavora di notte da nove anni e mezzo. Spiega: «Negli ultimi anni rapine e aggressioni sono raddoppiate». Ma non finisce qui: «Siamo preoccupati perché stanno diventando sempre più violente, anche a mano armata. I rischi aumentano e noi abbiamo paura» .