corriere.it Sto da 35 anni pe’ strada, ‘n mezzo ar casino e ai miasmi dello smog, ma nun ho rimpianti. Il taxi è ‘na palestra di vita: dentro ogni corsa c’è ‘na storia. Quanto lo conosco io, l’animo umano, neanche Shoppenauer… » Intendi il filosofo tedesco? «Sì, quello che diceva che nascita e morte so’ senza rimedio, e che bisogna godesse l’intervallo… »
Mi dà una pacca sulla spalla, si fa una risata e s’accarezza la pancia. «Certo, me so’ ingrassato ‘n filetto. A sta’ sempre seduti nun c’è scampo». Lui è fatto così. Un po’ Alberto Sordi versione “Zara 87” e un po’ Pasquino, castigatore dei potenti a nome del popolino. I suoi strali li lancia ogni giorno nel caos metropolitano e a fine turno dal suo blog, pubblicando gag e vignette in salsa tassinara.
Remo Francucci, 59 anni, meglio conosciuto come “Varese 55”, lo incontro al parcheggio di fronte al Colosseo. Sta giocherellando con un portaocchiali diviso in scomparti per le monete. «Così ho sempre il resto e il cliente non maligna che famo ‘a cresta». Un figlio, una ex moglie, una nuova compagna («romena e gelosa, bada a cosa scrivi!»), abita all’8° piano di un palazzone di Spinaceto («la grigia e fumosa periferia che voi giornalisti schifate tanto»). Chi meglio di lui – che tutti i giorni la percorre in lungo e largo sulla sua Ford C-Max con le insegne del “3570” – può raccontare com’è cambiata Roma da quando i taxi erano gialli e gli innamorati s’incontravano sotto la lampada Osram?
«La licenza la presi nel 1984, indebitandomi per 36 mijoni. La prima fu ‘na Seat 124, poi venne ‘na Ritmo. Lavora’ era ‘n piacere: c’era bonarietà, allegria, solidarietà. Se ‘n collega bucava ‘na rota lo soccorrevano in quattro». Sì, ma c’era anche la banda della Magliana. «Ma sfatiamolo, ‘sto mito! Quelli di oggi, che sembrano tutti bravi ragazzi, so’ capaci di datte ‘na puncicata pe’ 30 euro. Almeno i vecchi li riconoscevi. Una sera fuori da Regina Coeli caricai uno che si fece porta’ a Tor Bella Monaca. Guardandolo dallo specchietto, lo inquadrai. Aveva ‘n teschio tatuato sul collo. E infatti, appena sceso, mi posò la mano sul braccio. Frate’, te sei fatto ‘na bella passeggiata, giusto? Gli offrii pure la sigaretta».
Il tassista gioviale alla Sordi è diventato antipatico? «Ma no, la magia è rimasta. Noi siamo l’unico posto, un po’ come dal barbiere, dove la gente entra e subisce ‘na metamorfosi, se rilassa. Ovvio, cor traffico lo stress è cresciuto. Tanti clienti oggi so’ ansiosi, frenetici». Tutto il tragitto incollati all’i- Phone… «I politici so’ quelli messi peggio. Di recente ho portato Di Maio, giovanotto svejo, per carità. M’ha stretto pure la mano. Però a me sorrideva e intanto parlava al cellulare: pareva un robottino…» Meglio quando si stava peggio? «Beh, di Pannella nun posso che di’ bene. Abitava a via della Panetteria e me riconosceva al volo. Entrammo in confidenza: ‘na mattina interruppe la diretta a Radio Radicale pe’ porta’ ‘na busta di panni sporchi in tintoria». A
Palazzo Chigi c’era Craxi, in Vaticano spadroneggiava Marcinkus… «Erano i tempi del Tartarughino, delle serate mondane. Quanti ne ho caricati in via del Corso! Onorevoli, ministri, imprenditori». Tangentisti… «Altroché! Se avevano fretta e saltavo i semafori, sganciavano anche 100 mila lire. Dopo ho capito perché». Dentro Roma c’è la Città del Vaticano… «’Na vorta a Porta Angelica salì ‘n monsignore. Gli prese la fregola di confessarmi e io fui sincero: je raccontai che m’ero sposato in Comune, divorziato, che facevo pensieri sconci a tutte l’ore e avevo avuto una relazione con una quasi parente. A momenti sveniva».
Mondo taxi è questo: le sorprese non mancano mai. Specie con gente dello showbiz. «Paolo Panelli e Bice Valori erano uno spasso, spiccicati a come li vedevo in tv. Anni fa Nino Frassica, per tutta la corsa a Cinecittà, provò la parte di un film: roba da sbellicasse. Eleonora Giorgi è tanto gentile, ma c’ha un difetto: deve fa’ pace co’ l’aria condizionata. La abbassi, no la alzi, anzi spenga, e io a smanetta’ come ‘no scemo». Giornalisti? Due flash… «Sandro Paternostro, che girava sempre con quella che je so’ scoppiate le tette, era simpaticissimo, ma aveva ‘n problema: perdeva ‘n sacco de forfora. Roberto Gervaso invece è caruccio: nel pagare la corsa m’ha pure baciato, si vede che j’avevo fatto pena».
E la città a 5 stelle, vista dai finestrini dei taxi per lunga tradizione schierati a destra? I bersagli restano Uber e gli odiati Ncc («ci rubano le corse steccando con gli hotel»), ma subito dopo viene lei, la Raggi. «Evanescente e furbetta: dimentica che tanti di noi l’hanno votata». L’ultima vignetta ritrae “Virgi” che soffia nella cannuccia delle bolle di sapone… «Tante promesse sfumate, come la lotta agli abusivi, e qualche fregatura, come le domeniche in bici». L’emergenza buche? «No, quella è atavica. A mi’ madre, pe’ partorì mi’ fratello, la dottoressa consigliò ‘n giro in macchina».
E i turisti? «Siano benedetti, loro sì! Bastano du’ parole ‘n croce in inglese, raccontando la storia della Lupa che viene da lupanare, quindi da una nostra ava molto libertina, o altri aneddoti, e si aprono come ‘na vongola in padella. Ridono, scattano foto, te mandano bacetti. E a fine corsa arrotondano…» Sesso? C’è anche quello, a bordo di Varese 55. «Il taxi è come una chat. Singole, separate, vedove, sfatte o rifatte se confideno senza ritegno. Una volta caricai una tipa sui 35 anni in viale Parioli. Era appena uscita dallo psicanalista: La prego, può portarmi da un prostituto? E io: Guardi, trans e puttane quante ne vuole, ma quel genere è più difficile. Lei però insisteva: Ho bisogno di sbloccarmi sessualmente, devo farlo con uno sconosciuto. A quel punto, ho l’illuminazione…» Mitico, Remo… «Accosto, giro la chiave e mi volto verso di lei sfilandomi gli occhiali da sole: Signorina, je lo giuro, io nun la conosco proprio». E come andò? «Benissimo…» Fine turno. Sipario. Remo il tassinaro se ne torna a Spinaceto. La terapia, per la cronaca, si tenne a casa della paziente, dalle parti di via Merulana…
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