Lyft e Uber perdono miliardi di dollari l’anno e i conducenti non regolamentati di iniziano a scioperare contro i servizi sottocosto in tutto il mondo sicurauto.it
La strategia di Lyft e Uber è la stessa di molte nuove imprese: entrano in un mercato quasi monopolizzato, in questo caso del ride sharing e dei trasporti, con una politica dannatamente concorrenziale. Ma fare concorrenza a prezzi sottocosto può funzionare finché il rapporto di lavoro non è regolamentato. Così Lyft e Uber continuano a fare profitti anche se i bilanci sono in perdita. Mentre la missione di fare concorrenza alle aziende di trasporto non piace più ai conducenti che reclamano i loro diritti con scioperi in tutto il mondo.
GLI SCIOPERI PER 10 DOLLARI IN PIU’
La bolla di sapone prima o poi scoppia e i conti di Uber e Lyft non sembrano smentire un epilogo preannunciato da tempo. I segnali ci sono tutti, a partire dagli scioperi negli USA e in molte altre città del mondo in cui i conducenti protestano per ottenere un salario minimo. Succede a Los Angeles, San Francisco, Atlanta, Boston, Washington, New York, Regno Unito, Francia, Brasile, Nigeria e Cile. La faccenda, soprattutto negli USA sta diventando un caso politico che alimenta i fuochi della campagna elettorale per il 2020. Impugnano i cartelli i conducenti di Uber che reclamano un salario minimo orario di 28 dollari l’ora, contro i 18 dollari percepiti attualmente. Tra tutte le città solo a New York c’è stata un’apertura alla regolarizzazione dei driver con l’obbligo alle aziende Lyft e Uber, ma non senza qualche ritorsione.
IL CASO POLITICO DI UBER E LYFT
Al prezzo di dover corrispondere più diritti ai conducenti, Uber ha bloccato la concessione delle licenze dei driver che negli USA sono seguiti dal candidato repubblicano Sanders, in lizza per contrastare la conferma di Trump alla Casa Bianca. A bordo di alcune auto di Uber il senatore americano ha raccolto le testimonianze degli autisti. Chi è al volante racconta l’altra faccia di un’azienda che dal 2015 ad oggi avrebbe ridimensionato i compensi agli autisti al punto che è necessario decuplicare le ore di guida per portare a casa gli stessi soldi.
60 ORE AL VOLANTE SENZA ORARI E DIRITTI
“Prima bastavano 8 ore di guida per avere un compenso di circa 200-250 dollari, adesso c’è chi guida fino a 60 ore settimanali per arrivare allo stesso stipendio”. L’impasse della regolamentazione dei conducenti per i servizi di ride sharing è puntellato anche dalla posizione del Presidente Donald Trump dalla parte dell’azienda più che dei lavoratori. Un caso di pubblica sicurezza, visto che i conducenti sono costretti a turni di lavoro lunghi senza garanzie che è diventato anche un caso politico. Tra Uber e Lyft i sostenitori democratici e repubblicani cercano di acchiappare più consensi possibili muovendosi a bordo delle auto tra i vari Paesi.
Ecco un altro motivo per cui dobbiamo guardare all EURASIA PER FARE FRONTE GEOPOLITICO. Stare con PUTIN non è solo un capriccio da HOTEL METROPOL