A Innisfil, in Canada, gli abitanti sono molto contenti del servizio, ma le cose non sono andate proprio come previsto ilpost.it
Innisfil è una piccola città di circa 40mila abitanti della provincia dell’Ontario, in Canada, nata su un’ex area rurale non molto distante da Toronto che ha visto una rapida espansione demografica nel corso degli ultimi anni. Un paio di anni fa l’amministrazione cittadina si è trovata ad affrontare un problema non semplice per una città alle prese con la crescita improvvisa dei suoi abitanti: come fare a garantire un servizio di trasporto pubblico efficiente e mantenere al tempo stesso i costi contenuti?
L’opzione principale sul tavolo era l’investimento su tre nuove linee di autobus, che però sarebbero costate all’incirca un milione di dollari canadesi all’anno (poco meno di 700mila euro): una cifra che in quel momento la città non poteva permettersi. Si decise così di provare con qualcosa di completamente diverso, che avrebbe potuto costituire un risparmio per le casse cittadine: affidarsi completamente a Uber, la società conosciuta soprattutto per il suo servizio a metà tra i taxi e il noleggio di auto con autista, che mette in collegamento autisti e passeggeri tramite un’app.
«Volevamo mettere in contatto tutti gli autisti della città con quelli che hanno bisogno di passaggi: abbiamo pensato che potesse essere la base per tutto il nostro sistema di trasporti, e dato che Uber lo faceva già, ci è sembrata la soluzione più sensata», ha detto al Guardian Paul Pentikainen, che si occupa della pianificazione urbana di Innisfil. Due anni fa è stata così avviata una collaborazione con Uber, e da allora chiunque usi l’app mentre si trova in città può scegliere l’opzione Innisfil Transit per viaggiare con un’auto di Uber a prezzi ridotti.
Come con i tradizionali autobus pubblici, ci sono delle fermate prestabilite in punti di interesse dalla città in cui si può trovare un’auto di Uber: un viaggio per i passeggeri ha una tariffa fissa che varia dai 3 ai 6 dollari canadesi (tra i 2 e i 4 euro) a seconda del tragitto che si vuole percorrere, molto meno di quanto costerebbe normalmente perché gran parte dei costi viene coperta dalla città.
Due anni dopo, racconta il Guardian, si può dire che l’operazione abbia funzionato tra i cittadini, con 85.943 viaggi effettuati nel solo 2018, che apprezzano la comodità del servizio di Uber rispetto ai classici autobus pubblici. Ci si domanda però se sia stata davvero utile alla città e se non abbia causato altri problemi. La prima questione a far discutere è il costo che tutto questo ha avuto per l’amministrazione cittadina: se infatti l’obiettivo da raggiungere collaborando con Uber era ridurre i costi del trasporto pubblico, si finirà per spenderne di più per pagare Uber.
Il servizio è diventato così popolare tra la cittadinanza che sempre più persone lo utilizzano, e quindi anche i costi sono aumentati di conseguenza. Nel 2018 la città aveva pagato a Uber 640mila dollari canadesi (570mila euro) ma nel 2019 si stima che questa cifra salirà a 1,2 milioni di dollari canadesi (poco più di 800mila euro): più dei 900mila dollari preventivati, e più del milione che sarebbero costate le tre linee di autobus.
Per questo motivo la città sta cercando di dissuadere le persone dall’usare troppo Uber, limitando a 30 il numero di corse che i residenti possono fare in un mese – anche se è possibile richiedere un’esenzione – e ha anche aumentato di 1 dollaro il costo di ogni corsa. Per ora però gli sforzi non hanno portato nessun risparmio, dato che insieme alle maggiori entrate dovute all’aumento delle tariffe è cresciuto anche il numero dei residenti che sono riusciti a ottenere l’esenzione dal limite di corse mensili.
Secondo Jarrett Walker, esperto di trasporto pubblico, servizi come Uber possono funzionare bene in città in espansione e con una bassa densità di popolazione, come Innisfil, dove le fermate degli autobus sarebbero lontane dalle destinazioni, ma allo stesso tempo quando molte persone cominciano a farne uso il budget della città ne risente per forza. L’utilizzo intenso delle auto di Uber ha inoltre delle ricadute sull’ambiente e sull’inquinamento delle città. Un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Science Advance ha mostrato come servizi come Uber e Lyft (un’altra società di trasporti molto popolare negli Stati Uniti) sono stati i principali fattori che hanno causato l’aumento del traffico nella città di San Francisco, dove tra il 2010 e il 2016 è cresciuto del 62 per cento.
Secondo le opinioni più critiche, servizi come quello di Uber a Innisfil possono essere utili nella gestione dei trasporti urbani, ma non possono sostituire del tutto il trasporto pubblico. Uber, tra l’altro, non se la passa benissimo economicamente, e la sua quotazione in borsa dello scorso maggio non ha avuto fin qui i risultati sperati. Affidare tutto il trasporto pubblico di una città a Uber potrebbe anche comportare un risparmio economico nel breve termine (e il caso di Innisfil, per ora, dimostra che non è così) ma la precaria situazione economica della società fa pensare che non sia un’idea molto lungimirante. Investire nel trasporto pubblico, secondo alcuni, è la scelta migliore, perché è ancora la più sostenibile sia dal punto di vista economico che da quello ambientale, e quella più affidabile sul lungo periodo.
Vogliamo parlare di questo?
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Il problema che hanno avuto è stato l’eccessivo successo dell’operazione e ciò li dovrebbe portare a rivedere tariffe e accordi con UBER. Quanti passeggeri avrebbero trasportato le 3 linee di autobus con fermate troppo distanti tra loro. E quanto, quindi, sarebbe stato il costo per passeggero trasportato, che poi è il parametro che conta?