Sarebbe bello poter parlare d’altro, ma ciò che ci coinvolge è troppo grave per essere ignorato e di conseguenza,tutto quello che si vede e percepisce “dal taxi” è l’effetto di questa pandemia tradotto nel silenzio, nella paura e nella cronica lentezza di risposta da parte della Politica.
Nonostante gli appelli rivolti alle misure precauzionali da parte di media e istituzioni, per noi che siamo mezzi pubblici al servizio della cittadinanza non ci sono state ancora indicazioni, ne precauzioni, ne mascherine, ne niente : capiamo di non dover essere il primo pensiero da parte di un Governo in emergenza (a dire il vero non lo siamo mai stati nella storia Repubblicana) ma neppure un breve cenno a noi rivolto come Trasporto Pubblico nel discorso del Premier invita davvero ad una riflessione.
Neppure la Delegazione Sindacale in Rappresentanza della Categoria taxi che la scorsa settimana si era recata in Prefettura ha ricevuto indicazioni nel merito di procedure o protocolli da attuare a tutela dei tassisti e dei cittadini da loro trasportati e questo ha dell’incredibile. Il servizio taxi è un servizio di vitale importanza per la mobilità urbana, ed è doveroso che sia equiparato ai servizi sanitari per garantire sicurezza e se le Istituzioni non saranno in grado di garantire sicurezza e integrità per i conducenti e i loro trasportati, allora forse dovrebbero avere il buon senso di sospendere il servizio stesso. La speranza che nel frattempo la situazione potesse avere una svolta è invece miseramente naufragata e i conducenti delle auto bianche che chiedevano a gran voce che le Amministrazioni adottassero finalmente le decisioni formali necessarie, sono stati ancora una volta ignorati.
Nel frattempo, in un clima di incertezza generale c’è chi ha scritto alla Regione Lombardia ottenendo una deroga a mio modo di vedere molto pericolosa in quanto se è vero che potrebbe (il condizionale è d’obbligo) concedere al tassista la possibilità di qualche euro extra, espone la Categoria ad una modifica dopo che la stessa ha speso un sacco di soldi per non farsi invadere nel lavoro da Uber Pop invadendo di fatto, grazie a questa idea, le competenze degli altri nell’ambito del trasporto delle merci. Forse, dico forse, chi si pone alla Rappresentanza facendo richieste in autonomia, dovrebbe un attimo riflettere anche sulle conseguenze che alcune azioni strappa applausi porteranno invece al proseguo del nostro lavoro una volta finita la pandemia.
Marco scusa, ma non capisco cosa c entra uber pop in tutto questo. Puoi delucidarmi. Grazie un abbraccio
Condivido con Pinoli e credo che forse come ha già detto qualche collega , dobbiamo valutare se davvero portare in comune i nostri civici e fermarci tutti in modo da obbligare il comune a fornirle adeguate protezioni.
Credo che nessuno di voi voglia la guerra con le istituzioni, ma un segnale di fermezza occorre darlo. Clark Kent non ha tutti i torti.
Riporto:” espone la Categoria ad una modifica dopo che la stessa ha speso un sacco di soldi per non farsi invadere nel lavoro da Uber Pop”.
Ho letto bene o questo signore, in questo momento, si preoccupa più di uber pop che di tutelare la salute dei colleghi che facendo i fattorini aumenteranno esponenzialmente la possibilità di venire a contatto con persone contagiate?
Non ho parole, sarebbero troppo volgari!
Personalmente sono deluso come non mai. Ho letto il comuicato che ancora oggi le rappresentanze hanno fatto, dove oltre ad più significativi interventi economici a sostegno del settore si richiede la disponibilità del d.p.i. piuttosto che di aiuti per dei divisori. Qui però le risposte non arrivano ed è necessario considerare il fermo totale del servizio, o lo fanno i sindacati, o dobbiamo farlo noi. Non si può rischiare la vita per lavorare!
Scusa,parli di divisori,ma una volta messo il divisorio chi porti???..
Ho la fermata taxi sotto casa,stamane sono rimasti fermi 3 ore per fare 2 corse,vedi te se servono i divisori..serve quello che non ci daranno mai,perché con i 600 euro messi a disposizione chissà quando,tra un po si verseranno lacrime di sangue.