Giuseppe Allegri, ex ghisa di 63 anni, lascia la moglie e una figlia. I colleghi in lutto: siamo tutti a rischio ilgiorno.it
Per tutti era il tassista di Famagosta. Lo trovavi sempre lì in zona, al parcheggio vicino all’uscita della metropolitana verde, al volante della sua Peugeot (marchio di cui era innamorato e che non ha mai “tradito”). Ben vestito e con la macchina pulitissima (con sigla Lima 57), era un conducente vecchio stile: uno di quelli che a fine corsa tornavano sempre allo stesso posteggio, quello vicino a casa. Giuseppe Allegri, 63 anni e un passato da vigile urbano, è morto ieri, ucciso dal coronavirus: aveva accusato i primi sintomi un paio di settimane fa e aveva smesso di guidare, restando nella sua abitazione tra Chiesa Rossa e Gratosoglio; poi il peggioramento e il ricovero al San Paolo, proprio l’ospedale dove spesso si recava per lavoro per accompagnare familiari di pazienti, medici e infermieri. L’uomo lascia la moglie, a casa in quarantena, e una figlia.
Dal 2007 prestava servizio per il radiotaxi 6969, lavorando soprattutto nel turno di sera. “Era una persona straordinaria – il commosso ricordo del direttore della centrale radio Vincenzo “Gege” Mazza – e tutti i colleghi lo stimavano per la sua professionalità e la sua riservatezza: tutto il 6969 si stringe attorno alla famiglia”. Ieri almeno in venti hanno chiamato per avere informazioni sulla morte di Allegri: “Ogni volta che passava in ufficio – continua Mazza – mi cercava subito e veniva a salutarmi. Una volta, un cliente di Rozzano se ne andò senza pagare. Gli dissi “Peppe, facciamo denuncia? Vedrai che lo prendono”. E lui rispose “Ma no dai, per 35 euro, lascia perdere””.
Il lutto improvviso ha colpito molto la categoria, che sin dall’inizio dell’emergenza Covid-19 si è battuta per avere gli adeguati dispositivi di protezione individuale. I sindacati hanno condotto una durissima battaglia per ottenere mascherine, guanti ed elementi divisori tra sedili anteriori e posteriori, ma di risposte istituzionali ne sono arrivate pochissime, sia a livello nazionale che a livello locale. Tanto che non più tardi di dodici giorni fa i rappresentanti di categoria hanno invitato i conducenti a non lavorare per non mettere a rischio la loro salute: “Dato che la diffusione del contagio sta assumendo livelli sempre più preoccupanti in Lombardia e anche nell’area metropolitana di Milano, sconsigliamo la prosecuzione del servizio a tutti i tassisti – la nota del 20 marzo – in quanto non ci sono le condizioni di sicurezza”.
Molti tassisti stanno già accusando gli effetti anche economici della pandemia: le corse sono crollate dell’85-90% rispetto al periodo pre coronavirus, creando notevoli difficoltà a coloro che hanno una licenza da pagare, in particolare i più giovani.
Faccio le mie condoglianze alla famiglia da parte mia e di tutta l’associazione.
Condoglianze alla famiglia del collega. Purtroppo siamo stati abbandonati al nostro destino; è assurdo perdere la vita per espletare il nostro servizio.
Riposa in pace fratello mio e che Dio accogliendoti porti la sua protezione alla tua famiglia
Ciao collega. R.i.P. Condoglianze ai sui cari.
Faccio le condoglianze alla famiglia ma possibile che bisogna sempre essere schiavi del comune di Milano dove non ci fornisce di mascherine guanti e in più ci dice che a spese nostre dobbiamo montare e poi smantellare a spese nostre il famoso divisorio che sta girando fra icolleghi poi chi c’è dietro ?siamo la mucca sempre da mungere e su tutto questo il governo cosa ci da 600€ siamo alla follia grazie comune di Milano un abbraccio a tutti i colleghi che sono in piazza e continuano a lavorare per tenere sempre attivo il servizio visto che io sono uno di quelli che sta passando i suoi giorni in quarantena colpito da coronavirus
Auguri di pronta guarigione.