tg24.sky.it Per la prima volta, il numero dei riders che portano pasti a domicilio ha superato quello degli autisti. Complici i lockdown e lo smartworking, il gruppo USA cambia pelle. Riparte da Londra, dove ha vinto una importante causa legale e riavrà la licenza. In Italia, più bike sharing e due nuove città coperte entro il 2021
Tra un successo in tribunale in Gran Bretagna e un piano di espansione qui da noi in Italia, Uber prova a rilanciarsi, e a lasciarsi alle spalle un 2020 travagliato sia per i lockdown che per pregresse, problematiche, vicende.
Uber vince in tribunale: riavrà la licenza a Londra
È il caso dell’annosa disputa con il Comune di Londra, guidato dal sindaco laburista Sadiq Khan. Un mercato enorme, quello londinese, dove la società americana di trasporti “fai da te” impiega circa 45.000 autisti e serve 3,5 milioni di utenti. La Westminster Magistrates Court ha accolto il ricorso dell’azienda contro il blocco della licenza deciso quasi un anno fa da Transport for London (TfL), l’ente per il trasporto pubblico della capitale inglese, causato da reiterate violazioni della normativa sulla sicurezza dei passeggeri e sui diritti dei lavoratori. Jamie Heywood, general manager per l’Europa settentrionale e orientale di Uber, ha cambiato i vertici operativi responsabili del mercato britannico e ridisegnato le attività per allinearsi alle normative vigenti, ma TfL non si fida ancora: la licenza sarà rinnovata solo in forma condizionale – pagando di più – e temporanea, con durata limitata a 18 mesi. Insomma le autorità si riservano di “tenere gli occhi aperti” sul comportamento del gigante USA nei prossimi mesi, lo hanno affermato apertamente in sede di commento della sentenza.
Il numero dei riders ha superato quello degli autisti
La società fondata da Travis Kalanick nel 2020 sta cambiando pelle: i lockdown e lo smart working hanno penalizzato fortemente il traffico auto, e al contempo spinto la consegna di pasti a domicilio. Così Uber Eats, la app lanciata da Uber nel 2014 (coi famigerati riders in bicicletta, al centro di tante polemiche per le condizioni di lavoro), raddoppiando il fatturato rispetto all’anno precedente (a 1,2 miliardi di dollari), ha salvato i conti dell’azienda nel secondo trimestre: periodo chiusosi con un calo complessivo del giro d’affari del 29% (a 2,2 miliardi) e un rosso di 1,8 miliardi, a causa del crollo dei clienti attivi (quasi dimezzati, a 55 milioni). Per la prima volta, il numero di rider ha superato quello degli autisti.
In Italia, servizi in due nuove città entro il 2021
In Italia, dove i servizi del Gruppo sono più limitati rispetto ad altri Paesi, Uber sta lavorando alla realizzazione del piano di espansione presentato a inizio estate. Sbarcata con i suoi servizi nel 2013, a Milano e subito dopo a Roma, con UberBlack (le “auto nere” della flotta degli NCC, noleggio con conducente) oggi è presente anche a Torino con Uber Taxi. L’obiettivo è quello di far diventare Uber una piattaforma multimodale, ossia che includa diverse alternative di trasporto: non solo più macchine con conducente, ma anche biciclette e monopattini, la cui richiesta è esplosa dopo il lokdown. Entro la fine dell’anno sarà lanciato il servizio Uber Taxi a Napoli, ed è prevista l’estensione di Uber Black in altre due città italiane non ancora comunicate. I piani di espansione della società californiana prevedono di coprire completamente 6 città italiane entro il 2021, in modo da portare la platea di potenziali utilizzatori a circa 11 milioni.
Obiettivo “zero emissioni” entro il 2030
E in modalità sempre più verde: Uber punta al 100% di vetture elettriche nel 2040 a livello globale, entro il 2030 a livello UE, secondo il “Green new deal” voluto dalla Commissione Van der Leyen. Un primo assaggio è arrivato nelle ultime settimane dalla Francia, dove Uber ha annunciato l’eliminazione di tutte le vetture diesel dalla propria flotta entro il 2024. Entro l’anno seguente il 50% delle auto in servizio sarà elettrico, all’incirca 15 mila veicoli, grazie a un accordo con Renault-Nissan.