Carpooling e taxi, le soluzioni alternative al caos del trasporto pubblico


it.businessinsider.com Le foto circolate all’inizio della seconda ondata non lasciano spazio a dubbi: dopo l’estate i mezzi pubblici, specie nelle grandi città, sono tornati a essere presi d’assalto, tanto che nell’ultimo Dpcm, quello del 3 novembre, la capienza dei mezzi del trasporto pubblico locale e del trasporto ferroviario regionale, a eccezione di quelli dedicati al trasporto scolastico, è stata di nuovo ridotta al 50%. Una percentuale di certo insufficiente a soddisfare le esigenze dei cittadini, anche se sempre più persone dopo la pandemia hanno deciso di evitare tram, bus e metropolitane per spostarsi con mezzi alternativi: come ha rivelato uno studio di Asstra, l’associazione che rappresenta le aziende di trasporto pubblico locale, con una capienza ridotta al 50% “si impedirebbe a circa 275mila persone al giorno di beneficiare del servizio di trasporto” e “le ulteriori limitazioni al servizio di Tpl obbligherebbero buona parte dell’utenza a fare ricorso alla mobilità privata per continuare ad effettuare i propri spostamenti”.

Il covid ha peggiorato situazioni già problematiche come quella di Roma, dove ad esempio, in base ai dati di Legambiente Lazio, negli ultimi 5 anni i mezzi sono diminuiti, è crollata la fiducia dei passeggeri, con il 23% in meno che sceglie di usare il trasporto pubblico locale, ed è ulteriormente aumentato il numero delle automobili, con 17mila vetture immatricolate in più tra il 2015 e 2019. Una situazione che, come denuncia il presidente dell’associazione Roberto Scacchi, è ancora più pericolosa alla luce della pandemia. “Le condizioni del trasporto pubblico sono disarmanti ed è chiarissimo che con questo peggioramento nella capitale si è impreparati a garantire il necessario distanziamento sui mezzi”.

E se i mezzi pubblici sono contingentati e la mobilità privata non è un’opzione praticabile per tutti, bisogna esplorare soluzioni alternative, come il carpooling o l’uso dei taxi, ovviamente a condizioni vantaggiose. La prima opzione prende in considerazione un servizio che utilizza tecnologie già attive e non richiede infrastrutture, e cioè l’uso di auto in condivisione per raggiungere il posto di lavoro. Una soluzione che si adatterebbe bene alle aziende che non hanno la possibilità di limitare gli spostamenti dei propri dipendenti o adottare soluzioni di smartworking: condividendo un’auto si evita infatti di sovraccaricare i mezzi pubblici e si abbassa il rischio contagio, oltre a risparmiare denaro e a limitare le emissioni nocive. Per l’emergenza covid la proposta di Jojob, società specializzata nel carpooling aziendale, è di creare “equipaggi” fissi per le auto condivise, con massimo due persone, sedute una davanti e una dietro e dotate di mascherina, con l’invito a sanificare con regolarità l’abitacolo. “Molte aziende, soprattutto quelle che si trovano nelle aree periferiche delle città come zone artigianali o industriali, non possono mettere in smartworking i loro dipendenti per portare avanti l’attività. I lavoratori, abituali utilizzatori del trasporto pubblico, se non si fidano a muoversi attraverso il tpl, non potrebbero che farlo in auto. Ma spesso accade che o non la posseggano, o per loro sia troppo dispendioso utilizzarla tutti i giorni”, afferma Gerard Albertengo, fondatore e ceo di Jojob. “Pensare a modalità idonee anche a dipendenti e pendolari che ogni giorno coprono lunghe distanze è sempre stato l’obiettivo della nostra piattaforma, e per far sì che possano recarsi in sicurezza nelle sedi di aziende situate nelle aree extraurbane abbiamo proposto un protocollo che è stato considerato valido da diversi medici e addetti ai lavori”.

E in una situazione così complessa anche il taxi può giocare un ruolo fondamentale per la mobilità: si tratta infatti di uno dei mezzi più sicuri, grazie ai divisori tra conducente e passeggero, al rischio di assembramenti praticamente pari a zero  e alla possibilità di pagare con app in modalità contactless. Inoltre, un utilizzo delle vetture per facilitare gli spostamenti dei lavoratori potrebbe sostenere la ripresa di un settore che è stato colpito duramente durante il lockdown e che fatica a ripartire. Nel decreto agosto il governo ha stanziato 35 milioni di euro per il cosiddetto bonus taxi, che consente a persone svantaggiate o con problemi di salute di ottenere un rimborso del 50% sul prezzo della corsa, per un massimo di 20 euro. E da parte sua l’app di prenotazione Wetaxi ha lanciato il programma Smart&Safe, che prevede la possibilità di avere sconti fino al 30% sul prezzo delle corse e un bonus da 10 e utilizzabile per ulteriori corse, agevolazioni cumulabili con il bonus governativo. “Il mondo taxi rappresenta una risorsa fondamentale in questo momento di nuove restrizioni”, osserva il ceo Massimiliano Curto. “Come Wetaxi ci stiamo impegnando a incentivare l’uso di questo mezzo di trasporto nei confronti di tutti coloro che devono spostarsi per motivi di lavoro e a favore delle fasce più deboli che hanno necessità di limitare al massimo contatti ravvicinati; siamo convinti che i taxi debbano essere sfruttati il più possibile così da scongiurare una crisi irreversibile del settore e garantire una mobilità sostenibile a tutti i livelli”.

2 commenti

  1. Ho la sensazione che le soluzioni proposte in questi mesi per risolvere la crisi Taxi vengano da persone che non hanno svolto questo mestiere neanche per un’ora. Es. Voucher cervellotici e App di condivisione taxi

  2. Piano ragazzi. Manteniamo i nervi saldi. Innanzitutto mi scuso con babbo e altri colleghi se con i miei sfoghi politici ho turbato la loro sensibilità. La situazione sanitaria sta precipitando, ogni giorno cambia tutto e non si sa nemmeno cosa succederà tra poche ore. Buttiamo la politica da parte, è ascoltiamo tutte le proposte. Ne va delle nostre vite, e di quelle dei nostri cari. È in gioco prima di tutto la salute di tutti noi. Marco scusami anche tu ma credo che questo messaggio vada dato. Da questo momento L unico nemico è questo bastardo invisibile. Un caro abbraccio a tutti voiiiiii.

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